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La riforma degli assetti della contrattazione collettiva

Ambito e tipo di efficacia soggettiva del contratto collettivo di diritto comune

Si è detto che il contratto collettivo di diritto comune dispiega efficacia solo ed esclusivamente nei confronti degli iscritti alle associazioni sindacali stipulanti. Ciò significa che, in assenza di diversa previsione statutaria, l’iscrizione all’associazione implica un mandato ad essa per la stipulazione di contratti collettivi aventi efficacia diretta nella sfera giuridica del singolo aderente51, e tale mandato è stato tradizionalmente ricondotto nell’ambito della rappresentanza volontaria. Si è detto altresì che gli effetti del contratto collettivo si realizzano anche per i lavoratori che, pur non essendo iscritti, vi abbiano aderito anche solo implicitamente53. E’ il caso di un espresso rinvio al contratto collettivo contenuto nella lettera di assunzione sottoscritta dal lavoratore, o del recepimento implicito attraverso un comportamento concludente che può desumersi da una costante e prolungata applicazione da parte del datore delle norme del contratto collettivo. E’ utile osservare che in un lungo arco temporale, sia da parte della giurisprudenza che della legislazione, sono stati effettuati vari interventi intesi ad estendere direttamente o indirettamente l’ambito di applicabilità del contratto collettivo, oltre la cerchia degli iscritti alle associazioni sindacali stipulanti.
Tra gli interventi giurisprudenziali si possono ricordare:
a) il già citato orientamento che ritiene pacifica l’applicazione del contratto collettivo per i non iscritti che via abbiano aderito espressamente o tacitamente, e cioè ogniqualvolta il contratto individuale rinvii materialmente o formalmente alla contrattazione collettiva, o quando invece sia stato il datore a darvi applicazione costante, spontanea e uniforme.
b) la tesi, consolidata a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso, che utilizza i minimi retributivi fissati dai contratti collettivi come parametri di riferimento per verificare la conformità della retribuzione – stabilita dalle parti nel contratto individuale – ai criteri previsti dall’art. 36 della Costituzione. Qui la dottrina ha voluto intendere che le eventuali pattuizioni che deroghino in pejus a questi parametri retributivi sono da considerarsi nulle per contrasto con la norma costituzionale, cosicché la nullità delle clausole retributive pattuite va equiparata all’ipotesi di assenza di accordo tra le parti sul punto. La retribuzione, ai sensi dell’art. 2099 c.c., deve allora essere determinata in via equitativa del giudice, che naturalmente non sarà vincolato ai minimi tariffari dei contratti collettivi ma vi farà di norma riferimento per orientarsi nella decisione. In mancanza di un corrispondente contratto collettivo di categoria, il giudice potrà fare riferimento a contratti di categorie affini, e potrà allo stesso modo prendere in considerazione anche gli importi previsti da contratti collettivi locali o aziendali.
c) l’orientamento che considera esistente una sorta di presunzione di iscrizione delle parti alle associazioni sindacali, per cui il datore interessato ha l’onere di eccepire (la prova spetta alla controparte) la mancata adesione al sindacato stipulante il contratto collettivo. Anche la legislazione è intervenuta a più riprese per estendere, in via diretta o indiretta, l’efficacia del contratto collettivo di diritto comune.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La riforma degli assetti della contrattazione collettiva

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Informazioni tesi

  Autore: Gabriele Cartasegna
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Antonella Occhino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 147

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