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La scrittura nel servizio sociale: l'applicazione del diario narrativo come strumento per riflettere sulla professione

Narrare e descrivere l'esperienza

Esistono due metodi per rielaborare la propria esperienza: il metodo del narrare e il metodo del descrivere, i quali non devono essere visti come metodi alternativi, bensì come necessari e integrabili per l'elaborazione di una conoscenza adeguata. Il narrare è ciò che permette di dare senso alla vita e in questo modo comprendere ciò che accade, tenere memoria di ciò che è accaduto e poter prevedere ciò che accadrà. L'uomo narra per dare senso alle proprie e altrui vicende.
Questo meccanismo però non è senza conseguenze: da un lato il narratore percepisce di essere lui stesso, attraverso le proprie scelte, a costruire la narrazione, dall'altro lato però la narrazione ha una propria autonomia. I fatti e gli stati d'animo che accompagnano gli stessi precedono l'atto di raccontare e sono essi che lo orientano. C'è il rischio che la narrazione degli atti prenda il sopravvento sugli atti stessi, determinando sia la percezione che gli atti che non riescono a collocarsi in una storia siano di per sé insignificanti, sia la sensazione che sia la storia a modellare la vita anziché la vita a esprimersi in modelli offerti dalle storie. Il ricorso a schemi narrativi per ricostruire il percorso formativo effettuato fa sì che i dati oggettivamente forniti dall'esperienza vengano reinterpretati a livello soggettivo e investiti di un significato derivante dai vissuti personali( motivazioni, intenzioni, desideri, emozioni, e così via).
Aumentare la consapevolezza di tale meccanismo, tramite la narrazione dell'evento, significa comprendere meglio il proprio modo di apprendere e gli elementi che lo influenzano. La descrizione, invece, analizza il modo in cui un certo fenomeno si manifesta nell'esperienza della coscienza; consente quindi di tratteggiare il modo in cui si elabora la conoscenza della realtà. Il ‘conoscere' in questo particolare modo prevede che si rivolga lo sguardo a un fenomeno mantenendo l'attenzione concentrata su di esso per raccogliere quanti più dati possibile per poter risalire alla struttura emergente del fenomeno stesso, fissando poi con parole adeguate i dati raccolti, intendendo come dato solo ciò che si è imposto con evidenza. Per dare valenza scientifica alla descrizione del fenomeno è necessario applicare il ‘principio di fedeltà al fenomeno'. Tale principio chiede di descrivere il dato "come esso si dà": una descrizione valida, dunque, è quella che si attiene ai dati che appaiono e li esprime con significati ad essi conformi. Per rendere operativo il principio di fedeltà è necessario assumere come criteri guida altri due principi: il principio di evidenza e il principio di trascendenza.
Il principio di evidenza chiede che il processo d'indagine si muova solo nelle direzioni suggerite dai fenomeni nel modo del loro apparire; il principio di trascendenza suggerisce invece di cercare nei dati non visibili dei fenomeni seguendo gli indizi suggeriti dai dati evidenti.
Nonostante quanto detto rimane difficile pervenire a una descrizione fedele del fenomeno, perché l'atteggiamento mentale naturale non è quello di agire atti cognitivi privi di filtri, ma di avvicinare il fenomeno con uno sguardo pieno di conoscenze, opinioni, teorie già presenti nella mente. Ciò che è essenziale ai fini di un possibile cambiamento del proprio sguardo è la possibilità di confrontarsi con altre visioni delle cose. Una buona scrittura esperienziale è quella che si realizza utilizzando entrambi i metodi sopraccitati. Per ottenere una scrittura piena di realtà si deve descrivere in modo preciso la situazione che ha provocato la necessità di riflessione, soffermandosi sulle azioni compiute risalendo ai pensieri che hanno orientato tali azioni. Successivamente si può procedere con la narrazione del vissuto emotivo e con la descrizione delle emozioni che hanno accompagnato l'agire e le implicazioni che esse hanno avuto. Da ciò può partire il racconto del flusso di eventi accaduti a seguito delle iniziative prese accompagnato dalla descrizione degli esiti ottenuti. Attraverso questo processo il materiale ricercato consente alla mente di ritornare più volte sui dati per andare in profondità nell'analisi delle questioni spingendo il soggetto di tornare alle radici del proprio pensare ed agire.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La scrittura nel servizio sociale: l'applicazione del diario narrativo come strumento per riflettere sulla professione

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Informazioni tesi

  Autore: Monica Monsini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze del servizio sociale
  Relatore: Vincenzo Alastra
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 61

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