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Il gruppo mafioso e l'individuo all'interno di esso

L'organizzazione Cosa Nostra oggi

Cosa Nostra ha sempre avuto, nel corso della sue evoluzione, un grande bisogno di rapporti, complicità e collaborazioni con l'esterno, con le istituzioni e lo Stato per riprodursi e crescere nel tempo e nello spazio: senza la fitta rete relazionale che è stata capace di tessere la mafia non avrebbe la forza e il potere che le viene riconosciuto. Ad esempio negli anni '80, Cosa Nostra sfrutta le risorse e le competenze di cui è in possesso, le relazioni con soggetti appartenenti alle pubbliche istruzioni, riesce, circoscrivendo lo spazio occupato da politici, imprenditori e funzionali statali, ad entrare nella gestione dei grandi appalti ottenendo il controllo delle gare. L'obiettivo era quello di garantire una "rotazione programmata" con la quale le imprese avrebbero ottenuto la certezza di ottenere l'assegnazione dei lavori a rotazione pagando una percentuale. Meccanismo, questo, attuato dalla popolazione a anche grazie al consenso dei politici responsabili della burocrazia amministrativa che, in cambio del loro silenzio, ricevono una tangente. Ed è sempre negli stessi anni '80 che Cosa Nostra riesce ad entrare in Borsa divenendo un interlocutore rilevante per gruppi imprenditoriali e finanziari, intessendo un rapporto di reciproca convivenza. Si viene quindi a definire uno scenario composto da fitte collaborazioni tra organizzazione mafiosa e forza politica, tanto da spingere alcuni uomini di partito ad acquisire "pacchetti "di consensi elettorali che gli vengono offerti (Lauro, 1995).
Cosa Nostra si evolve, gestisce i traffici degli immigrati clandestini, sfrutta la povertà per praticare il lavoro in nero, coordina il traffico degli organi, la gestione degli investimenti pubblici e gli appalti alla sanità, fino ad arrivare a quella da sempre ritenuta la fonte principale delle entrate di Cosa Nostra, la droga e, successivamente, la gestione dei rifiuti.
Lo Stato è sempre stato consapevole degli illeciti della mafia, ma non è mai intervenuto in maniera eclatante e prorompente per contenerli; dimostrazione ne è la facilità con cui Cosa Nostra impone tangenti agli imprenditori che realizzano attività private, la scelta forzata di acquistare forniture o di assumere personale solo tra quelli "segnalati” dalle famiglie mafiose dei territori competenti e, ancora, la presenza del reato di "concorso esterno in associazione mafiosa” che si diffonde in diverse categorie professionali e di appartenenza, che fornendo il loro contributo anche solo mediante un unico intervento, contribuiscono a garantire l'espansione del gruppo criminale anche se solo limitatamente ad un settore di attività. Lo Stato si è proposto più volte incapace di tutelare i cittadini e le stesse leggi che spesso vengono percepite come ingiuste. Ciò ha contribuito a sviluppare un'immagine di Stato non all'altezza di vincere la guerra con l'anti-Stato: incapace non solo di garantire sicurezza e giustizia a tutta la popolazione, ma anche di proporre un'identità alternativa e altrettanto forte, all'io mafioso. (Lauro, 1995) Lo scenario che si propone alla società oggi è quello di uno Stato più impegnato nella lotta alla mafia, probabilmente stanco di essere accusato e designato come collaborante e in relazione con le organizzazioni criminali.
Da più voci nascono gli interrogativi inerenti le strategie in atto in Cosa Nostra, anche in conseguenza ai grandi arresti avvenuti negli ultimi anni. Curzio Maltese (2008), giornalista e scrittore italiano, si fa ambasciatore di questi dubbi, sostenendo come si assista ad un rovesciamento del rapporto tra guardie e ladri davanti all'opinione pubblica.
"L'abilità del potere di controllare i media è riuscito nell'impresa più spettacolare ed impensabile fino a pochi anni fa. Quella di rovesciare il rapporto tra guardie e ladri davanti all'opinione pubblica, di negare la criminalità delle classi dirigenti attraverso il suo esatto contrario:la questione giudiziaria, l'eccesso di protagonismo delle procure. Qualcuno potrebbe ora obiettare: e gli arresti di Riina, Provenzano, Lo Piccolo, le retate ai capi della ‘ndrangheta in Calabria, le condanne esemplari ai Casalesi? Successi importanti,ma ottenuti soltanto contro i capi militari, colonnelli e generali di un esercito i cui comandanti di capo risiedono in Parlamento, nei consigli di amministrazione aziendali ,alla guida di banche e scendendo nel territorio delle Asl negli enti locali, nelle sezioni di partito” (La Repubblica, 1 luglio 2008, pag.40).
Nell'attuale momento storico la sostanza delle attività della mafia è il più delle volte nascosta nelle pieghe di transazioni in apparenza legittime o semi-legittime, nei meccanismi del mercato e addirittura della democrazia rappresentativa, diventa quindi ancor più urgente indagarne in profondità le radici e l'evoluzione storico-culturale, la funzione sociale ed economica, in modo tale da affiancare ad una paziente ed approfondita verifica dei metodi operativi dei canali di arricchimento e dei sistemi di gestione delle risorse, una durevole (e ben più incisiva) azione di contenimento e di progressiva erosione degli spazi occupati dalle multiformi attività di sostegno e di agevolazione per rendere certo l'esito di un irreversibile declino del fenomeno mafioso (Fiandanca e Costantini, 1994).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il gruppo mafioso e l'individuo all'interno di esso

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Siracusa
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Parma
  Facoltà: Psicologia
  Corso: SCIENZE DEL COMPORTAMENTO E DELLE RELAZIONI INTERPERSONALI E SOCIALI
  Relatore: Tiziana Mancini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 55

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Parole chiave

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