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Le determinanti delle bolle speculative

Il crack Lehman Brothers

Il dibattito sul caso Lehman Brothers da parte degli studiosi di economia è centrato principalmente su due punti: il peso del fallimento della quarta banca statunitense sulla crisi globale; e la ragione per cui l’amministrazione Obama nel 2008, a dispetto del salvataggio di altri istituti finanziari e assicurativi sull’orlo della bancarotta (Bear Stearns, Aig, Fannie Mae), non sia intervenuta per evitare il più grande fallimento della storia del capitalismo.
Se è unanime la considerazione secondo cui il fallimento della banca newyorkese abbia gravato sulla già critica situazione economico-finanziaria degli Stati Uniti, e di riflesso sull’intera economia globale, meno agevole è dare una risposta al secondo punto.

La Lehman Brothers Holdings Inc. era una società attiva nei servizi finanziari a livello globale, fondata dai fratelli Lehman nel 1850. La sua attività riguardava principalmente: investment banking, private equity e investment management. Era uno dei principali operatori del mercato dei titoli di stato statunitensi, con uffici e controllate sparsi in tutto il mondo. La banca d’affari newyorkese il 15 settembre del 2008 ha dichiarato, a fronte di un passivo record pari a 613 miliardi di dollari, di non essere più in grado di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni e di dover pertanto ricorrere al Chapter 11 del diritto fallimentare statunitense.

A condannare Lehman Brothers alla bancarotta è stato certamente la massiccia esposizione della banca d’affari sui mutui subprime e su altri titoli a basso rating relativi alla cartolarizzazione di tali mutui.
Nel biennio 2007-2008, con lo scoppio della crisi dei mutui subprime, a causa della svalutazione degli stessi titoli, la banca ha registrato perdite senza precedenti di svariati miliardi di dollari, conducendola inevitabilmente al default. Il calvario è iniziato nell’agosto del 2007, quando la società ha chiuso la sua banca dedicata ai prestiti subprime, BNC Mortgage, eliminando 1200 posti di lavoro e registrando perdite per 25 milioni di dollari, proprio per le precarie condizioni del mercato nel settore dei mutui. Svariate perdite si sono poi registrate per tutto il 2008, con l’inevitabile tracollo del titolo quotato alla Borsa di New York.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le determinanti delle bolle speculative

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppe Cappabianca
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli studi di Napoli "Parthenope"
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze dell'economia e della gestione aziendale
  Relatore: Gabriele Sampagnaro
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 87

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