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Sigismondo Nardi, pittore di Porto San Giorgio. Le opere e le tecniche pittoriche.

La vita e l'attività artistica di Sigismondo Nardi

Grazie ai documenti citati nel capitolo precedente, è stato possibile ricostruire, nella maniera più completa possibile, la biografia dell'artista e lo sviluppo della sua attività.
Sigismondo Nardi nacque il 24 marzo 1866 a Porto San Giorgio, da genitori di umili condizioni. Il padre, Giorgio, era sagrestano nella chiesa parrocchiale mentre la madre, Luigia Amici, si occupava della casa e di piccoli lavori di cucito. Dopo la scuola, Sigismondo era solito trascorrere il suo tempo aiutando il padre a riordinare la chiesa, o a realizzare piccole statuine in creta, da vendere alla Fiera per la festa del Patrono. La sua inclinazione al disegno e allo studio della figura fu scoperta dal maestro elementare Toni ed affinata a Fermo, presso il Brandimarte. Molte volte, infatti, durante le lezioni, il Nardi era solito scarabocchiare intere pagine del suo quaderno con figure di uomini e animali, fiori e piante, vedute di paesaggio.
Grazie all'intervento dello zio, Francesco Amici, impiegato dello Stato Civile del Comune, il pittore poté portare avanti i suoi studi presso il professor Bruschi, all'Istituto d'Arte di Roma. In merito ai suoi rapidi progressi e alle qualità d'artista che dimostrava di possedere, gli furono affidati lavori importantissimi, come la decorazione di una cappella del Santuario di Loreto, accanto a Cesare Maccari, commissionatagli dal Sacconi; i lavori al Senato di Nardò, accanto allo stesso Maccari; e i lavori a Palazzo di Giustizia a Roma, dove lo colse la malattia, che l'obbligò a tornare all'aria salubre del suo paese natio.

Cesare Maccari, di origine senese, aveva completato i suoi studi, ponendo molta attenzione alle opere dei maestri del passato. Dopo gli iniziali saggi accademici di rievocazioni storiche o sacre, il Maccari si era dedicato alla realizzazione di monumentali cicli pittorici, come quello eseguito nella chiesa del Santo Sudario dei Savoiardi, a Roma. Da qui, ottenne importanti commissioni, come la decorazione del Palazzo del Quirinale o gli affreschi realizzati nel Palazzo del Senato della capitale. Dal 1888 al 1895, si dedicò alla sua impresa più impegnativa: gli affreschi per la cupola della Basilica di Loreto. L'abilità del Nardi come affreschista fece sì che il prof. Mariani lo chiamasse a lavorare nella Chiesa di Sant'Emidio di Ascoli Piceno e nella Chiesa delle Grazie di Teramo. Con le sue opere guadagnò la stima di grandi personaggi, come lo storico Cantalamessa, il prof. Patrizi, il direttore dell'Accademia di Buenos – Ayres Collevadino, l'ing. Paor, il Conte Zluna dell'Ordine di Malta, oltre a numerosi vescovi, prelati e rappresentanti della nobiltà del tempo.
Gran parte della sua produzione artistica può essere rintracciata in Trentino. Nel 1902, gli fu commissionato il primo importante incarico, la decorazione della Chiesa del Concilio a Trento, eseguita ad affresco. L'opera riuscì veramente superba, tanto da destare l'ammirazione di tutti e da valergli la citazione in un articolo, di autore anonimo, in cui si scrive:
" Il pittore Nardi da Portosangiorgio allievo del nostro Istituto di Belle Arti ha testè ultimato la decorazione di S. Maria del Concilio in Trento ottenendo col suo lavoro uno splendido trionfo artistico. I critici d'arte trovano nel riuscitissimo lavoro semplicità nella composizione, vivezza armoniosa e fusione nei colori, freschezza nell'esecuzione e paragonano l'opera del Marchigiano Pittore alle più rinomate dei migliori secoli della pittura. Lode all'Egregio Artista che onora le Marche e l'Italia."
A questo lavoro, ne seguirono altri: dipinti per la Cattedrale di Borgo Valsugana; affreschi nella Chiesa Parrocchiale di Santo Stefano a Revò, in Val di Non; grandi quadri storici nel tempio di Montagnaga Pinê; dipinti dell'abside decanale di Colavino, in Val del Sarco, dove il Nardi si trovava allo scoppio della prima guerra mondiale. In Abruzzo, realizzò parte della decorazione della Chiesa di Sant'Antonio e lavorò agli affreschi per la Chiesa di Santa Maria delle Grazi, entrambe a Teramo.

Nonostante i contratti marchigiani non gli avessero permesso di esprimere tutto il suo talento artistico, lavorò ancora nella sua regione: fu molto lodato dal Vescovo Apollonio Maggio per l'opera realizzata nella Chiesuola di Castorano. Nel 1922, eseguì un affresco nella Chiesa di San Gregorio Magno a Fermo ed una bellissima decorazione nella Chiesa di Magliano.
Ma l'opera più importante della sua attività marchigiana, sia per concezione che per esecuzione artistica, è sicuramente la decorazione della volta del teatro di Porto San Giorgio, commissionatagli nel 1912 dal Comitato Cittadino e terminata nel 1922, della quale sono conservati documenti nell'Archivio Comunale della stessa città.
L'artista realizzò anche numerosi progetti architettonici, disegni d'ogni genere, caricature, pastelli, acquerelli e ritratti ad olio, molti dei quali a carattere familiare.
Con il suo studio zelante si affermò valente professore; la sua intelligenza ed operosità avrebbero potuto garantirgli una discreta condizione patrimoniale, ma la fortuna gli fu avversa. La malattia lo accompagnò durante quasi tutti i suoi anni di lavoro, nonostante l'ammirazione suscitata ovunque dalle sue opere, e le moltissime collaborazioni con insigni professori.
Sposò Adele Ricci, appartenente alla famiglia dei Marchesi Ricci di Civitanova Marche, moglie esemplare ed affezionata, che riversava sull'artista tutte le sue premure e lo seguiva ovunque, confortandolo ed incoraggiandolo a non disperare per la propria salute.

Purtroppo, nell'estate del 1924, la malattia si aggravò, minando ancor più intensamente la sua fragile esistenza. A stento riuscì a tornare nel suo paese, per godersi, dalla sua casa, la vista del mare, che riprodusse più volte in scene incantevoli e in bozzetti, con il ritorno delle lancette a vele spiegate, ansiosamente attese sulla riva dalle mogli e dai figli dei pescatori.
In autunno, le sue condizioni fisiche lo costrinsero a letto; ormai prossimo alla fine, lottò con tutte le sue forze, sostenuto amorevolmente dalla moglie e dal vicino di casa Nando Basili.
Le sue ultime sofferenze furono alleviate dalle sapienti attenzioni del dottor Giovanni Basili. Sigismondo Nardi morì il 24 dicembre 1924.

Il Comune, per rendere omaggio alla memoria dell'artista scomparso, dispose che i funerali fossero a carico dell'Amministrazione e donò gratuitamente un loculo nel cimitero cittadino, con la lapide riportante l'epigrafe dettata dal dottor Rodolfo Emiliani, nella quale è commemorata la sua abilità nella pittura murale, diffusasi fin nel Trentino, cui dedicò tutta la vita, con intelletto e passione, senza mai trarne compensi venali: "Sigismondo Nardi. Nato a Portosangiorgio il XXIV Marzo MDCCCLXVI. Insigne nella pittura murale profuse per l'Italia fin ne le terre Trentine non per anco redente le opere belle dell'arte sua mobilissima cui tutta la vita dedicò con intelletto d'amore senza trarne onori e ricchezze per modestia ed onestà non comuni. Si spense nel paese natio dopo aver opposto al suo lungo opprimente malore una resistenza mirabilmente operosa il XXIV Dicembre MCMXXIV".
Fu anche realizzato un busto commemorativo, collocato oggi nei giardini della città, dal prof. Pasquale Cotechini, in occasione delle onoranze stabilite dalla città di Porto San Giorgio, per rendere omaggio alla figura dell'artista.
In seguito alla scomparsa del Nardi, sono stati raccolti, nello stesso opuscolo contenente gli articoli di Sposetti e dell'anonimo N. N., i ricordi, i giudizi e le impressioni sulla sua persona e sul suo operato, per celebrarne la memoria.
L'Emiliani ê profondamente colpito dalla scomparsa dell'artista, suo buono e caro amico, al quale lo accomunava una profonda affinità di gusti ed una quasi completa uniformità di intendimenti e di criteri estetici nel campo dell'arte e vuole ricordarlo come "insigne nella pittura murale", degno continuatore della grande tradizione italiana degli antichi maestri del "buon fresco", e profondo conoscitore di tutte le forme minori di pittura, imprescindibili dalla tecnica dell'affresco. Emiliani ribadisce anche l'ampia conoscenza che Nardi aveva dell'architettura, necessaria affinché l'opera decorativa sia armonizzata con l'insieme, e delle diverse iconografie di soggetti mitologici o sacri. Addirittura, afferma Emiliani, all'artista si potrebbe riferire il solenne precetto leonardesco, secondo cui l'ingegno del pittore sta nel rendere le cose in modo reale.
Giuseppe Pauri, pittore piceno contemporaneo al Nardi, lo ricorda come lavoratore indefesso ed instancabile, dalle trovate geniali nelle composizioni e dalle tendenze al puro classicismo.

Molto toccante è il contributo del prof. Gino Pieri, che racconta il suo primo incontro con il Nardi, nel teatro di Porto San Giorgio: ricorda, in particolare, l'esile figura avvolta nell'ampio camiciotto da lavoro, con il volto affilato dalla febbre e dalla fatica, ma con lo sguardo scintillante, nel quale si concentrava la vivacità di una fervida ed acuta intelligenza indagatrice. L'artista, che era ormai all'apogeo della sua attività e della sua maturità, lo guidò su per le impalcature, e gli mostrò gli affreschi, quasi terminati, nobile dono per la sua patria. Per molti anni il prof. Pieri non vide più il Nardi, anche a causa della guerra e del tumultuoso dopoguerra, fino all'agosto 1923, quando lo incontrò di nuovo nel suo studio. L'artista era come dolcemente assopito, di fronte al mare scintillante, ma la sua figura sembrava quasi spiritualizzata, come l'immagine di quei santi
che sembrano emergere dallo sfondo buio delle tele del '600, irradiati da una luce mistica.
Tutt'intorno, nella stanza, Pieri ricorda le opere e i bozzetti a carattere sacro, dipinti con originalità di disegno, con vivacità di espressione e con freschezza di colore, propri di un artista emancipato dalla secolare tradizione accademica.
Forse, dichiara il Pieri, anche il Nardi trovava, nelle grandi visioni della fede, l'appagamento di quella inconscia e potente aspirazione all'infinito, propria di un animo che si solleva, con la meditazione, dalla realtà empirica e mediocre della vita quotidiana. Fu questo il suo ultimo incontro con il pittore, che morì circa sei mesi dopo.

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Sigismondo Nardi, pittore di Porto San Giorgio. Le opere e le tecniche pittoriche.

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Informazioni tesi

  Autore: Cristina Settembri
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Macerata
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia e Conservazione dei Beni Culturali
  Relatore: Maria Grazia Albertini Ottolenghi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 229

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