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Il bias spaziale e l'attribuzione di causa: uno studio sulle differenze di genere

Spatial agency bias e gli stereotipi sociali

Nel precedente paragrafo sono state prese in esame le origini dello spatial agency bias e la cultura, rappresentata in questo caso dalle abitudini linguistiche di scrittura e lettura, è stata identificata come la principale fonte di influenza di questo fenomeno.
Anche per quanto riguarda la funzione svolta dal bias, troviamo, nell’ipotesi di Chatterjee, una spiegazione di tipo sociale: il diverso posizionamento, nello spazio orizzontale circostante, serve a differenziare i soggetti in base alla loro agency, cioè alla capacità di azione sull’ambiente e sugli altri. L’attributo dell’agency si pone, in questo caso, come forte caratteristica discriminante tra i soggetti e, come hanno messo in evidenza altri autori è un elemento chiave per la stereotipizzazione sociale. Se possiamo accettare un modello bidimensionale dei gruppi sociali, dove le caratteristiche dell'agency e della communion, sua controparte, sono gli attributi salienti, (Abele & Wojciszke, 2007) possiamo allora immaginare un mondo dove la posizione nello spazio serve a categorizzare gli stimoli sociali lungo questo continuum (vedi Suitner & McManus, in press).
Già nelle osservazioni sui ritratti artistici si era visto come il bias spaziale variasse a seconda del gruppo sociale rappresentato; la differenza più consistente si è manifestata per il genere, dove i maschi vengono rappresentati con un maggior orientamento a destra rispetto alle femmine, poiché detengono lo stereotipo del gruppo agentic (Grusser, Selke e Zynda, 1988). Notoriamente i soggetti maschi venivano percepiti più attivi rispetto alle donne, soprattutto nei secoli passati, ma c'è un ulteriore fattore che potrebbe essere intervenuto in questa differente rappresentazione. Più si torna indietro nel tempo, più il mondo artistico è dominato dalla presenza di pittori uomini; il bias spaziale, presente nei dipinti, potrebbe essere dovuto, in questo caso, ad una visione del mondo “al maschile”. Una recente ricerca (Suitner & Maass, 2007) ha voluto indagare la percezione delle pittrici nella rappresentazione del loro ingroup femminile e della loro controparte maschile. I risultati hanno mostrato come le pittrici preferiscano generalmente un orientamento verso destra per i ritratti (58% del totale dei dipinti); esse, inoltre, dipingono i soggetti femminili in posizione agentic più frequentemente rispetto ai pittori maschi (70% orientamento a destra per le pittrici e 77% orientamento a sinistra per i pittori), mentre per i soggetti uomini non c'è una differenza rilevante. In generale, in base alla teoria dell'agency, possiamo dire che gli uomini mantengono una più netta stereotipizzazione dei ruoli maschili e femminili, con le donne viste in maniera più passiva.
Questa ricerca ha messo in luce anche l'evoluzione del bias nel tempo, con una progressiva convergenza dei due gruppi verso uno stesso valore; addirittura le autrici hanno trovato un'inversione di tendenza dopo il 1848, con le donne dipinte con un maggiore orientamento verso destra (57%) e gli uomini dipinti con un orientamento a sinistra (53%). Questi risultati suggeriscono un cambiamento degli stereotipi dei due gruppi e una progressiva parificazione fra uomini e donne.
Per capire meglio la relazione tra il genere e l'attribuzione di agency Maass e collaboratori (Maass, Suitner, Favaretto & Cignacchi, 2009) hanno condotto degli studi sulla rappresentazione di uomini e donne nello spazio. Il primo studio si è focalizzato sulle rappresentazioni di copie uomo-donna in opere artistiche caratteristiche della moderna cultura occidentale, come gli Addams, i Flinstones e i Simpsons. Nelle diverse coppie i soggetti maschili incarnano in misura differente lo stereotipo sociale dell’uomo, variando, pertanto, anche le attribuzioni di agency. I risultati hanno evidenziato che il posizionamento a sinistra dell'uomo si manifesta solamente quando esso rappresenta la figura stereotipica.
Un secondo studio ha preso in esame le rappresentazioni di gruppi maschili e femminili di quaranta partecipanti (20 uomini e 20 donne). Alle persone è stato chiesto di disegnare delle scene in cui un team di donne e uno di uomini si sfidavano in competizioni sportive (pallavolo o tennistavolo) o intellettuali (dama o gioco a carte); i partecipanti sceglievano quale gruppo porre a destra e quale a sinistra. Essi, inoltre, compilarono un questionario relativo alla percezione dell'agency rispettivamente di uomini e donne. I risultati mostrarono come non ci fosse una generale tendenza a posizionare gli uomini sulla sinistra, ma questo effetto fosse mediato dalla percezione dell'agency attribuita ai diversi gruppi. Infatti, coloro che percepivano gli uomini come il gruppo più agentic erano più propensi a posizionarli a sinistra mentre il contrario avveniva per coloro che percepivano il gruppo femminile come maggiormente agentic.
Questi risultati mostrano, pertanto, come le differenze di genere, per lo spatial agency bias, siano correlate con le attribuzioni personali di agency ai diversi gruppi.
Nell'odierna società occidentale, la progressiva parificazione dei sessi sta livellando le differenze di genere e anche l'uguaglianza del bias può essere una prova a favore di questa evoluzione.
Per quel che riguarda altre differenze sociali salienti, come lo status o l'età, non ci sono risultati sperimentali consistenti. Per le differenze di età, la ricerca di Suitner e Maass (2007) ha trovato una relazione curvilineare, con i soggetti di media età maggiormente orientati verso destra. Ciò va in direzione con l'ipotesi che l'agency sia in relazione alla potenza e al prestigio sociale raggiunto, piuttosto che alla forza fisica del soggetto; tuttavia questi risultati necessiteranno di ulteriori conferme sperimentali.
In definitiva, possiamo affermare che lo spatial agency bias è un fenomeno prevalentemente culturale, che influenza lo spazio sociale attraverso specifici significati simbolici. Questo bias è legato alla percezione e all'attribuzione della caratteristica di agency ai diversi attori e gruppi sociali; pertanto, affinché il fenomeno abbia luogo, questa differenziazione deve risultare saliente a chi si rappresenta la scena.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il bias spaziale e l'attribuzione di causa: uno studio sulle differenze di genere

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Informazioni tesi

  Autore: Susanna Timeo
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia del lavoro e delle organizzazioni
  Relatore: Anne Maass
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 54

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Parole chiave

spazio
giudizio
causalità
bias
stereotipi di genere
attribuzioni
embodiment

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