Il tifo violento: Una rassegna teorica in una prospettiva psicosociale

Tra le teorie e le prospettive scientifiche riguardanti il tema del tifo violento si vuole presentare anche il modello che Simons e Taylor descrivono nel loro articolo del 1992: esso appare, infatti, molto interessante in quanto è molto elaborato ed articolato, racchiudendo in un unico sistema molti fattori diversi che sono in gioco in questo fenomeno e che altri livelli di spiegazione già descritti (sia fra quelli comuni che fra quelli scientifici) considerano solo singolarmente. Sembra, quindi, ben rappresentare l'idea di complessità del fenomeno del tifo violento che questo lavoro di tesi vuole esprimere.
Questo modello si presenta, quindi, come comprensivo di fattori di diverso tipo al fine di discutere tutti i diversi aspetti che concorrono a tale fenomeno.
Dapprima, viene discusso il ruolo di alcuni fattori che non sono sufficienti a determinare l'aggressività dei tifosi ma che potenzialmente possono contribuire a scatenare episodi di violenza, predisponendo gli individui al comportamento violento in ambito sportivo: innanzitutto, le condizioni socio-economiche che possono aumentare l'arousal degli individui. Come si è visto anche riguardo alla teoria del contagio, l'elevato arousal degli individui facilita il tifo violento secondo una reazione a catena; da questo punto di vista, le pressioni economiche rappresentano un forte fattore che può contribuire all'iniziale arousal dei tifosi che poi si intensificherà durante la competizione: in questo senso, le condizioni socio-economiche possono aumentare la probabilità che l'arousal dei tifosi sfoci in un'aperta manifestazione di violenza. Le differenze geografiche e politiche tra i tifosi possono aggiungersi alla polarizzazione che naturalmente si sviluppa nei contesti di folla bipartisan e, come i fattori socio-economici, possono aumentare l'arousal dei tifosi, rientrando nei fattori di tensione strutturale della teoria di Smelser. Anche i media possono influenzare il fenomeno del tifo violento con le loro rappresentazioni degli eventi sportivi che enfatizzano gli aspetti di opposizione tra le squadre e suscitare, quindi, nei tifosi sentimenti negativi verso gli avversari che possono portarli a reagire violentemente una volta che gli specifici fattori del setting sportivo legati ai disordini siano presenti. Infine, gli ultimi fattori potenzialmente contributivi al tifo violento sono le norme accettate e condivise all'interno di un gruppo: come sottolineato dalla teoria della convergenza e da quella della norma emergente, individui che condividono delle norme per cui la violenza è accettabile hanno maggiori probabilità di manifestare evidentemente tale violenza; invece, se le norme condivise sono contro la violenza, tale probabilità diminuisce.
Questi ora descritti, come detto, non possono essere considerati fattori sufficienti e necessari al verificarsi di episodi di violenza nel contesto del tifo sportivo: sono altri gli elementi decisivi, secondo Simons e Taylor, nella genesi della violenza; questi elementi potenziali hanno soltanto, quindi, il ruolo di variabili intervenienti.
Poi, ci sono i reali fattori critici connessi al tifo violento: innanzitutto, l'Identificazione. Le persone hanno un forte bisogno di identificazione che – come è stato argomentato nel cap. 1.3 – spesso rappresenta un mezzo per mantenere ed aumentare la propria autostima: infatti, la religione, la comunità, la famiglia e la nazione sono alcune delle più comuni fonti d'identificazione. Lo sport è un'altra di queste potenti fonti d'identificazione: in particolare, gli individui sembrano pronti ad identificarsi con un atleta od una squadra specialmente in assenza di una forte identità individuale. Tale processo d'identificazione è influenzato da fattori diversi di tipo personale, geografico, demografico, economico, legati allo stile di gioco ed al risultato della partita: infatti, le persone possono fortemente investire sui risultati delle competizioni che coinvolgono le loro figure d'identificazione. Se tale investimento è eccessivo, una sconfitta può essere percepita come una minaccia alla propria identità individuale e scatenare comportamenti distruttivi.
La significativa identificazione così descritta influisce sulla Solidarietà di Gruppo: tale fattore ha due importanti componenti. Innanzitutto, un sentimento di appartenenza ad un gruppo che è alimentato dalla condivisione di simboli, abiti, luoghi d'incontro, e che può aumentare quando il gruppo ed i suoi ideali sono minacciati. La seconda componente è legata all'ostilità intergruppi: pensando ai famosi esperimenti di Sherif sui campi estivi per ragazzi, sappiamo che i gruppi tendono ad amplificare le differenze intergruppi ed a ridurre quelle intragruppi per cui ogni gruppo si ritiene superiore, assumendo così un forte atteggiamento di polarizzazione “noi vs. loro” e di comparazione intergruppi. Tale atteggiamento può essere riscontrato anche tra le diverse tifoserie prima, durante e dopo un'importante competizione