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Profili e caratteri evolutivi della finanza etica. Il caso di Banca Popolare Etica

Gli strumenti economici per tutelare crescita e ambiente: una sintesi della politica economica comunitaria a favore dello sviluppo sostenibile

Prioritario per ogni Stato membro è la definizione e l'implementazione di politiche che riconducano la tutela dell'ambiente a politiche di efficacia ed efficienza in grado di raggiungere un livello di minimizzazione dei costi per la società. I governi hanno a disposizione un vasto numero di strumenti a cui attingere che possono essere classificati in due categorie: regolazione economica e strumenti di mercato.
Nel corso del 2007 la Commissione ha contribuito al dibattito su un'efficace protezione ambientale tramite la pubblicazione del documento, Green paper on market-based instruments for environment and energy related policy purposes. Il paper lancia una discussione sull'uso avanzato degli strumenti di mercato della Comunità, alla luce del dibattito di attuazione di un'efficace politica energetica.
L'applicazione di strumenti economici consente di correggere fallimenti di mercato in maniera cost-efficients , gli strumenti in questione sono rappresentati da: tasse, tariffe, prezzi, sussidi e scambi di permessi di emissione. Tra questi strumenti economici delineati in modo dettagliato dal Green paper, fondamentale è lEmission Trading System (ETS) il quale rappresenta uno strumento definitivo nella lotta ai cambiamenti climatici. Con la Direttiva 2003/87/CEE, l'UE si è dotata di un sistema di scambio di quote di emissione di gas serra al proprio interno denominato, Emission Trading Scheme, il cui fine è ridurre le emissioni attraverso meccanismi flessibili, in una logica di efficienza economica e contenimento dei costi di abbattimento.
L'ETS si configura come lo strumento principale di contenimento delle emissioni in linea con il Protocollo di Kyoto ed un modello di mercato unico e differenziato. Il campo di applicazione dell'ETS, così come definito dalla Direttiva (Allegato I), estende il sistema di scambio delle emissioni alle seguenti attività:

- attività energetiche: impianti di combustione con una potenza calorifica di oltre 20 MW (esclusi gli impianti per i rifiuti pericolosi urbani), raffinerie di petrolio e cokerie;

- produzione e trasformazione di metalli ferrosi: impianti di sinterizzazione di minerali metallici, impianti di produzione di ghisa e acciaio compresa la continua colata di capacità superiore a 2,5 tonnellate ad ora;

- industria dei prodotti minerali: impianti destinati alla produzione di clinker (cemento) in forni rotativi la cui capacità di produzione supera le 500 tonnellate al giorno, impianti per la fabbricazione del vetro con capacità di fusione pari alle 20 tonnellate al giorno, impianti per la fabbricazione di prodotti ceramici mediante cottura con una capacità di produzione di oltre le 75 tonnellate al giorno;

- altre attività: impianti industriali destinati alla fabbricazione di pasta per carta a partire dal legno o altre materie fibrose con una capacità di produzione superiore a 20 tonnellate al giorno.

Dal primo gennaio 2005, nessun impianto incluso nell'Allegato I della Direttiva privo di autorizzazione ha potuto continuare a svolgere la propria attività. Il sistema di Emission Trading è un sistema di tipo "Cap and Trade" che prevede la fissazione di un limite massimo (CAP), alle emissioni realizzate da impianti industriali che producono gas a effetto serra, limite che è fissato tramite un sistema di allocazione di quote di emissioni massime per ciascun impianto.
Le quote (European Unit Allowances - EUAs) attribuiscono il diritto ad immettere una tonnellata di biossido di carbonio equivalente in atmosfera nel corso dell'anno di riferimento della quota stessa, queste vengono assegnate agli impianti dettati dalla Direttiva ETS attraverso i Piani Nazionali di Assegnazione
(PNA), soggetti all'approvazione della Commissione Europea. All'interno di ciascun PNA gli Stati determinano quote di emissione e modalità di assegnazione per ciascun periodo. L'autorizzazione all'emissione di gas serra è rilasciata dalle Autorità competenti, previa verifica da parte delle stesse della capacità dell'operatore dell'impianto di monitorare le proprie emissioni di gas serra.
Il 30 aprile di ogni anno i gestori degli impianti regolati dalla Direttiva ETS, sono tenuti a restituire un numero di quote pari all'emissioni reali prodotte. La differenza positiva tra quote assegnate ad inizio anno e quote effettivamente prodotte (surplus), potrà essere accantonata o venduta sul mercato, mentre la differenza negativa potrà essere coperta mediante l'acquisto di quote (trade).
Alle transazioni sul mercato possono partecipare sia i soggetti terzi (imprese, enti locali, organizzazioni non governative e singoli cittadini) sia gli operatori degli impianti.
Le quote in difetto sono soggette ad una sanzione e devono essere restituite alle autorità competenti. La mancata restituzione di un numero di quote pari all'emissione prodotte dall'impianto, durante l'annualità presa in considerazione, è sanzionata per la durata del triennio successivo, con un'ammenda di 40 euro la tonnellata di biossido di carbonio equivalente. La sanzione sale a 100 euro per periodi successivi. Gli Stati membri sono tenuti inoltre, alla contabilizzazione delle quote rilasciate, possedute, cedute in un apposito Registro.
In Italia il Registro in questione è conservato per ciascun impianto, dall'Agenzia per la protezione dell'Ambiente e dei servizi Tecnici (APAT).
Nel documento sono contenute: il conto deposito del gestore, la registrazione di quote rilasciate, possedute, cedute; la registrazione delle quote registrate dal gestore stesso ogni anno e l'indicazione di un soggetto terzo accreditato predisposto per la verifica. A partire dal 2008 il Registro in questione è inserito in un sistema di registri europei formato dai Registri Nazionali di ciascun Stato membro, gestiti dalla Commissione.
Per facilitare la tenuta dei singoli registri da parte dei gestori degli impianti è concesso loro di raggrupparsi per creare un conto unico. All'interno del gruppo viene delineato un amministratore unico che effettua tutte le operazioni necessarie all'aggiornamento del conto, il che permette di risparmiare sui costi di gestione per ciascun impresa.
Se le previsioni di emissione superano per l'impresa (gestore dell'impianto) il limite di quote assegnato, questa ha due opzioni: 1) intervenire sui propri impianti in modo da abbattere le emissioni di CO2; 2) acquisire crediti di emissione attraverso meccanismi flessibili da sommare alle quote in possesso per coprire le quantità totali di emissioni prodotte.
Al fine di poter sfruttare al meglio questa seconda opzione la Direttiva ETS è stata integrata dalla Direttiva 2004/101/CEE denominata Direttiva Linking approvata il 27 ottobre 2004. Grazie ad essa è possibile usufruire delle riduzioni di emissioni generate da progetti Clean Developemnt Mechanism (CDM) e di Joint Implamentation Projects (JI). Questi rappresentano dei meccanismi flessibili già delineati dal Protocollo di Kyoto, i quali generano dei crediti denominati Emission reduction units (ERUs), JI, CDM, ognuno dei quali potrà essere costituito in quote comunitarie, European Emission Allowences.

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Profili e caratteri evolutivi della finanza etica. Il caso di Banca Popolare Etica

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Rosaria Desirè Aghilar
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Foggia
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Giuseppe  Calabrese
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 130

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