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La procedura di infrazione tra i poteri della commissione e il ruolo della corte di giustizia (commento alla sentenza del 4 giugno 2009 causa c-109/08)

La controversia C-109/08: Commissione delle Comunità europee contro Grecia

In data 10 marzo 2008, la Commissione delle Comunità europee ha presentato di fronte alla Corte di giustizia europea un ricorso contro la Repubblica ellenica. Con tale ricorso, la Commissione ha chiesto l'accertamento dello stato di inadempienza in cui la Repubblica ellenica versava a causa del mancato rispetto dell'obbligo di esecuzione della precedente sentenza della Corte stessa datata 26 ottobre 2006, in merito alla causa C-65/05.

La mancata attuazione da parte dello Stato membro di una precedente sentenza con la quale era stata accertata la sussistenza di un inadempimento consente alla Commissione di poter chiedere l'applicazione di sanzioni pecuniarie. Nel caso in esame la Commissione, considerata la persistenza della condizione di inadempienza della Repubblica ellenica, ha richiesto la condanna al versamento sul conto «risorse proprie della Comunità europea», di una penalità pari a 31.798,80 euro per ogni giorno di ritardo nell'esecuzione della citata sentenza.

In accordo con quanto previsto dalla sentenza della Corte di giustizia del 12 luglio 2005 nella causa C-304/02, Commissione c. Francia che, come in precedenza riportato, prevede la possibilità del cumulo delle due sanzioni indicate dall'allora vigente art. 228 CE, la Commissione ha altresì richiesto il versamento di una somma forfettaria pari a 9.636 euro per ogni giorno di ritardo in aggiunta alla penalità su indicata dando luogo al cosiddetto cumulo delle sanzioni previste dall'art. 228 TCE.

Il contesto normativo in cui la controversia in oggetto ha avuto luogo vede l'emanazione della legge Greca n.3037/2002 che al suo art. 2, n.1, rubricato «Divieto di uso e di installazione di giochi», stabilisce che l'uso di giochi elettrici, elettromeccanici ed elettronici «compresi i computer, è vietato in generale nei luoghi pubblici, come gli alberghi, i bar, le sale di qualsiasi tipo di associazione dichiarata di pubblica utilità e in qualsiasi altro luogo pubblico o privato. È altresì vietata l’installazione di tali giochi».

L'art. 3 della stessa legge, rubricato «Imprese di prestazione di servizi Internet» evidenzia che «[l’]installazione e la gestione di computer in locali adibiti alla prestazione di servizi Internet non sono assoggettate al divieto di cui all’art. 2. Tuttavia, è vietato l’uso di giochi su tali computer, indipendentemente dal metodo impiegato». Inoltre il mancato rispetto di tali prescrizioni comporta per il contravventore l'applicazione di sanzioni penali e amministrative descritte rispettivamente negli artt. 4 e 5 della stessa legge.

La legge oggetto del ricorso fa tuttavia salve le disposizioni riguardanti i casinò. Nel 2002, a seguito dei numerosi reclami ricevuti in merito al divieto ora descritto, la Commissione aveva già esaminato la normativa nazionale. Avendone riscontrata l'incompatibilità con i principi del diritto comunitario la Commissione aveva proposto ricorso alla Corte che a sua volta, con sentenza dell'ottobre 2006, aveva dichiarato e statuito il mancato rispetto degli obblighi derivanti dagli artt. 28 CE, 43 CE e 49 CE, nonché dell'art.8 della direttiva 98/34.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La procedura di infrazione tra i poteri della commissione e il ruolo della corte di giustizia (commento alla sentenza del 4 giugno 2009 causa c-109/08)

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Informazioni tesi

  Autore: Fabio Melchiorre
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi dell'Insubria
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze giuridiche
  Relatore: Fabrizio Vismara
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 43

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