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La Terza Pagina

La terza pagina nel XXI secolo

"Di ciò che noi abbiamo fatto, nulla rimarrà : viviamo in un Paese di contemporanei senza antenati ne' posteri perché senza memoria". Citando Ojetti, Montanelli rispondeva dalle pagine del «Corriere della Sera» ad una laureanda in Lettere piuttosto scettica sulle possibilità di sopravvivenza dell’elzeviro negli anni a venire. E certamente l’elzeviro non esiste più, o se esiste si tratta d’un “elzeviro mascherato”, travestito da articolo politico, reportage , inserito nella corrispondenza con i lettori. E certamente non esiste più la terza pagina “storica”: basta aprire un quotidiano per rendersi conto di come lo spazio un tempo dedicato alla cultura sia adesso occupato dalla politica o dalla cronaca.
Le cause sono quelle già citate: l’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione, la radio prima e la televisione poi, che hanno scalzato la carta stampata dal trono dell’informazione e della divulgazione, costringendola ad adattarsi e reinventarsi, non potendo competere né sul piano della tempestività né su quello della portata di pubblico raggiungibile, né sul piano della spettacolarizzazione della notizia, divenuta ormai la vera e propria discriminante fondamentale nel campo della comunicazione di massa. Negli ultimi quindici anni infine, con la diffusione dell’informatica, gli equilibri sono mutati nuovamente, e sono tutt’ora in evoluzione.
Il primo quotidiano a comprendere quanto il mondo giornalistico italiano necessitasse un rinnovamento fu «La Repubblica». Se «Il Giorno» aveva infatti avuto il ruolo dell’ “apripista”, pagando poi con tirature non sufficienti a coprire le spese la troppa (per l’Italia abitudinaria d’allora) audacia editoriale, il quotidiano fondato da Scalfari poteva contare su un ambiente più maturo e propenso ai cambiamenti, ormai necessari. Il giornale di Scalfari esce proprio nell’anno in cui la Rai decide di potenziare il suo servizio di telegiornali. «Repubblica» è il primo quotidiano italiano a comprendere come i giornali abbiano perso il primato nella velocità d’informazione e quanto le richieste del pubblico non siano più orientate alla notizia ma all’approfondimento, non all’evento bensì alla sua interpretazione, non al problema ma alla sua denuncia. Lo scenario cambia in maniera definitiva negli anni ottanta con l’avvento della televisione commerciale: il bacino d’utenza s’allarga, viene sfondato il tetto di sei milioni di copie e sfiorato quello dei sette, anche nel mercato dei quotidiani s’insidia il concetto di marketing. La continua caccia al lettore-spettatore, sempre più attratto dal teleschermo, produce un appiattimento in termini di contenuti, soggetti a logiche e linguaggi di mercato. Se fino al secondo dopoguerra ad attirare i lettori erano i Montale ed i Calvino, ora a far decollare le vendite sono “Portfolio” e “Replay”, giochi a premi che negli anni ottanta fanno la fortuna rispettivamente di «Repubblica» e del «Corriere della Sera» (molti critici segnano con l’avvento di Paolo Mieli direttore e l’inizio del “Mielismo” nel 1992 il termine ultimo di permanenza della terza pagina all’interno del «Corriere della Sera »). Adesso è la televisione che detta i tempi, la linea e persino l’agenda dei giornali, che quotidianamente riportano al mattino di quanto si è dibattuto la sera durante i talk-show : scrive il critico Angelo Lorenzo Crespi: “In pratica, il quotidiano post-televisivo tende più a colpire lo stomaco del lettore che non ad approfondire le sue conoscenze, è lieto di enfatizzare piuttosto che di informare”. La cultura tuttavia non viene privata d’uno spazio: essa troverà casa, per quanto riguarda il quotidiano romano, nel paginone centrale del giornale, ove risiede tutt’ora. È però questa una delocalizzazione della terza pagina che, se da un lato la riveste di un ruolo simbolicamente “tolemaico” (il centro del giornale), dall’altro ne muterà indiscutibilmente il ruolo gerarchico all’interno del giornale: il dislocamento dalla terza al centro del quotidiano è infatti il segno evidente di come la letteratura non sia più un intrattenimento richiesto dalla maggioranza dei lettori abituali, ma solo il desiderio di una cerchia di questi, anche se bisogna dar atto al segnale di continuità con la terza pagina: viene rinnovato l’antico compromesso fra letterati e giornalisti, offrendo agli intellettuali di professione uno spazio di auto rappresentazione diretta (articoli, dibattiti) ed indiretta ( interviste, recensioni,inchieste culturali).

Questo brano è tratto dalla tesi:

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Minervini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Wanda De Nunzio Schilardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 53

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