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Errori di apprendimento dall'italiano L1 allo spagnolo L2

Stabilire la priorità di correzione

Come non esiste un metodo didattico unico e globale per l’apprendimento, è così anche per quanto riguarda la correzione: non si può determinare in modo assoluto la rilevanza di un errore linguistico. Il peso degli errori è, dunque, un concetto relativo a tutta una serie di fattori che cercheremo ora di mettere in evidenza.

1. I bisogni comunicativi dell’apprendente.
Non esiste un unico tipo di apprendente, astratto e generico, che vuole impossessarsi di una lingua neutra, adatta a tutte le situazioni. Ognuno è spinto all’apprendimento di una lingua da bisogni concreti sui quali basa la motivazione, da cui dipende anche il maggiore o minore impegno a raggiungere un certo obiettivo.

Oltre alle caratteristiche individuali (l’età, la condizione socioeconomica, il livello di istruzione, gli stili cognitivi e in genere i fattori di natura affettiva ), variano i contesti di apprendimento (nel paese natale della lingua o estero), il modo in cui esso è sviluppato (apprendimento spontaneo o guidato) e soprattutto gli ambiti comunicativi in cui l’apprendente è sollecitato a usare la sua competenza (situazioni quotidiane di scambio con i nativi oppure ambiti professionali e di studio).

Ogni proposta di insegnamento deve essere perciò centrata sull’apprendente e i suoi bisogni e mantenere uno stretto contatto con la realtà linguistica extra – scolastica. È anche vero che la realtà quotidiana vede il confronto di una molteplicità di apprendenti, ma è possibile delineare alcuni profili generali, le cui caratteristiche comuni fanno emergere bisogni linguistici preminenti rispetto ad altri: per es. gli scopi e i contesti d’uso in cui esercita la competenza linguistica un immigrato straniero adulto, sono diversi da quelli di suo figlio inserito nel sistema scolastico spagnolo; chi studio lo spagnolo all’estero per motivi culturali ha esigenze differenti da chi, figlio di emigrati spagnoli, è spinto dal desiderio di riscoprire e mantenere le proprie radici.

2. L’età e la personalità.
La motivazione allo studio di una L2, lo stile di apprendimento, le situazioni comunicative in cui sono coinvolti, il modo di esprimersi variano molto secondo l’età degli apprendenti. Con i bambini è preferibile sviluppare attività di ascolto, proporre attività di drammatizzazione o gioco, sfruttare la loro naturale curiosità per portarli a scoprire la lingua senza far nascere la paura di sbagliare e annoiarli con inutili riflessioni grammaticali.

Gli adulti in genere hanno una loro teoria dell’apprendimento (mutuata da come hanno appreso la lingua materna) che li condiziona anche nella percezione dei propri errori: chi è stato abituato a dar peso agli aspetti formali della lingua prediligerà attività di riflessione linguistica e sarà meno sensibile agli aspetti pragmatici; chi invece ha una visione utilitaristica della lingua sarà meno portato a controllare le sue produzioni e a ragionare in termini metalinguistici.

Da ultimo, la maggiore disponibilità di tempo e risorse da dedicare allo sviluppo dei propri interessi, connessa con l’incremento delle occasioni di viaggio, fa aumentare il numero di apprendenti anziani, che compensano le difficoltà a recepire ed elaborare le informazioni con prontezza con il costante ricorso alla riflessione critica e la sensibilità a riscoprire il valore insito negli scambi comunicativi. Oltre all’età anche la personalità dell’apprendente è un valore a cui adeguare l’intervento correttivo: molti insegnanti pare si trovino costantemente nella situazione di correggere meno le formulazioni linguistiche di apprendenti timidi e impacciati, che parlano di rado e malvolentieri, e di intervenire in maniera più decisiva nei confronti di studenti estroversi, che parlano spesso e molte volte a casaccio.

3. Il livello di competenza.
Più si avanza nella competenza più complessi e sofisticati diventano i bisogni comunicativi. A livello di “sopravvivenza” l’esigenza primaria è quella di capire e farsi capire; invece, per motivi di studio o di lavoro, è richiesta una competenza più ampia e specifica, che includa anche varietà dello spagnolo L2.

Di regola, più si avanza nella competenza, maggiore è l’accuratezza richiesta sotto tutti gli aspetti, linguistico, pragmatico e socio – culturale. Perciò nei livelli principiante ed elementare è opportuno correggere poco, accettare errori locali di morfologia perché sono inevitabili e dare maggiore peso a errori, come quelli lessicali o pragmatici, che in genere bloccano o impediscono il passaggio della comunicazione. Invece, nei livelli intermedi e avanzati, la correzione deve essere più rigorosa, perché l’obiettivo non è più soltanto l’efficacia della comunicazione, ma anche la correttezza formale e l’appropriatezza sociolinguistica.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Errori di apprendimento dall'italiano L1 allo spagnolo L2

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Concetta Pacetta
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi della Calabria
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Mediazione Linguistica
  Relatore: Luciano Romito
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 87

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