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Giustizia, memoria, riconciliazione. Le Commissioni per la Verità in Argentina, Cile e Perù

Il governo militare di Pinochet

Per comprendere come si arrivò alla crisi dell’11 settembre 1973, bisogna ripercorrere alcune tappe precedenti della storia cilena.
Si può partire dal periodo compreso fra la fine degli anni trenta e la fine degli anni cinquanta, definito come “estado de compromiso”. L’oligarchia (rappresentata dal partito conservatore e da quello liberale) essendo in declino decise di scendere a patti con il partito Radicale (che rappresenta prevalentemente il ceto medio) e così il conflitto politico-sociale risultò istituzionalizzato. Si ebbe un processo politico abbastanza tranquillo, favorito anche dalla base elettorale notevolmente ridotta, siccome ancora nel 1950 solo il 10% della popolazione era iscritto alle liste elettorali. Da sottolineare che nel 1948 il partito Comunista fu dichiarato illegale, introducendo quindi una sorta di democrazia protetta dal “pericolo rosso”. Tuttavia, dieci anni più tardi tale legge sarà abrogata.
Verso la fine degli anni cinquanta iniziò a prefigurarsi la polarizzazione politica, che sarà poi caratteristica principale per molti anni a venire. Da uno scacchiere politico frammentato si passò a uno formato da soli tre gruppi: il FRAP (unione fra socialisti, comunisti e altri partiti minori di sinistra), la Democrazia Cristiana (unione delle forze di centro e di alcuni gruppi nati dalla dissoluzione del partito Conservatore) e il partito Nazionale (formato dal partito Liberale, dalle destre e da alcune costole del partito Conservatore). La polarizzazione si dovette a vari fattori interni ed esterni, fra cui i più importanti furono:

- La creazione di un elettorato di massa. Grazie alle riforme attuate in quegli anni, gli iscritti alle liste elettorali passarono da un misero 10% della popolazione, al quasi 20% del 1957, e all’oltre 33% del 1963. I partiti tradizionali, ossia il liberale e il conservatore, entrarono quindi in crisi.

- La Rivoluzione cubana. Essa causò l’effettivo ingresso della logica della guerra fredda nel continente sudamericano e la conseguente ridefinizione della politica USA per l’America latina.

- Il cambio di rotta della Chiesa Cattolica. Essa cercò di adeguarsi ai nuovi equilibri socio-politici ed economici. La DC, infatti, tenne una politica riformista, e non ancorata ai vecchi princìpi conservatori.

L’inasprirsi della polarizzazione portò i partiti di destra ad appoggiare il democristiano Frei alle presidenziali del 1964, con lo scopo di scongiurare la vittoria del FRAP. In tal modo Frei fu eletto con oltre il 56% dei voti, ma ben presto le spinte centrifughe interne alla coalizione di centro misero in crisi il Governo. Dopo l’attuazione della riforma agraria, i rappresentanti della vecchia élite (in buona misura proprietari terrieri) decisero di togliere il proprio appoggio alla coalizione. L’opposizione di destra e di sinistra era in costante aumento, e nelle fasi preelettorali entrò in scena la violenza. In questo clima tesissimo, le elezioni presidenziali del 1970 furono vinte da Allende, candidato di Unidad Popular (partito nato dalla fusione fra il FRAP e altri partiti minori di sinistra), con appena il 36,2% dei voti. Ormai non c’era più quella negoziazione politica che aveva contraddistinto “el estado de compromiso”.
Per la prima volta nelle Americhe un governo marxista salì al potere tramite libere elezioni. Gli Stati Uniti cercarono già da subito di farlo cadere, senza riuscirvi perché la DC decise di appoggiare, almeno inizialmente, il governo Allende. Tuttavia, l'economia del Paese era sempre più in difficoltà e i dissensi al Governo aumentavano di giorno in giorno. Il clima politico era sempre più esasperato e la violenza sempre più intensa. Unidad Popular e DC entrarono in disaccordo e ciò produsse uno stallo politico. Tutte le parti iniziarono a guardare ai militari come arbitri del conflitto sociale, e i dirigenti dei partiti fecero a gara per ottenerne l’appoggio. Anche le elezioni parlamentari del marzo 1973 videro il successo della UP, ma senza l'ottenimento della maggioranza assoluta. Lo stallo politico permaneva. Da porre l’accento sul fatto che qui la struttura delle forze armate è estremamente gerarchica e autoritaria, e perciò un eventuale colpo di Stato non è possibile senza l'accordo con i capi di Stato Maggiore. Infatti, un primo tentativo venne fermato proprio da Prats, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Poco dopo, Prats si dimise e fu sostituito da Pinochet, anche lui facente parte dell'ala lealista dell'Esercito. I capi di Stato Maggiore della Marina e dell'Aviazione però cercarono di convincere Pinochet a unirsi al golpe che avevano in programma di attuare da lì a breve. Alla fine, il capo dell'Esercito decise di partecipare al colpo di Stato che l'11 settembre del 1973 depose il governo Allende, causandone anche la morte. Componente fondamentale dell'innesco che causò l'intervento delle forze armate fu la richiesta sociale, che conferì forza e legittimità ai militari; la destra li chiamava all'azione in difesa della "chilenidad", la sinistra li invitava a muoversi a protezione della volontà popolare (Allende era capo di un governo democraticamente eletto), e il centro spingeva per un loro intervento che arrestasse la conflittualità sociale. I militari, legittimati da tutto ciò, intervennero in qualità di custodi dell'istituzionalità democratica, e non per altri motivi. [...]

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Giustizia, memoria, riconciliazione. Le Commissioni per la Verità in Argentina, Cile e Perù

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Informazioni tesi

  Autore: Danilo Gagliano
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Marco Bellingeri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 141

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