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Giornalismo e conflitti armati dalla guerra fredda all'11 settembre 2001. Le esperienze di Tiziano Terzani e Oriana Fallaci

Due fiorentini davanti alle tragedie del secondo Novecento e del XXI secolo

Confrontare gli articoli e le riflessioni sulle guerre in Vietnam e quella in Afghanistan del 2001-2002 di due personalità così complesse come Oriana Fallaci e Tiziano Terzani permette di cogliere differenze di approccio assai evidenti ma anche punti di contatto non trascurabili. Certo, una prima spaccatura tra i due emerge già dal loro particolare modo di essere fiorentini e toscani, passionale per la Fallaci, semplice e colma di rimpianti per la città che fu da parte di Terzani.

Nei libri e nelle riflessioni di Oriana Fallaci non mancano mai, infatti, riferimenti e citazioni, veri e propri messaggi d’amore per la Firenze dei grandi artisti che hanno reso la città un unicum a livello mondiale e un centro del turismo di massa. Un aspetto, quest’ultimo, non particolarmente apprezzato da Terzani più legato ai tempi della vecchia “via dei Tornabuoni” ricca di botteghe e del lavoro degli artigiani: una strada che a suo avviso si era invece trasformata diventando il luogo dello shopping dei turisti con le loro carte di credito che avevano finito per snaturarne la bellezza.

Tuttavia, entrambi furono costretti ad allontanarsi dalla loro città natale per l’amore verso la professione giornalistica, anche se, una volta diventati famosi, questa lontananza si sarebbe trasformata in una specie d’esilio per quanto riguarda la Fallaci mentre per Terzani in una forma di contemplazione, una sorta di sublimazione spirituale fortemente voluta e cercata. Del resto, anche questi elementi di “fuga” concorrono alla comprensione dell’universo ideologico di entrambi e al loro rapporto con i concetti di guerra e pace. Oriana Fallaci nell’introduzione del suo polemico e discusso libro “La rabbia e l’orgoglio”, parla in maniera esplicita di esilio, scelto consapevolmente e dichiarato dalla prima pagina dedicata ai lettori: "Io avevo scelto il silenzio. Avevo scelto l’esilio. Perché in America, è giunta l’ora di gridarlo chiaro e tondo, io ci sto come un fuoriuscito."

Una condizione da cui, come si è detto, sarebbe uscita solo dopo l’attacco alle Torri Gemelle, che ruppe il suo isolamento e fece fuoriuscire tutti i suoi sentimenti di riprovazione verso ciò che stava accadendo all’Occidente. Tiziano Terzani, invece, non si sentì mai in esilio. L’impressione che si ha ogni qualvolta si legge un suo libro è infatti quella di un uomo perfettamente in sintonia con l’ambiente che lo circonda. Egli infatti indaga con estrema curiosità usi e costumi delle popolazioni e con altrettanto interesse si tuffa nell’universo spirituale offerte di volta in volta dalle civiltà straniere con cui entrava in contatto durante le sue inchieste.

Entrambi, comunque, sono testimoni diretti di situazioni complesse ed estremamente pericolose che cercano di studiare con le proprie idee, sulla base di considerazioni che non trascurano gli eventi correnti ma non abbandonano, come nel caso di Terzani, alcuni “pilastri ideologici”. Lo scrittore toscano infatti è pienamente convinto dell’inutilità della guerra e proprio nei suoi scritti più maturi avviene il consolidamento di quest’idea pacifista che dopo il 2001 diviene sempre più forte. Se quello della Fallaci è uno sfogo, un grido rabbioso e violento, completamente opposto è quello di Terzani che con “Lettere contro la guerra” indica una strada meno “gridata” ma ugualmente convincente.

La strage dell’11 settembre ha del resto commosso e scosso tutto il pianeta, facendo sollevare un quesito molto semplice: vendicarsi oppure no? Individuati i colpevoli è più facile mirare ad azioni di vendetta la cui logica è inscritta nella decisione di attaccare l’Afghanistan per catturare il nemico numero uno: Osama Bin Laden. In questa vicenda emergono in maniera evidente ed esplicita le diverse impostazioni ideologiche di Oriana Fallaci e Tiziano Terzani. Entrambi riconoscono la malvagità e i disegni perversi di Bin Laden, ma mentre la Fallaci incita esplicitamente ad una guerra di vendetta, Terzani parla di occasione sprecata per il raggiungimento di un nuovo ordine mondiale fondato sulla pace e l’interdipendenza, rifiutando di riconoscere nell’attacco contro Kabul la soluzione più efficace per sradicare il terrorismo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Giornalismo e conflitti armati dalla guerra fredda all'11 settembre 2001. Le esperienze di Tiziano Terzani e Oriana Fallaci

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Cavallet
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze storiche
  Relatore: Luigi Atzeni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 117

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