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Un caso di semiosi ermetica: la Profezia Maya

La rielaborazione millenarista e la diffusione della profezia maya

La rete dei movimenti New Age, la sua capacità di utilizzo dei diversi mezzi di comunicazione e la grande quantità di persone che simpatizzano per uno o più aspetti del loro pensiero, forniscono il contesto ideale per una prima commercializzazione delle teorie legate alla fine del calendario maya. I prodotti editoriali di Arguelles, Waters, Gilbert e Cotterell e Jenkins sono però rivolti al pubblico limitato dei militanti o simpatizzanti New Age e degli appassionati di fanta-archeologia e non sono quindi sufficienti a spiegare la grande diffusione che ha avuto la profezia maya. Ne è una dimostrazione il fatto che anche altre teorie fantasiose riguardanti i Maya, quali ad esempio quelle relative all'Astronauta di Palenque oppure quella relativa ai Teschi di Cristallo, hanno avuto minor diffusione sui media rispetto alla "Profezia" pur avendo con essa molte analogie, a partire dalla creazione di un contesto pseudo-scientifico per arrivare alla produzione di prodotti cinematografici di grande diffusione, come accaduto ad esempio con il film Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo.
Una possibile spiegazione di questo successo commerciale è data dal fatto che, oltre alla proposizione di caratteri esotici e misteriosi, nel caso della profezia maya si fa anche leva su un sentimento molto diffuso e assolutamente non trascurabile: le paure millenaristiche negative riguardanti la fine del mondo, ritornate in auge con l'arrivo del nuovo millennio, che abbiamo visto già essere proposte da Gilbert e Cotterell nel 1995 in The Mayan Prophecies. Il paradigma biblico dell'apocalisse è però strettamente legato alla cultura ed alla mentalità giudaico-cristiana occidentale, e non ha nulla a che vedere con la civiltà ed il pensiero della civiltà mesoamericana. La seconda venuta di Cristo sulla Terra per instaurare il Regno Celeste, secondo il Libro dell'Apocalisse attribuito all'Apostolo Giovanni nel I sec. d.C., sarà preceduta da segni e sventure che preannunceranno e sanciranno la fine dei tempi. Questa catastrofe finale sarà accompagnata dal Giudizio divino che salverà i giusti e condannerà alla dannazione i nemici di Dio. San Giovanni Evangelista descrive una serie di lutti e guerre ed una grande catastrofe cosmica finale che preluderà all'avvento di tre entità malvagie che verranno sconfitte da Cristo, il quale instaurerà sulla terra la Gerusalemme Celeste che durerà per mille anni. Per comprendere il messaggio apocalittico occorre contestualizzare il periodo storico in cui ebbe diffusione, che già è stato parzialmente descritto parlando della prima diffusione dell'ermetismo. Come riportato da Filoramo, nel II sec. d.C. una delle culture che reagì con maggior vigore al rischio di perdere la propria identità, a causa dell'omologazione politica e religiosa dettata dai Romani, fu quella dei Giudei. A seguito della distruzione del Tempio di Gerusalemme, avvenuta nel 70 d.C., e ad una serie di ribellioni che tra il I ed il II sec. d.C. vennero frustrate e soffocate dagli imperatori romani, si diffusero presso le popolazioni sottomesse scritti apocalittici, come ad esempio gli Oracoli Sibillini. Questi testi si collocarono come una forma di resistenza nei confronti di Roma e si caratterizzarono per gli intenti propagandistici e per l'odio nei confronti degli invasori. La loro caratteristica più ricorrente era che la storia fosse ormai giunta al capolinea e che i segni che permettevano di rendersene conto fossero evidenti soltanto a coloro in grado di coglierli. Il Dio dei Giudei sarebbe ritornato ed avrebbe restaurato la situazione politica e religiosa di un tempo. Questi testi avevano due tipologie di lettori: da un lato c'erano gli invasori pagani che dovevano essere terrorizzati da questi oracoli, ma dall'altra c'erano i Giudei che dovevano essere rincuorati e nei quali doveva essere infusa speranza. Le teorie apocalittiche, ciclicamente ed in particolari momenti, sono state riproposte nella società occidentale. Come riporta Katyuscia Tiberi esistono, infatti, miti, paradigmi e categorie di pensiero che periodicamente si ripresentano nella storia e nell’immaginario collettivo della nostra civiltà ed emergono con straordinaria forza in particolari momenti di passaggio epocale, siano essi reali o soltanto percepiti come tali, oppure in periodi connotati da crisi politiche, economiche, sociali o culturali. Il senso di smarrimento, di precarietà e di incertezza angosciosa avvertito per il presente e per il futuro può generare la credenza che una immane catastrofe si stia inesorabilmente avvicinando, comportando la totale dissoluzione e l’annullamento del mondo. A questa idea di fine si accompagnano stati di ansia, sconforto, terrore, ma anche sentimenti di tensione verso un cambiamento repentino, radicale ed irreversibile dell’ordine esistente, verso un mondo nuovo, più giusto e più armonioso. Sono questi i tratti distintivi dell’apocalisse, immagine biblica di ascendenza giudaico-cristiana, che dall’antichità fino ad oggi, ha permeato la cultura e la mentalità collettiva occidentale. Se in passato il pensiero millenarista era però limitato esclusivamente al dibattito tra teologi ed intellettuali (nell'anno Mille, ad esempio, la popolazione comune non aveva percezione del computo degli anni) con l'approssimarsi del Duemila queste teorie sono state proposte ad un pubblico molto più ampio. L'opera dei mezzi di comunicazione di massa le ha rese familiari riproponendole in correlazione sia con i temi classici delle guerre e delle catastrofi naturali (facilmente proponibili in un'epoca in cui l'informazione è globale) sia con nuove paure della nostra epoca, come ad esempio il "Millennium Bug" informatico o l'azzeramento della tecnologia. Con il superamento indenne dell'anno 2000 e la mancata catastrofe globale, il successivo passaggio epocale che sarebbe corrisposto alla fine del mondo è stato individuato da millenaristi e catastrofisti con la data di fine del calendario maya il 21 dicembre 2012, la quale ha sostituito nell'immaginario collettivo il 31 dicembre 1999. Grazie alle paure risvegliate dall'arrivo del nuovo millennio si è inoltre materializzata la possibilità per l'industria dei media di sviluppare nuovi prodotti non più solo editoriali, ma anche cinematografici e televisivi, ispirati alla presunta profezia maya, che potessero essere proposti ad un pubblico molto più ampio di quello degli appassionati di fanta-archeologia e dei simpatizzanti New Age. Nei messaggi veicolati da questi prodotti di intrattenimento si riscontra la contaminazione dei caratteri misteriosi ed esotici che si rifanno alla tradizione ermetica con i temi legati alla paura per la fine della civiltà e per il cambiamento, tipici del millenarismo, in modo analogo a quanto abbiamo visto fare a Gilbert e Cotterell o a Jenkins. Proprio perché rivolti ad un pubblico differente i messaggi visti finora vengono rielaborati all'interno di questi prodotti di intrattenimento ponendo in maggiore evidenza le componenti apocalittiche e catastrofiste. Gli elementi archeologici relativi alle iscrizioni di Tortuguero, Palenque e Izapa vengono lasciati in secondo piano preferendo riferirsi in maniera più generica alle misteriose e grandi conoscenze di cui erano in possesso i sacerdoti Maya. Il fulcro dell'attenzione si sposta quindi dalle iscrizioni presenti sulle stele di Izapa e Tortuguero agli argomenti sicuramente più accattivanti derivanti dalla tradizione ermetica, quali ad esempio le conoscenze superiori astronomiche ed ingegneristiche dei sacerdoti maya adoperate nella realizzazione della piramide di Chichén Itzá, oppure le classiche analogie con gli Egizi e le loro piramidi. Inoltre prendono decisamente la scena le teorie catastrofiste e millenariste negative. Questo spostamento di argomento è evidente in alcune trasmissioni televisive rivolte ad un pubblico generalista (in Italia possiamo citare Voyager di Raidue e Mistero di Italia 1 nelle quali l'esotico ed il misterioso vengono combinati con il sensazionale ed il catastrofico. Il fatto che i Maya avessero scritto una profezia che faceva coincidere la fine del mondo con la fine del loro calendario viene da ora in avanti data per scontata, pur non essendo per ovvi motivi quasi mai spiegata nei dettagli. Analogamente passa in secondo piano il dibattito tra archeologici e scrittori New Age. Prende la scena un altro tipo di dibattito che non riguarda più i Maya, ma che coinvolgerà astronomi e scienziati sostenenti le tesi catastrofiste e sarà imperniato sulla tipologia e sulla credibilità scientifica degli eventi apocalittici che dovrebbero provocare la fine del mondo. Questo perché i processi di legittimazione scientifica che abbiamo visto utilizzare da scrittori come Cotterell o Jenkins comporteranno l'intervento di divulgatori scientifici, archeologi ed esperti di varie discipline che, pur confutandole, contribuiranno a dare ulteriore visibilità al dibattito su questi temi. Un esempio di questo processo ci viene dato dalla trasmissione Superquark, con il servizio di Lorenzo Pinna intitolato "Bufala 2012" trasmesso su Raiuno il 24 giugno 2010. Nella presentazione del servizio il conduttore Piero Angela spiega subito che "questa profezia non può avere alcun senso" e che "non sarebbe stato il caso di occuparsi di questo pesce d'aprile, se non fosse che alcune persone ci sono cascate e hanno scritto, anche a noi, preoccupate". Se nella prima metà del servizio si parla del sistema ciclico dei calendari maya e delle iscrizioni sulla stele di Tortuguero, la seconda parte è invece interamente dedicata all'analisi e confutazione, da parte di astronomi ed esperti, delle principali teorie catastrofiste. La prima è quella proposta anche nel film 2012 relativa alle eruzioni solari. Ad essa seguono le teorie sul pianeta sconosciuto che entrerà in collisione con la Terra, quella sull'allineamento di tutti i pianeti del Sistema Solare ed infine la teoria sull'inversione dei poli magnetici della Terra.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Un caso di semiosi ermetica: la Profezia Maya

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Informazioni tesi

  Autore: Ivan Jacquemod
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Roberto Pellerey
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 114

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Parole chiave

interpretazione
mass-media
new age
ermetismo
millenarismo
maya
semiotica

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