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Alle origini della medicina del lavoro: la Diatriba di B. Ramazzini

De morbis artificum diatriba

Ramazzini in scritti precedenti aveva già trattato alcune categorie di lavoratori e nell’anno accademico 1690/91 aveva tenuto un corso all’università di Padova intitolato De morbis artificum.
In alcune lettere a Magliabechi, scrive della gestazione di quello che poi diventerà il suo capolavoro: sta lavorando a un trattato sopra le malattie dei lavoratori e vorrebbe impiegare il suo tempo libero per scrivere. Ha dubbi riguardo alla buona riuscita dell’opera: per avere più osservazioni Modena non sembrava bastargli, avrebbe dovuto essere in una città più grande come Venezia, Parigi o Londra, verso la fine della stesura poi si sentiva stanco e aveva timore che l’opera non riuscisse come aveva desiderato.
Infine nel 1700 comunica all’amico Magliabechi di aver terminato l’opera, della quale in quell’anno uscì la prima edizione. Nel 1703 ne uscì una seconda edizione in Olanda, nel 1705 il libro venne pubblicato in inglese a Londra e in tedesco a Lipsia. Nel 1713 l’autore curò una ristampa a Padova, dove aggiunse 12 capitoli su altrettante malattie e una dissertazione sulle malattie delle monache, ma per ragioni che rimangono ignote soppresse il capitolo sulle malattie dei muratori, la dissertazione sulle malattie dei letterati e la poesia latina presenti nella prima edizione.
Ci furono poi molte edizioni successive in numerosi paesi, l’opera fu acclamata anche fuori dall’Italia, come dimostrano le traduzioni in varie lingue.

Tra il 1690 -anno in cui tiene il corso sulle malattie dei lavoratori- e il 1700 -in cui esce il libro- passano dieci anni, ma probabilmente per tenere un corso sull’argomento aveva dovuto lavorarci anche prima, Le malattie dei lavoratori è stato scritto nell’arco di dieci anni o forse più e venne pubblicato quando Ramazzini era già avanti negli anni e aveva molta esperienza medica alle spalle, era già conosciuto per altri meriti e opere, e stava per trasferirsi all’università di Padova.
Le Malattie dei lavoratori erano solo uno degli interessi del Ramazzini, non pensava che potesse avere grande fortuna, sapeva che le opere di medicina, dato il rapido progredire della scienza sono soggette a essere velocemente sorpassate e non si illudeva che alla sua potesse toccare sorte migliore. Più che dalla fortuna postuma era interessato dall’originalità dell’argomento, di cui era consapevole: “mi è sembrato di grande interesse, per tutta la società esaminare dettagliatamente le singole malattie dei lavoratori e i loro rimedi, cosa finora fatta da nessuno”.
La considerava un opera non perfetta, uno stimolo per chi avesse voluto occuparsene più approfonditamente: “pubblico un opera non perfetta, soprattutto per sollecitare altri ad apportarvi contributi, fino a quando non sarà esaurientemente e organicamente sviluppata in tutte le sue parti, così da meritare la giusta collocazione nel campo più vasto della medicina”.
Ci racconta egli stesso il caso che lo spinse a scrivere un trattato del genere: un giorno, salendo le scale, sentì le esalazioni che provenivano dal sotterraneo, dove stavano svuotando le fogne e nota un lavoratore che cerca di finire il suo lavoro in tutta fretta; interrogato il poveretto spiega che “nessuno se non lo prova, può immaginare cosa significhi stare in questo posto più di quattro ore; si rischia di diventare ciechi”.
Ramazzini esamina allora gli occhi dell’uomo e li trova arrossati e offuscati, lo interroga, domanda come si cura e se avesse altri disturbi; avrebbe poi osservato altri operai mezzi ciechi costretti a lasciare il lavoro e vivere di elemosina: “in seguito mi sono accorto che molti vuotatori di fogne erano diventati mezzi ciechi o ciechi completamente chiedevano l’elemosina per la città”24. Passa dal caso clinico alla ricerca su vasta scala, dalla clinica individuale all’epidemiologia: è il primo passo verso la medicina pubblica. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Alle origini della medicina del lavoro: la Diatriba di B. Ramazzini

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Didoni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Davide Bigalli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 53

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Parole chiave

lavoro
storia
medicina
ramazzini
de morbis artificum diatriba

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