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Il “Così è (se vi pare)'' di Luigi Pirandello: le origini del testo nella biografia dell'autore e la fortuna scenica dal debutto del 1917 alla messinscena di Giulio Bosetti.

La fortuna scenica di Così è (se vi pare)

Questo paragrafo è dedicato allo studio della fortuna scenica di Così è (se vi pare): il nostro lavoro si propone di fornire una panoramica sulle differenti scelte interpretative operate dai vari registi. Cercheremo di mettere in luce gli aspetti innovativi dei vari allestimenti, e di individuare i punti di forza e di debolezza dei singoli spettacoli. Fino al 1952 le messinscene di Così è (se vi pare) avevano considerato il testo come il manifesto del relativismo di Pirandello: veniva sottolineato soprattutto il contenuto filosofico della parabola, riproducendo con riverente fedeltà il dettato dell'Autore.
Nel 1952 la regia di Orazio Costa segna una svolta nell'interpretazione di questa opera: fornisce una chiave di lettura che approfondisce i significati impliciti nel testo, evidenziando, anche sul piano visivo, la separazione tra il gruppo dei borghesi e quello degli inquisiti (il signor Ponza e la signora Frola).
Negli anni del boom economico (gli anni Cinquanta) la regia di Emma Gramatica mira a sottolineare gli aspetti umani che emergono dalla vicenda: qui la contrapposizione è tra un'umanità divenuta ostile nei confronti dei propri simili, e un mondo in cui ancora valgono i principi di pietà e altruismo. Nelle regie degli anni Sessanta vengono offerte altre chiavi interpretative: Sandro Bolchi accentua l'impressione di processo dato dall'andamento del testo, ambientando la vicenda in uno spazio che ricorda l'aula giudiziaria; Mario Ferrero accenna dei ritmi da vaudeville che qualche decennio dopo verranno riproposti da Massimo Castri.

Negli anni Settanta ormai i testi di Pirandello sono a tutti gli effetti entrati a far parte della categoria dei Classici, e il timore riverenziale con cui erano stati affrontati si ammorbidisce per lasciare spazio ad allestimenti più arditi: si cercano nuove vie per giustificare la rappresentazione di testi che da almeno cinquant'anni popolano i palcoscenici, si approfondiscono tematiche suggerite dal testo.
Non si esita a destrutturate tanto lo spazio scenico quanto la partitura pirandelliana, con risultati interessanti ma che spesso tradiscono l'intenzione dell'Autore. Giorgio De Lullo sceglie un'interpretazione sociologica della vicenda, facendone una storia di intolleranza nei confronti dei «diversi»; Lamberto Puggelli usa lo spazio in maniera simbolica, trasferendo gli attori in platea; infine Massimo Castri propone un'interpretazione psicanalitica per cui il rapporto che lega i tre protagonisti sarebbe incestuoso.

Giancarlo Sepe è l'ultimo regista, tra gli spettacoli analizzati, a mantenere una assoluta fedeltà al testo pirandelliano, concentrando le suggestioni simboliche all'interpretazione dello spazio: a dominare la scena è una scalinata che rappresenta la precarietà dei personaggi nel muoversi all'interno della storia rappresentata. Dalla regia di Franco Zeffirelli in poi vediamo che le intuizioni dei registi, per quanto interessanti e da apprezzare per la ricerca di nuovi moduli rappresentativi, allontanano dai reali significati del testo: l'impressione è che si cerchi di voler far dire a Pirandello altro da quello che ha scritto.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il “Così è (se vi pare)'' di Luigi Pirandello: le origini del testo nella biografia dell'autore e la fortuna scenica dal debutto del 1917 alla messinscena di Giulio Bosetti.

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Doati
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Annamaria Cascetta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 134

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Parole chiave

drammaturgia
luigi pirandello
così è (se vi pare)
teatro
giulio bosetti

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