Le potenzialità espressive del “Gioco della Sabbia” in una prospettiva interculturale. Dimensioni narrative e psicologiche.

Lo psicologo dello sviluppo Howard Gardner (1983) studiando le prime forme di simbolizzazione matura la convinzione che esiste una famiglia molto vasta di intelligenze umane. Il criterio usato da Gardner per definire queste intelligenze multiple è che ciascuna di esse possa essere considerata autonoma. Le sue fonti di dati sono le più varie: la base neurologica dello sviluppo delle abilità, gli aspetti culturali ed educativi dei vari contesti in cui lo sviluppo si svolge, effettuando studi su bambini prodigio, pazienti con lesioni cerebrali, idiots savants, bambini e adulti normali, esperti in diversi campi e individui di diverse culture.

Il suo elenco delle forme di intelligenza si basa sulle indicazioni convergenti che provengono da queste diverse fonti.
L’importanza che si annette alle intelligenze multiple è prevedibilmente determinata anche dalla cultura. “In genere”, afferma Gardner, “gli ugandesi apprezzano la pacatezza e la ponderazione con cui ci si dedica alle varie attività, i messicani la sensibilità verso i propri simili, i cinesi il possesso di un patrimonio particolarmente ampio di informazioni fattuali” ( Gardner, 1983, pag. 91). Le diverse abilità possono quindi essere favorite e valutate secondo criteri diversi in contesti culturali diversi e può essere ipotizzato un limite della cultura europea e statunitense, quello di valorizzare soprattutto l’intelligenza logico-matematica e linguistica.

Nel “Gioco della Sabbia”, le diverse potenzialità espressive favorite rimandano anche ad altre forme di intelligenza. Durante il “fare” con la sabbia e con gli oggetti, vengono costantemente coinvolte le intelligenze corporeo-cinestesica e visuo-spaziale per giungere alla composizione della sabbiera. Come sostiene Gardner tipica dell’intelligenza coporeo-cinestesica è la capacità di usare il proprio corpo in modi molto differenziati e abili, per fini espressivi oltre che concreti (Gardner, 1983). Si tratta di un’abilità nell'uso del proprio corpo per esprimere idee e sentimenti e senso di facilità nell’usare le proprie mani per produrre o trasformare cose.
Quindi essa si rivela nel controllo e nel coordinamento dei movimenti del corpo e nella manipolazione degli oggetti per fini funzionali o espressivi ed include specifiche abilità fisiche quali la coordinazione, la forza, la flessibilità e la velocità. L’intelligenza spaziale, invece, è costantemente coinvolta nella strutturazione dello spazio e consiste nelle capacità di percepire il mondo visivo con precisione, di eseguire trasformazioni e modifiche delle proprie percezioni iniziali e di riuscire a ricreare aspetti della propria esperienza visiva, perfino in assenza di stimoli fisici rilevanti.

Questa intelligenza implica sensibilità verso il colore, la linea, la forma e lo spazio include la capacità di visualizzare e rappresentare idee in modo visivo e spaziale. Come afferma Fabio Guindani (1994), nel suo modello semiotico di lettura delle sabbiere, la spazialità della vaschetta è scomponibile nei suoi vettori principali che sono orizzontali, verticali e diagonali; gli oggetti posti lungo i vettori assumono relazioni spaziali reciproche di convergenza o divergenza, creando una composizione ricca di significato: gli oggetti daranno l'impressione di incontrarsi oppure di fuggire l'uno dall'altro. Lo spazio della sabbiera delimita così un piccolo mondo fantastico, che acquisisce sempre una forte valenza spazio-temporale.