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Il codice etico del rischio finanziario

Esternalizzazione del rischio e ingegneria finanziaria

La valutazione del rischio finanziario permette di quantificare l’esposizione al rischio di un’impresa negli scenari futuri, e soprattutto serve per implementare le strategie di mitigazione del rischio, attuabili solitamente con strumenti finanziari molto sofisticati e innovativi, a cui sarà dedicata la parte finale di tale capitolo, dove si cercherà di analizzare come sia possibile esternalizzare tale rischio, e se le metodologie moderne utilizzate seguono più o meno parametri etici.
Per un soggetto investitore o un’impresa, il rischio finanziario è tanto più rilevante quanto più elevato è il grado di probabilità di manifestazione del rischio in esame sull’investimento del soggetto o sul tessuto connettivo dell’impresa, costituito dai tre assetti che la formano ossia assetto proprietario, assetto imprenditoriale e sistema operativo: se la probabilità di manifestazione del rischio è alta, il soggetto economico che intraprende tale rischio deve limitare l’impatto che esso è in grado di generare, e ciò si traduce nell’implementazione di una strategia morale da parte del soggetto.
Ecco che i due elementi che assumono valore nella valutazione del rischio di un’impresa sono innanzitutto l’esistenza di un evento che può condurre danni e quindi perdite all’investimento messo in essere dal soggetto o all’impresa, e in secondo luogo l’esposizione dell’investitore o dell’impresa al rischio finanziario in esame. Tale rischio si manifesterà in modo differente a seconda delle caratteristiche dell’investimento posto in essere dal soggetto, o dalle specifiche economiche, patrimoniali e finanziarie dell’impresa.
È doveroso sottolineare che esistono varie tipologie di rischio, solitamente riconducibili al rischio operativo d’impresa; il rischio di credito relativo alle controparti dell’azienda; e infine i rischi finanziari.
Nella nostra analisi ci focalizziamo sui rischi finanziari, più nello specifico intendiamo distinguere molteplici categorie di rischio finanziario, riferendoci all’incertezza relativa al valore di qualsivoglia attività finanziaria provocata da una variazione inattesa nei fattori di mercato. Tali fattori rappresentano tutte le variabili finanziarie che caratterizzano il mercato finanziario.
Intendiamo analizzare la strategia di copertura di tali rischi finanziari attuabile da parte dell’assetto imprenditoriale dell’impresa, ma anche da parte del piccolo risparmiatore, entrambi i quali devono attuare un efficace ed etico governo delle varie tipologie di rischio finanziario in modo da evitare che la manifestazione di esso scaturisca danni all’esterno.
La prima tipologia di rischio finanziario è relativa al rischio di tasso, collegato all’andamento dei tassi d’interesse. Tale rischio è associato solitamente a investimenti in titoli obbligazionari, sia da parte dell’investitore che dell’impresa oggetto di analisi. Esemplificando, se il soggetto investe in un titolo obbligazionario a cedola fissa e il mercato registra un incremento inatteso dei tassi, si avrà il cosiddetto rischio di Fair Value, in quanto il costo opportunità del mercato ha registrato un aumento mentre il valore della cedola riconosciuta dal titolo obbligazionario è immutato.
Un altro esempio è relativo al rischio di Cash Flow, a cui spesso molte imprese sono sottoposte: un incremento dei tassi d’interesse può determinare un aumento nel costo del servizio del debito, e quindi un disequilibrio tra flussi monetari in entrata (cash in-flows) e flussi monetari in uscita (cash out-flows).
Solitamente per neutralizzare gli effetti della variazione dei tassi d’interesse, si fa riferimento all’immunizzazione finanziaria: un titolo risulterà immunizzato se il possessore vendendolo sarà immune alle conseguenze di variazioni sfavorevoli dei tassi.
La seconda tipologia di rischio finanziario è relativa al rischio di cambio, relativo alla possibilità di subire una perdita economica in seguito a un apprezzamento o deprezzamento del tasso di cambio delle attività dell’impresa o dell’investitore.
Nello specifico, ci riferiamo all’import cash flow, ossia il rischio concernente l’apprezzamento inatteso della valuta estera rispetto alla valuta domestica, da cui scaturisce un incremento del costo per l’impresa.
In secondo luogo ci riferiamo allo speculare export cash flow, ossia il rischio riguardante il deprezzamento della valuta estera rispetto a quella domestica, che implica una riduzione dei ricavi dell’impresa.
La terza tipologia di rischio finanziario riguarda il rischio collegato all’oscillazione dei prezzi azionari, relativo alla possibilità di realizzare perdite in investimenti azionari, i cui prezzi sono soggetti a logiche di mercato molto imprevedibili. Soprattutto in riferimento ai piccoli risparmiatori, il rischio collegato ad azioni negoziate sui mercati regolamentati e non, sta divenendo sempre più incontrollabile, e ciò è dovuto principalmente alla presenza di speculazione da parte di grandi investitori i quali, movimentando ingenti quantità di azioni di un determinato titolo, hanno la facoltà di deciderne l’andamento: ben si comprende quanto tale pratica sia totalmente scollegata dalla logica di prezzo di mercato, che dovrebbe esprimere nella maniera più trasparente possibile il valore che il mercato attribuisce al titolo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il codice etico del rischio finanziario

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Informazioni tesi

  Autore: Lamberto Zollo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Economia
  Corso: Finanza
  Relatore: Cristiano  Ciappei
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 148

FAQ

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