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Una Finestra su Forster: Comparazione delle Traduzioni Italiane di ''A Room With a View''

La Fortuna di Forster in Italia

L'affermazione dell'opera di Forster in Italia non si discosta affatto dalla diffusione che ebbe in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, anzi riconferma in misura maggiore la lentezza e la difficoltà con cui lo scrittore riuscì a penetrare l'interesse dell'editoria e della critica specialistica nostrana. Ce lo ricorda il professor Gabriele Baldini sulle colonne de Il Messaggero:
"C'è da meravigliarsi dell'ostinazione con cui s'è seguitato per decenni a voler ignorare da parte degli editori italiani – pur sempre così intraprendenti – uno dei maggiori narratori inglesi contemporanei e senza dubbio, il maggior romanziere inglese vivente […] Alcuni editori che mi conoscono, quando mi incontrano mi chiedono consigli sui libri recenti inglesi da pubblicare. Per molti anni ho insistito: prima fate Forster, poi se ne parlerà. Ma nessuno, né quelli di Torino, né quelli di Milano, né quelli di Firenze, m'ha mai voluto dare, per quanto a Forster, il minimo ascolto. Tanto che una volta che incontrai proprio lui, Forster, a Cambridge nel giardino di Peterhouse – era nel '49 – egli se ne rammaricò meco e non seppe far altro che attribuire quell'ostracismo al fatto che in qualche suo romanzo suonava un giudizio poco lusinghiero dell'Italia. A questo non avevo mai pensato […] e poi nel '45 e negli anni immediatamente seguenti, un ragionamento di quel genere, una scusa così arrampicata non avrebbero certo saputo trattenere un editore intelligente. Forse non si tratta poi di una “scusa così arrampicata”. Si prenda ad esempio un'introduzione a noi non troppo lontana di Camera con Vista, edizione Rizzoli (1986/a): il prefatore Guido Almansi, nel celebrare la superiorità dei primi romanzi di Forster, se la prende tuttavia con lo scrittore per una "mancanza di riguardo difficile da perdonare: non si penetra negli interni domestici di una casa forestiera senza chaperon. Nessun romanziere italiano si avventurerebbe oltre la soglia di una villetta suburbana nella periferia di Londra quando non ci sono ospiti e Mr e Mrs Smith sono soli l'uno con l'altra. Ma F. che in questo nonostante il suo anticolonialismo è altrettanto colonialista degli odiati amministratori anglo-indiani, entra villanamente nella casa di Aziz quando non ci sono gli inglesi intorno, nella casa di Gino a Monteriano abitata da soli italiani. «Ho piazzato Gino in modo deciso dentro la sua società... Ho cercato di individuarne chi erano i suoi parenti, la sua vita quotidiana, le sue abitudini, la sua casa, il suo modo di concepire la vita domestica» […] Ma come osa? Forster può raccontarci come Gino mangia gli spaghetti in presenza di un amico inglese, non come mangia gli spaghetti solo con la sua famiglia. Tutte le dichiarazioni d'amore per l'Italia egli italiani […] me lo rendono ancora più sospetto. Io non amo chi odia l'Italia, ma non amo nemmeno che ama l'Italia, perché il giusto sentimento è quel misto di attrazione e ripulsa che noi abbiamo per il nostro paese e che i migliori fra gli stranieri emigrati da noi condividono. L'entusiasmo di Forster rimane fatalmente turistico."
Entrando poi nello specifico del romanzo, Almansi non accetta come Forster si relazioni agli altri turisti inglesi e pecchi ancora di presunzione e mancanza di tatto verso i suoi simili: facendo pronunciare alla scrittrice Miss Lavish la battuta «sarò spietata col turista inglese», lo scrittore in realtà si insinua alle spalle del personaggio «e si dimostra spietato verso la spietata critica di quest'ultima contro il turista». Tale critica, dice Almansi, non può essere mossa da un alto turista «anche se più raffinato e più discreto».Infine, conclude descrivendo non generosamente la colonia inglese residente a Firenze, colpevole di essere peggiore degli “specimen” romanzeschi, una società di emigrati che si credono italofili, isolati dalla vita della città, che si frequentano incestuosamente e comandano in maniera dispotica su una popolazione di sudditi composta esclusivamente dei loro giardinieri.
Alle dure parole di Almansi circa la comunità inglese di Firenze possiamo accostare quelle di Giuliana Artom Treves, apparse nel suo intervento “Come Firenze diventò Florence” al convegno Inghilterra e Italia nel 900, tenutosi a Bagni di Lucca nel 1972. La Artom Treves imputa a tale isolamento del “tardo anglo-fiorentinismo”14 non solo o non proprio una antipatia per gli italiani, ma addirittura diffidenza e repulsione per i propri connazionali, e cita opportunamente Aldous Huxley, il quale, scrivendo una lettera al padre da Firenze nel 1921, non poté trattenersi dal confessargli che il maggior problema della città fosse sapere come nascondersi, tanto era invasa da gente conosciuta o che voleva fare conoscenza.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Una Finestra su Forster: Comparazione delle Traduzioni Italiane di ''A Room With a View''

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Capecci
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lingue e Letterature Straniere
  Relatore: John Denton
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 147

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