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L'europeizzazione delle politiche italiane di salute e sicurezza sul luogo di lavoro

La tutela del lavoratore fuori dai confini nazionali

Anche se di non stretta pertinenza con il principale oggetto di ricerca si ritiene interessante dedicare uno spazio a quanto la normativa prevede in merito alla tutela del lavoratore fuori dei confini nazionali. Nell’attuale contesto economico internazionale, che spinge le imprese italiane ad operare all’estero (in ambito comunitario o in ambito extra comunitario), identificare a quale normativa in materia di sicurezza sul lavoro si debba fare riferimento, se quella italiana, cioè dello Stato dove ha sede l’impresa che ha assunto il lavoratore, o quella del paese in cui il lavoratore svolge abitualmente la sua prestazione, è di notevole importanza. La scelta dello Stato membro la cui normativa di salute sicurezza debba essere applicata non è di immediata identificazione e segue regole diverse a seconda dei casi.
Nel caso di rapporto di lavoro a transnazionalità originaria, ovvero dove l'elemento di estraneità è presente già all'origine del rapporto, e in riferimento all'Italia come paese in cui ha sede l'impresa che provvede alle assunzioni, le ipotesi legate all'esecuzione di prestazione lavorativa all'estero sono tre:
- impresa italiana assume lavoratori italiani da impiegare in paese estero;
- impresa italiana assume lavoratori stranieri da impiegare nel loro paese di provenienza;
- impresa italiana assume lavoratori stranieri da impiegare in un paese terzo.
In queste eventualità la norma regolatrice è la legge n. 218 del 1995 che ha recepito la Convenzione 80/934/CEE sulla legge applicabile alle obbligazioni contrattuali (Convenzione di Roma) con la quale si sono stabilite norme uniformi in materia di legge applicabile alle obbligazioni contrattuali nell'Unione europea. Le disposizioni della convenzione si applicano alle obbligazioni contrattuali previste dalla convenzione stessa, tra cui i contratti che regolano i rapporti di lavoro, nelle situazioni che implicano un conflitto di leggi. L’art. 3 di tale norma prevede che siano le parti stesse a scegliere la legge applicabile al rapporto contrattuale. In mancanza di scelta il contratto di lavoro è, in generale, regolato dalla legge del paese estero di esecuzione dell’attività lavorativa (Campo 2010). Per quanto riguarda le norme da applicare in tema di salute sicurezza sul lavoro le alternative correlate ai tre casi ipotizzati, pertanto, sono:
- la legge di prevenzione applicabile al rapporto di lavoro viene individuata dalle parti. L'art. 6 comma 1 della Convenzione di Roma prevede, per i contratti di lavoro, una deroga al principio della scelta delle parti: la legislazione scelta non deve privare il lavoratore della protezione assicuratagli dalle norme imperative della legge che regolerebbe il contratto in mancanza di scelta.
- si applica la legislazione di prevenzione del paese dove il lavoratore compie abitualmente il suo lavoro nel caso in cui le parti non operino nessuna scelta. Se il lavoratore non compie abitualmente il suo lavoro in un unico paese si applica la legislazione di prevenzione infortunistica italiana, cioè del paese dove ha sede l'impresa che ha provveduto ad assumere il lavoratore. Se però, il contratto di lavoro ha il “collegamento più stretto” con un altro paese (ad esempio la residenza abituale del lavoratore), si applica la normativa di quest'altro paese e non quella italiana (art.6 comma 2).

Le due alternative potrebbero determinare l'applicazione di standard di sicurezza inferiori a quelli previsti dalla legislazione italiana. Per ovviare a ciò la Convenzione di Roma ha previsto che debbano comunque essere rispettati i 72 principi di ordine pubblico internazionale e che, indipendentemente dalla legge relativa alla salute sicurezza del lavoratore applicabile al rapporto di lavoro (quella scelta dalle parti o quella del paese dove si svolge la prestazione lavorativa), debbano garantirsi le forme di tutela indispensabili affinché il lavoro possa eseguirsi in condizioni di sicurezza.
All’interno dell’area comunitaria vi sono molte analogie tra le norme applicabili in tema di salute sicurezza sul lavoro dei diversi Stati membri. L'europeizzazione delle politiche in materia ha infatti creato un buon livello di convergenza, soprattutto per quanto riguarda i paesi membri dell’Unione europea da più lunga data. A volte le norme europee hanno modificato in modo importante gli ordinamenti nazionali, altre volte le modifiche sono state di portata meno incisiva in quanto il grado di incongruenza tra i due livelli era basso. È il caso, come evidenziato nel precedente capitolo, dei paesi Scandinavi la cui normativa in tema di salute sicurezza sul luogo di lavoro è stata da esempio per l'Unione europea nella costruzione della normativa comunitaria in materia (Caruso 1995). Nonostante le molte similitudini presenti tra le diverse normative nazionali di salute sicurezza sul lavoro, alcune diversità permangono e risulta pertanto importante sapere alle norme di quale Stato membro bisogna fare riferimento. Le differenze sono causate dalle disuguali modalità di attuazione delle direttive o da un adattamento ai dettami comunitari ancora in corso a causa di un'entrata recente nell'Unione europea, o ancora da normative nazionali a tutela della salute dei lavoratori che prevedono livelli di protezione superiori a quelli stabiliti a livello sovranazionale. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'europeizzazione delle politiche italiane di salute e sicurezza sul luogo di lavoro

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Informazioni tesi

  Autore: Laura Granato
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università della Valle D'Aosta
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Patrik Vesan
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 108

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