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Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo

L’impatto della riforma del lavoro sulla disciplina dei licenziamenti “per motivi economici”

Al termine di questo excursus appare chiaro come nella materia ci si trovi di fronte ad una giurisprudenza vastissima e assai frastagliata, tanto per varietà di fattispecie quanto per soluzioni adottate. La disciplina dei licenziamenti individuali e stata sottoposta negli ultimi anni a critiche di diversa natura. L'articolo 18 è stato al centro di un acceso dibattito nel panorama normativo, economico ed imprenditoriale italiano, sin dalla sua emanazione oltre quaranta anni fa. Si è sostenuto, in primo luogo, che la c.d. tutela reale, introdotta nell’ordinamento nel 1970, sarebbe datata e obsoleta, in quanto strettamente connessa ad un modello di organizzazione del lavoro (quello fordista-taylorista) ormai in declino.
Tuttavia, esso rappresenta allo stesso tempo forse il maggiore risultato delle lotte sindacali sviluppatesi negli anni che precedettero l'emanazione dello Statuto.
In particolare, nel contesto della recente riforma del mercato del lavoro si è sviluppato un rinnovato interesse in merito all’opportunità di intervenire sull’art.18 dello Statuto. Anche in passato l’art.18 era stato molte volte oggetto di polemica, tra due fronti contrapposti, con diversi tentativi di riforma, mai andati a buon fine. A tal proposito, si confrontano da un lato, coloro che considerano l’art.18 un baluardo intoccabile, nell’ambito del lavoro subordinato, ritenendo che abrogarlo significherebbe indebolire anche le altre forme di tutela dei diritti dei lavoratori; dall’altro, chi invece ritiene che si debba rendere più flessibile il rapporto di lavoro stabile, superando quel dualismo che il diritto del lavoro, troppo generoso con i dipendenti e troppo avaro con i lavoratori precari.
Già nel primo capitolo ci si è addentrati in una spiegazione puntuale delle singole regole contenute in questa disposizione normativa.
Conviene però soffermarsi su quella che ne costituisce il nocciolo, ovvero la parte in cui si afferma che "il giudice, con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento (...) o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro".
È proprio questo il ‘punctum dolens’ del dibattito che, troppo spesso in senso univoco ed a sproposito, si è scatenato negli ultimi mesi.
Il disegno di legge sulla riforma del lavoro introduce sostanziali cambiamenti del famoso articolo 18, che, per tutelare i lavoratori dai soprusi degli imprenditori, prevedeva la reintegrazione nel posto di lavoro dei dipendenti licenziati senza giusta causa o giustificato motivo.
Si tratta di una riforma lungamente attesa dal Paese, fortemente auspicata dall’Europa e per questo discussa con le Parti Sociali con l’intento di realizzare un mercato del lavoro dinamico, flessibile, capace cioè di stimolare lo sviluppo e la competitività delle imprese, oltre che di tutelare l’occupazione e l’occupabilità dei cittadini.
Ma vediamo come si configura questa riforma del lavoro così come l’hanno presentata il premier Mario Monti e il ministro Elsa Fornero: “La riforma si propone di realizzare un mercato del lavoro dinamico, flessibile e inclusivo, capace di contribuire alla crescita e alla creazione di occupazione di qualità, ripristinando al contempo la coerenza tra flessibilità del lavoro e istituti assicurativi.
Gli interventi prefigurati si propongono, in materia di licenziamento per motivi oggettivi (qui tradottisi in ‘motivi economici’) di ridistribuire più equamente le tutele dell’impiego, riconducendo nell’alveo di usi propri i margini di flessibilità progressivamente introdotti negli ultimi vent’anni e adeguando la disciplina del licenziamento individuale per alcuni specifici motivi oggettivi alle esigenze dettate dal mutato contesto di riferimento.”
“Un passaggio significativo del disegno di riforma è l’intervento realizzato sulla disciplina dei licenziamenti individuali, per quanto concerne, in particolare, il regime sanzionatorio dei licenziamenti illegittimi, previsto dall’art. 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, cd. Statuto dei lavoratori. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo

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Informazioni tesi

  Autore: Ilaria Pagnozzi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi del Molise
  Facoltà: Scienze Economiche e Aziendali
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Nicola De Marinis
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 115

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