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Il popolamento di un'area in posizione marginale : ''Il caso dell'Australia''

Le città dell'Australia contemporanea : Una "segregazione urbana"

La dimensione continentale dell'Australia e le distanze esistenti tra le sue regioni "utili", separate le une dalle altre da immensi deserti o da ostacoli fisici, conferiscono alla rete delle città australiane un accentuato carattere di archipelago urbano (Corna Pellegrini, 1993).
Si è venuta a costituire nel Paese una sorta di "segregazione regionale", dove ogni regione ha rapporti più intensi al suo interno e verso la rispettiva capital city che non verso le altre regioni o città . L'espansione urbana è stata eccezionalmente rapida, ma raramente ha seguito un piano urbanistico coerente; sono stati spesso costruiti sobborghi residenziali sempre più lontani dai centri industriali e commerciali, creando anche seri problemi alla circolazione viaria e all'organizzazione dei servizi pubblici.
Tale "segregazione" è iniziata a partire dalla seconda metà del
diciannovesimo secolo come fenomeno urbano. Infatti, fino ad allora le capital cities erano compatte walking cities (città pedonali) poste nelle immediate vicinanze dei centri commerciali, delle fabbriche e dei porti. Negli anni del long boom, con la costruzione delle prime reti ferroviarie e tramviarie, l'impianto urbanistico delle città cominciò a trasformarsi . Il modello di segregazione differiva da quello che in anni precedenti si era affermato, ad esempio, nelle città inglesi come Manchester. Simili modelli di "segregazione" rispecchiavano, comunque una situazione che , alla fine dell'Ottocento , era tipica della maggior parte delle città del mondo occidentale; la principale differenza consisteva nel fatto che le
città australiane occupavano aree più grandi rispetto a quelle delle città europee con simile popolazione.
Oggi questo fenomeno è più evidente al Centro, al Nord e ad Ovest, dove rispettivamente Alice Springs, Darwin e Perth non hanno concorrenti; minore nella fascia costiera orientale che procede da Adelaide a Cairns, località collegate tra loro da un'impeccabile rete stradale.
Nonostante questa relativa "separatezza" urbana, l'impianto delle città è quasi ovunque assai simile, più in particolare le città meno recenti, come Melbourne, ricordano spesso l'urbanistica europea, mentre i moderni agglomerati sono di stampo più americano e presentano una netta distinzione tra le aree destinate all'abitazione e quelle destinate agli affari e alle attività economiche (Morazzoni, 1999).
Secondo alcuni studi, le maggiori città australiane sono destinate a crescere ancora: i pianificatori di Perth, ad esempio, prevedono che nel 2021 si raggiungeranno i 2 milioni di abitanti, mentre ad Adelaide è prevista una popolazione di 1,3 milioni entro il 2020. Anche per Sydney e Melbourne, che dipendono comunque dall'andamento dell'immigrazione, è prevista una crescita seppur a ritmi più modesti. Tale crescita demografica, a sua volta, determinerà l'aumento della domanda di nuove case, con conseguente sviluppo delle aree periferiche. Di fronte a tali prospettive il Governo federale ha iniziato a "riscoprire" le questioni legate alla città e ad elaborare numerosi programmi per una nuova pianificazione urbana.
Pertanto c'è da chiedersi se i Governi locali cercheranno di incoraggiare la nascita di sobborghi dalla struttura abitativa, occupazionale e dei trasporti più sostenibile ecologicamente; oppure se accetteranno passivamente le tendenze del mercato, che spingono verso una città dispersa, destrutturata e dipendente dall'automobile.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il popolamento di un'area in posizione marginale : ''Il caso dell'Australia''

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Informazioni tesi

  Autore: Emanuele Bottone
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia
  Relatore: Anna Maria Frallicciardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 60

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