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L'impatto sociale del gioco d'azzardo

I problemi e le criticità del gioco d'azzardo

Il gioco d'azzardo, con il suo forte impatto sull'economia, rappresenta un universo sociale, che porta con sé un vasto numero di problemi e criticità di varia natura, che meritano un'analisi e un approfondimento di ampia portata. Soprattutto in passato, il dibattito si è svolto principalmente sulla questione morale se il gioco d'azzardo fosse eticamente accettabile o meno. Il che risulta essere oltremodo riduttivo e scarso di argomenti se esaminiamo due osservazioni: in primo luogo, anche la Chiesa (istituzione che fa della morale un principio fondante della sua esistenza) e vari gruppi religiosi in passato non hanno rifiutato la possibilità di finanziare le proprie attività coi proventi di giochi e lotterie, segno che ritenevano che il gioco non fosse un male in sé. In secondo luogo, con riferimento stavolta alla società laica, mentre il gioco d'azzardo trova molti economisti e studiosi contrari alla sua liberalizzazione sfrenata, nessuno di essi si scaglia contro gli strumenti della finanza, i quali hanno anch'essi il carattere speculativo proprio dell'azzardo, mostrando che il loro scetticismo nei confronti del gioco è mosso da principi che non hanno niente a che vedere con la moralità (Bloch, 1951). Il gioco d'azzardo è quindi un fenomeno più ampio, che va discusso nell'ambito dei suoi diversi aspetti: esso può essere infatti considerato come una questione di libertà personale, come una legittima forma di intrattenimento piuttosto che un problema di salute pubblica e di pubblica responsabilità, oppure (ed è questo che ci interessa maggiormente) come uno strumento economico capace (o incapace) di generare profitto e promuovere lo sviluppo di un paese (Capitanucci, 2003). Negli ultimi anni si è vista in Italia (ma anche in America e in numerosi altri paesi) una continua espansione dell'offerta di gioco d'azzardo a fronte di una domanda pressoché statica, motivata dall'intenzione di generare gettito per il governo, finanziare iniziative benefiche e di pubblica utilità, creare occupazione e stimolare lo sviluppo delle economie locali. Il nostro obiettivo adesso è quello di stabilire se e in quale misura i benefici (veri o presunti) appena elencati siano superiori ai costi correlati: questi sono generalmente di due tipi, e cioè individuali (che richiedono spese terapeutiche e cure psichiatriche) e sociali. L'analisi costi-benefici ci permetterà di concludere se le opinioni di molti economisti sul gioco d'azzardo sono fondate, e cioè se l'importanza di cui i promotori delle recenti legalizzazioni e liberalizzazioni caricano il gioco, riguardi solamente il suo successo nel generare introiti per il governo piuttosto che essere motivato dai concreti benefici che esso arreca alla società. La conclusione che traggono tali economisti è assolutamente categorica: secondo loro (Henriksson, 2001), infatti, sarebbe meglio aumentare le tasse di un piccolissimo ammontare (o ridurre minimamente la spesa pubblica) piuttosto che promuovere la diffusione del gioco d'azzardo sul territorio nazionale: in questo modo (secondo loro) il governo potrebbe racimolare gli stessi introiti (i benefici) senza incorrere nelle esternalità negative proprie del gioco d'azzardo (i costi). Tali costi rappresentano principalmente il diffondersi di forme di gioco compulsivo e patologico, nonché l'aumento dei livelli di criminalità: questi due argomenti verranno trattati nei successivi due capitoli. Adesso occupiamoci di un altro tema: c'è da chiedersi se questi economisti, nel trarre la conclusione appena vista, nel considerare i benefici annessi al gioco d'azzardo, abbiano considerato solo quelli inerenti all'aspetto fiscale, dimenticandosi di tutti gli altri aspetti che vengono continuamente pubblicizzati dalle persone del settore; in realtà questi aspetti vengono considerati quantomeno dubbi. Prendiamo ad esempio in considerazione il tanto conclamato effetto di generare nuovi posti di lavoro: effettivamente con la diffusione del gioco d'azzardo si crea occupazione, ma se ne crea molto meno che potenziando altri settori dell'economia; ad esempio, in Italia la spesa per l'azzardo è pari al 90% degli acquisti per autovetture, ma mentre il primo settore coinvolge 75000 posti di lavoro, l'industria automobilistica ne garantisce 1,5 milioni, con una notevole differenza in termini di guadagni netti in termini di occupazione (Regoli, 2007). Inoltre l'esperienza insegna che se l'ente regolatore ha a disposizione la scelta tra potenziare una forma di gioco ad alta intensità di lavoro e un'altra che garantisce un miglior ritorno al governo, generalmente viene scelta la seconda ipotesi (Henriksson, 2001). Un'ulteriore osservazione riguarda uno studio svolto in Oregon (McKee e Sassi, 1995), che mostra che tasso di disoccupazione e spesa nel gioco d'azzardo sono due variabili direttamente proporzionali: abbiamo già detto che più aumenta la prima, più aumenta la seconda (le fasce deboli della popolazione, come i disoccupati, sono le più propense al gioco), ma è vero anche il contrario in quanto se aumenta la spesa, aumentano anche i giocatori patologici che perdono il lavoro a causa dei propri problemi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'impatto sociale del gioco d'azzardo

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Informazioni tesi

  Autore: Guido Cantù
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Scienze Sociali (CLES)
  Relatore: Giovanni Fattore
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 33

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Parole chiave

gioco
modelli economici
criminalità
gambling
gioco d azzardo
azzardo
giocatore patologico
enalotto
population health

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