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Neuropsicologia della lettura e dislessia evolutiva

Basi biologiche e genetiche della dislessia

La Dislessia Evolutiva (DE) è una condizione clinica che in Italia interessa circa un bambino ogni 30 [Lindgren, De Renzi e Richman, 1985] che si manifesta con una rilevante e persistente difficoltà ad acquisire e ad automatizzare i meccanismi di base della lettura. Tra i Disturbi Specificidell’Apprendimento (DSA), la DE costituisce quello più rappresentativo e paradigmatico dell’intera categoria nosografica.

L’eziologia dei disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche non è nota, perché non può mai essere associata ad un’ipotesi uni causale, ma si suppone che vi sia un intervento significativo di fattori biologici e genetici, i quali interagiscono con fattori non biologici (per es. cognitivi, linguistici, percettivi, attenzionali, mnestici e fattori esterni scolastici), che possono causare manifestazioni “patolologiche”.

Già a partire dalla fine del 1800 vari studiosi avevano ipotizzato che i dislessici evolutivi costituissero un gruppo con caratteristiche peculiari non solo cognitive (elevata intelligenza e specifico difetto di lettura) ma anche neurologiche (le prime descrizioni effettuate su bambini con “cecità verbale congenita”). Quasi un secolo dopo [1979] Galaburda e Kemper, riportarono un caso di un dislessico evolutivo di 20 anni in cui l’esame post-mortem rivelò la presenza di anomalie morfologiche confinate nel lobo temporale posteriore di sinistra e che aveva due fratelli entrambi con difficoltà di lettura.

Negli ultimi 15 anni con l’introduzione di nuove metodiche per lo studio della morfologia cerebrale e del funzionamento in vivo del sistema Nervoso Centrale, è stata notevolmente incrementata la ricerca di anomale strutturali e funzionali del SNC di pazienti con DE. In uno studio autoptico condotto su 4 pazienti di sesso maschile [Galaburda e coll. 1985] e successivamente di 3 pazienti di sesso femminile [Humphreys e coll., 1990] che in vita avevano avuto una storia di difficoltà di apprendimento della lettura, sono state descritte asimmetrie cerebrali di aree linguistiche, sia malformazioni corticali minori della corteccia perisilviana.

In particolare, essi avevano ritrovato ectopie, ovvero agglomerazioni di cellule non funzionanti correttamente, simmetria tra il lobo temporale sinistro e quello destro laddove invece avrebbe dovuto avere un’estensione maggiore a sinistra e varie altre anomalie raggruppate principalmente intorno all’area della scissura del Silvio e nella maggior parte dei casi nell’emisfero sinistro. Più recentemente, una serie di studi effettuati mediante la Risonanza Magnetica Nucleare su soggetti dislessici adulti e in età evolutiva hanno confermato la presenza di variazioni strutturali in specifiche regioni cerebrali di pazienti con DE. Tali variazioni dalla norma includono soprattutto plana temporali simmetrici o con asimmetria invertita.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Neuropsicologia della lettura e dislessia evolutiva

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Informazioni tesi

  Autore: Cinzia Battaglia
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Psicologia
  Relatore: Vincenzo Perciavalle
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 61

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Parole chiave

dislessia
disturbi specifici dell'apprendimento
trattamento della dislessia
dislessia evolutiva
sviluppo delle abilità di lettura
meccanismi visivi e lettura
basi biologiche e genetiche della dislessia
via visiva magnocellulare
via uditiva magnocellulare
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