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Danza e avanguardie: una lettura iconografica sperimentale di «Danza Russa» di Van Doesburg e di «Broadway boogie woogie» di Mondrian

Mondrian e la danza

III. 1. Mondrian e la danza

Nel panorama degli artisti delle Avanguardie Mondrian ebbe un rapporto con la danza originale ed interessante poiché, a differenza di alcuni suoi colleghi, se si analizza la sua carriera, egli parve interessarsene meno incisivamente da un punto di vista prettamente teorico o figurativo ma sicuramente di più da un punto di vista pratico. La grande differenza rispetto ad altri artisti suoi contemporanei sta nel fatto che il nostro pittore amava ballare, come apprendiamo da alcune testimonianze che ci hanno trasmesso il suo rapporto diretto col ballo. Egli pur non essendo un vero e proprio ballerino ovviamente, si dilettava a danzare ed era pronto a difendere la dignità e l'importanza di questa attività anche incisivamente, come quando reagì in modo sconcertato al divieto di ballare il charleston imposto in Olanda, divieto da lui ritenuto bigotto e assurdo. Questa sua attività dilettantistica è tanto più sorprendente se si tiene conto che i balli da lui prediletti erano quelli riferibili alla musica jazz o ad altri balli moderni e dai ritmi elevati e se si pensa, come è già stato notato, che per il resto il carattere di Mondrian era molto più teso alla riflessione che al movimento o all'azione.
Questo rapporto diretto certamente si ripercuote sulla sua produzione sia teorica che artistica. Infatti quando si dedica alla danza da un punto di vista teorico, lo fa in una maniera in verità non molto incisiva, pur senza voler affermare che, poiché amava ballare, ritenesse sufficiente dimostrare solo con i fatti il suo interesse. La danza è presente nei suoi scritti, ma la sua rilevanza deve essere valutata a seconda delle prospettive con cui si analizza. Se ad esempio si confronta l'argomento con altre grandi questioni affrontate dal suo pensiero estetico neoplastico, ad esempio il ritmo, il paragone è assolutamente infausto per la danza che sembra quasi non esistere al confronto; se invece si parte dalla prospettiva che la danza, essendo un'arte a sé, ovviamente non poteva configurarsi come un elemento della neoplastica e non lo era, ma semmai poteva inglobarne degli spunti e "trasformarsi" in senso neoplastico, allora vediamo che in più occasioni essa viene citata e se ne loda l'importanza.
Del resto per un pittore appartenente al neoplasticismo, anzi per il pittore neoplastico per eccellenza se vogliamo, il vero teorico e colui che per primo ne aveva fissato i principi, non deve certo stupire che vi fosse un interesse proteso anche verso altre arti e comunque diretto alle manifestazioni umane in genere, stante che l'ambito di intervento della neoplastica, almeno nelle sue aspirazioni originarie, era la vita tutta e non solo l'arte. Infatti fra gli artisti afferenti alla rivista "De Stijl" le manifestazioni non necessariamente figurative riguardanti la danza non furono indifferenti.
Interesse certamente più marcato, a livello teorico, Mondrian lo mostrò nei confronti della musica. Questo interesse, che non è di nostra diretta competenza, viene da noi qui citato perché permette un costruttivo confronto con i suoi metodi di approccio. Alla musica infatti egli dedica specificatamente dei saggi, nei quali sostiene come fosse importante che anche la musica partecipasse al rinnovamento neoplastico della vita accogliendo dei cambiamenti nelle sue strutture tali da distruggere le vecchie melodie simmetriche per dar spazio alle nuove armonie, compito che in qualche modo timidamente veniva intrapreso dal jazz, da cui egli si sentiva infatti molto attratto. A fronte di questo diretto intervento teorico, che ha per altro anche interessato molto la critica, e che rispecchia anche una tendenza più vasta diffusa fra altri artisti delle Avanguardie, va ricordato tuttavia che Mondrian non era un musicista e non suonava alcuno strumento. Un interesse teorico dunque il suo, non supportato da alcuna attività pratica nemmeno dilettantistica, l'esatto opposto di ciò che avvenne con la danza.
Inteso che alla danza Mondrian non riservò spazi di speculazione teorica bisognerebbe adesso capire un po' meglio, all'interno dello sterminato mondo della danza, cosa lo interessasse maggiormente. Poiché sostenere che al pittore interessasse la danza semplicemente in quanto tale è nel caso di Mondrian un'affermazione problematica in quanto, secondo i principi neoplastici, così come per la musica, egli non fu attratto da ogni tipo di danza ma solo da quei tipi che giudicò più corretti da un punto di vista neoplastico. Ed infatti, nella lotta contro le sterili simmetrie assolute di qualsiasi manifestazione artistica, ed a favore del movimento sviluppato sulla retta, Mondrian ritiene che la danza classica o quei balli di coppia basati su una corrispondenza troppo rigida o su movimenti circolari, come il valzer, siano da superare e propende invece verso i balli moderni, energici, dinamici e non basati su simmetrie dogmatiche ma semmai sull'equilibrio. È sulla linea della stilizzazione che egli legge ad esempio i balli moderni:

"Si può notare la […] stilizzazione nei balli moderni (step, boston, tango, ecc.); mentre le vecchie danze seguivano una linea rotonda (valzer, ecc.); oggi ad essi si sostituisce una linea retta, nella quale ogni movimento è immediatamente bilanciato da un contromovimento, indice di una ricerca di equilibrio".

Interessante l'insistenza sulla linea retta nel ballo. Si potrebbe riflettere sul fatto che se fosse stato vivo oggi Mondrian avrebbe forse accolto con favore gli sviluppi della danza stile contemporaneo e forse guardato con molto curiosità ad alcune categorie dell'hip hop come il "popping" o ancor meglio il "tutting".
Ad ogni modo, coerentemente con la sua visione, è a questa tipologia di balli a lui contemporanei che si dedicherà e soprattutto che prenderà come riferimento allorquando si troverà a comporre opere pittoriche ispirate alla danza. A tal proposito interessanti le parole di Finizio:

"[…] in Mondrian c'era un trasporto al ritmo musicale del ballo moderno. Ma per quanto queste attenzioni appaiano mediate attraverso lo spettro generale della musica, molto più direttamente lo hanno coinvolto tramite l'esperienza corporea, propriocettiva, del ballo. Questo per dire che in Mondrian c'era un trasporto al ritmo musicale del ballo che certamente ebbe risonanza interiore nel tramutarsi in immagine. Col rivivere e trasferire cioè nei rapporti d'immagine, sui suggerimenti visivi di riduzione al piano, i ritmi musicali dei passi del ballo, quale unità ritmica fra io e corpo, quale sentito impulso di quell'"inconscio universale" agente in noi e traducentesi nell'unità elementare delle forme astratte neoplastiche. Quale sublimata resa d'immagine eidetico-empirica, ma appunto vissuta e generata da un partecipato, auscultato, ritmo vitale […]".

Questo brano è tratto dalla tesi:

Danza e avanguardie: una lettura iconografica sperimentale di «Danza Russa» di Van Doesburg e di «Broadway boogie woogie» di Mondrian

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppe Marco Marletta
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Urbino
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia dell'arte
  Relatore: Monica Grasso
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 142

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