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La Guerra "domestica" in Ghada Samman e Sara Zuhra Lukanic

Sarah Zuhra Lukanić: Dietro le quinte o Altrove

Sarah Zuhra Lukanić nasce nel 1960 a Spalato in Croazia. Si trasferisce a Roma nel 1987 dopo aver studiato ed essersi laureata in Letteratura all’Università di Fiume. La Lukanić, giornalista e critica teatrale, giunta in Italia prosegue un lavoro letterario già iniziato in Croazia, ma approda alla decisione di scrivere in lingua italiana soltanto nel 2004. Da quel momento arrivano immediatamente numerosi riconoscimenti letterari: nel 2005 vince il premio “Trieste Scritture in frontiere - Umberto Saba”. Nel 2006 ottiene ben due premi: il primato nel concorso “Io e Roma” ed anche del Premio Viareggio “Mare Nostrum” con la raccolta di racconti Rione Kurdistan. In poesia, sempre nel 2006, vince il premio “Amico Rom”. La realtà dei Rom affascina particolarmente questa giovane autrice che ad essi si sente legata a tratti da una vita di vagabondaggi e ribellioni vissuta in prima persona e a tratti da quel senso di libertà che manifestano i Rom nel saper non mettere radici, nel saper giustificare tutto come normale, perché la loro è una normalità legata alla natura e alla vita che si genera dalla madre terra.

Credo che si possa affermare senza remore un certo disincanto della Lukanić nei confronti della mentalità borghese e dell’apparente superficialità che denota e contraddistingue gli atteggiamenti di questa classe sociale, che fin dalla sua nascita, nel XIII secolo, fu una classe di mezzo, né aristocrazia né popolo. In alcuni secoli il termine borghesia ha assunto accezioni negative, ma qui utilizzeremo questo termine così come è concepito da Alberto Mario Banti, e cioè come un gruppo sociale che detiene non solo le risorse economiche di un paese ma anche quelle culturali ed al quale è possibile accedere soltanto in virtù della detenzione di un capitale culturale.

Dagli anni Sessanta, e ancor di più dal boom economico degli anni Ottanta del Novecento la borghesia è divenuta una classe molto estesa proprio grazie alla crescita degli organi di istruzione e delle possibilità di accesso ad essa, ed infatti, anche secondo le tesi di Pierre Bordieu, la borghesia non è né un ceto, né una classe ma piuttosto un gruppo sociale costituito da numerose variabili e l’appartenenza ad esso non è più determinata soltanto dal possedimento di un capitale economico.
La scelta di occuparsi di tematiche marginali e di scarso interesse per tutta l’opinione pubblica, soprattutto per quella italiana, come i problemi dei Curdi coinvolti da anni ormai in una guerra civile che sembra essere interminabile, o l’emarginazione a cui sono esposti i Rom nella cosiddette società civili evidenzia ancor più il disappunto della Lukanić nei confronti di una mentalità borghese, nel senso di fondata sulla comune opinione pubblica. Si può asserire con Habermas che l’opinione pubblica è quanto scaturisce dal discorso che avviene in un determinato contesto sociale comunicativo, la sfera pubblica, e che essa nasce in ambienti sociali che detengono un certo potere tanto culturale quanto economico, per permettersi la comunicazione mediatica. È questo il tipo di mentalità borghese che qui prenderemo in considerazione ed al quale la Lukanić, tramite le scelte tematiche e stilistiche dei suoi testi, si oppone. A confortare la manifestazione di quest’idiosincrasia della Lukanić nei confronti dell’omologazione del pensiero a cui gran parte delle persone sono esposte dal momento che l’opinione pubblica non rappresenta il contenuto della sovranità popolare, ma che “è soggetta ovunque alla propaganda, è sensibile al denaro, subisce il fascino delle personalità che sostengono le opinioni in campo, è alimentata e condizionata anche da pregiudizi ed interessi costituiti”, c’è d’altro canto la scelta di uno stile linguistico depurato da ogni ridondanza, retorica o espressione di convenienza.

Eppure differentemente da quanto si possa credere non vi è nulla di superficiale nel suo modo di scrivere, anzi talvolta è proprio la crudezza ed immediatezza delle scelte linguistiche che riescono a cogliere nel segno l’emotività del lettore. Il suo stile molto asciutto non è legato ad una paura nei confronti di una lingua che non sente propria, ma è una scelta stilistica ben precisa in cui lingua e narrazione mirano entrambe allo stesso fine: rendere quello che si racconta solo per ciò che è e non per ciò che potrebbe essere. Un atteggiamento nei confronti della lingua che incontrandosi con la sua lunga esperienza tra le quinte dei teatri le permette di giungere al suo primo romanzo con uno stile già maturo ed una capacità di delineamento dei personaggi, che non va in contrasto con lo stile scelto.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Guerra "domestica" in Ghada Samman e Sara Zuhra Lukanic

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Informazioni tesi

  Autore: Luisa Monforte
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Dams - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
  Relatore: Franca Sinopoli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 78

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