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Come imparo la musica stili cognitivi e stili di apprendimento nella didattica strumentale

Gli stili cognitivi

La psicologia genetica ha evidenziato come l’apprendimento è un processo costruttivo. Allo stesso modo anche l’intelligenza può essere considerata il risultato di una continua costruzione da parte del soggetto attraverso il suo adattamento all’ambiente, nel quale le incessanti interazioni e stimolazioni portano alla formazione di nuove strutture mentali, implicate nei processi di comprensione. L’uomo riesce ad adattarsi perché supportato dalla capacità di selezionare tra i mezzi, quelli idonei al raggiungimento dei suoi obiettivi; dal loro conseguimento scaturirà la soddisfazione del suo stato di bisogno. Sternberg definisce la capacità di adattamento ‘intelligenza contestuale’, la capacità di far fronte a nuovi compiti ed automatizzarne l’esecuzione ‘intelligenza empirica’, la capacità di avere una visione strategica della situazione ‘intelligenza componenziale’. Le differenze nell’apprendimento non sarebbero legate a diversi livelli di intelligenza e abilità, ma alle loro modalità di utilizzo. Ciascun individuo è dotato di un proprio stile cognitivo che può variare a seconda delle circostanze, del compito, dell’età, dell’ambiente culturale di appartenenza, del risultato finale che si vuole conseguire.
Generalmente per stile cognitivo si intende una modalità preferenziale di elaborazione dell’informazione, che il soggetto mette in atto durante le tre fasi del processo di apprendimento. La scelta di uno stile, riguarda quella di una specifica strategia adoperata per risolvere un compito; i risultati soddisfacenti, derivanti dall’applicazione dello stile preferenziale, stimoleranno la motivazione e porteranno a riutilizzare in compiti simili le stesse tattiche. Gli stili sono abbastanza plastici, si stabilizzano nel tempo in base alle esperienze vissute dal soggetto variando anche a seconda del contesto. A tal fine è importante che gli allievi conoscano e adottino preferibilmente il loro stile, servendosi di un percorso di metacognizione, ma che facciano anche esperienza con stili diversi, riconoscendo le caratteristiche del compito e del materiale in cui è più opportuno usarne uno, piuttosto che l’altro. Le ricerche sugli stili cognitivi iniziano negli anni ’50 grazie anche ad apporti da settori psicologici diversi: la psicologia del fanciullo (riflessività-impulsività), gli studi sulla percezione (la dipendenza dal campo), le teorie dell’intelligenza (pensiero divergente), la psicologia dinamica (i principi del controllo cognitivo). Uno stile tante definizioni:

Come il termine stile suggerisce si tratta di caratteristiche cognitive globali o perlomeno diffuse, nel senso che si rilevano non solo nel funzionamento cognitivo dell'individuo, ma anche nei suoi atteggiamenti, nei modi di rapportarsi agli altri o di reagire a situazioni inconsuete. (Boscolo 1986).

Non farebbe giustizia al concetto di stile, caratterizzarlo semplicemente come tendenza ad utilizzare strategie di un certo tipo. Molti autori hanno cercato di evidenziarne la generalità illustrando come influenzi non solo modalità cognitive di elaborazione delle informazioni, ma anche interazioni sociali, atteggiamenti, vissuti emotivi. Al di là del fatto che lo stile cognitivo sia prodotto della natura o di prolungati effetti ambientali è comunque irrealistico pensare che un intervento possa radicalmente modificarlo.
(Cornoldi 1991).

Uno stile non è un'abilità, ma una preferenza. Possiamo quindi variare il nostro stile secondo la situazione e l'abilità richiesta. Gli stili variano a seconda dei ruoli che rivestiamo nei diversi momenti della nostra vita, non sono fissi, sono variabili, fluidi, sono in larga parte determinati e sviluppati dall'ambiente .(Sternberg 1996).

In prima approssimazione possiamo dire che lo stile di apprendimento definisce il particolare modo con cui l'alunno si mette in rapporto con le situazioni in cui si trova a dover imparare. Si tratta di un aspetto di tipo 'trasversale' che non fa riferimento all'atteggiamento che si ha in una particolare disciplina. Tendenza ad impiegare il medesimo genere di strategie, indipendentemente dalle caratteristiche del compito e del materiale; sarebbero modalità di funzionamento mentale relativamente stabili e trasversali ai vari domini di attività psichica. (Antonietti 1998).


Nel panorama degli studi e teorie presenti sull’argomento, una posizione rilevante è quella di Sternberg che propone la ‘teoria dell’autogoverno mentale’, secondo la quale gli individui, in situazioni problematiche, adottano particolari modalità di soluzione, che sono strettamente legate a strategie operative. La teoria si avvale di un’organizzazione molto chiara: tutti gli stili definiti corrispondono metaforicamente ad aspetti del governo di uno stato ideale. I governi, per operare, devono svolgere tre funzioni: quella legislativa, quella esecutiva e quella giudiziaria (il ramo esecutivo attua le leggi, le politiche e le iniziative sono emanate dal ramo legislativo, mentre il ramo giudiziario valuta la loro corretta applicazione o l’eventuale violazione). Oltre ad avere funzioni diverse, i governi si mostrano in differenti forme (monarchica, gerarchica, oligarchica ed anarchica), sfere (esterna ed interna), livelli (globale, analitico) e propensioni (radicale, conservatore). La metafora politica è importante perché separa nettamente il concetto di abilità da quello di stile cognitivo infatti, nessuna funzione ‘governativa’ vale più o meno delle altre, ha semplicemente una mansione diversa. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Come imparo la musica stili cognitivi e stili di apprendimento nella didattica strumentale

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanna Calogero
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Didattica della musica
Anno: 2010
Docente/Relatore: Luigia Berti
Istituito da: Conservatorio di Musica 'S. Giacomantonio' Cosenza
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 87

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Parole chiave

cognitivismo
cervello
stili cognitivi
bisogno
metacognizione
comportamentismo
stili di apprendimento

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