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Problemi fonici dei sinofoni che apprendono l'italiano

Particolari della pronuncia italiana per i taiwanesi

Per avere un’idea concreta di come parlano italiano i taiwanesi, ho fatto la registrazione di cinque mie amiche, residenti in Italia da 2 a 11 anni, con una media di 5 o 6 anni. Due dei soggetti sono studentesse e due casalinghe (sono sposate con italiani), una lavora come commessa e ha un ragazzo italiano.
Tranne una, che non ha mai frequentato una scuola di lingua, le altre quattro hanno fatto un corso di italiano sia a Venezia che a Perugia. Il contenuto della registrazione è diviso in due parti— cinese e italiano. Nella parte cinese, ci sono alcuni sintagmi e frasette più il brano “Il vento di tramontana e il sole”. Nella parte italiana, ci sono 39 frasi, la versione italiana del brano “Il vento di tramontana e il sole” più del parlato spontaneo. Per le frasi e il brano, ai soggetti era richiesto di leggere un foglio stampato, mentre per il parlato spontaneo i soggetti erano invitati a parlare di un argomento qualsiasi che piacesse loro, per una decina di minuti, senza leggere alcun testo scritto. [...]. Dopo parecchi ascolti, ho trovato dei particolari che caraterizzano una pronuncia marcata dell’italiano da parte di questi soggetti:

1. aspirazione troppo forte per le occlusive non sonore p, t, k
Secondo me è un’influenza dovuta al cinese nonché all’inglese perché le pronunciano come le occlusive p, t, k, che nelle due lingue sono caratterizzate da una forte fuoriuscita di aria (per l’inglese il fenomeno si osserva solo per le occlusive in posizione iniziale di sillaba). L’aspirazione non è proprio solo una caratteristica dell’accento “straniero”, alcuni italiani tendono anche ad aspirare le occlusive, come osserva Canepari, “Tipica della Calabria e del Salento è l’aspirazione soprattutto di /p t k/ posconsonantiche e pospausali [ph th kh]… anche in Toscana è possibile l’aspirazione, ma solo in sillaba accentata e soprattutto per enfasi”. Però è ovvio che i soggetti hanno preso quest’abitudine non dai loro primi insegnanti di italiano, ma piuttosto dall’abitudine della madrelingua o della prima lingua straniera (inglese). Data la distintività dell’aspirazione in cinese e la familiarità con l’inglese, le occlusive sono pronunciate come i loro omologhi cinesi o inglesi.

2. vibrante e laterale non realizzate in sillabe chiuse o alla fine di parole cinesi, spesso, vengono presi in giro per il fatto di mangiare “cane”, che nella intenzione originaria dei parlanti, dovrebbe esser “carne”. Non è una sequenza naturale per i cinesi avere una “r” o “l” che chiude le sillabe. In cinese in sillabe chiuse si trovano solo le consonanti nasali e occlusive (nei dialetti, non in mandarino). Perciò il vibrante e laterale in questo contesto vengono spesso trascurati e omessi, tanto è vero che a volte non si fa distinzione fra le parole moto, motto, morto e molto.

3. sostituzione di “r” con “l”
E’ un problema classico dei cinesi sostituire il vibrante con il laterale perché non riescono a pronunciare la “r”. È un suono talmente estraneo per i taiwanesi dato che non lo si trova né in cinese mandarino né nei 2 dialetti taiwanesi min
settentrionale o hakka. Barbara Manuel menziona lo stesso problema nella pagina web sull’ “allievo cinese”:
...Per quanto riguarda la produzione e la comprensione di suoni, la difficoltà più lampante è quella di riuscire a discernere la differenza tra "l" e "r". Difficoltà questa che ha generato il noto luogo comune per il quale "ai cinesi manca la "r".
Il problema per il bambino cinese non è solo quello di riprodurre il suono di questa consonante, ma piuttosto di capire, quando in una parola ricorre la "l" o la "r". Questa incapacità di comprensione si trasferisce nella forma scritta e dà luogo ad inversioni del tipo:
Rolo invece di loro;
Male invece di mare;
Ingrese al posto di inglese;


4. la pronuncia di “ci/ce” e “gi/ge” senza protrusione delle labbra
Gli occlu-costrittivi postalveopalatali /tʃ dʒ/ vengono pronunciati arretrati, cioè vengono assimilati alle consonanti cinesi, rappresentate nell’ortografia come “q” e “j”, che sono prepalatali /tɕh tɕ/. Così la particolare protensione labiale richiesta dalle due consonanti italiane viene tralasciata.

5. la resa non-sonora di “s” iniziale seguita da una consonante sonora “sC” sonora iniziale è sconosciuta sia in cinese che in inglese, allora la “s” viene pronunciata sempre non-sonora in parole come “smettere”. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Problemi fonici dei sinofoni che apprendono l'italiano

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Informazioni tesi

  Autore: Yaching Tsai
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2003-04
  Università: Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Luciano Canepari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 199

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Parole chiave

fonetica
fonologia
sinofoni
apprendimento lingua straniera

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