La ricerca sul processo in psicoterapia: il cambiamento del paziente attraverso lo Psychotherapy Process Q-Set

Nella prima parte di questo lavoro è stato sottolineato come, assumere come bersaglio della ricerca sul processo in psicoterapia non meri dati descrittivi riferiti all’esame delle singoli variabili che si dispiegano in un processo “contenitore”, (interventi del terapeuta, alleanza terapeutica, funzione riflessiva, meccanismi di difesa, ecc..), ma il processo nel suo complesso delineato come uno scambio comunicativo , porti necessariamente ad orientare il focus sulle caratteristiche dello scambio clinico, sul suo funzionamento e sulla dinamica che sostanzia il cambiamento clinico.

E’ stato già osservato che questa prospettiva porta ad assumere come oggetto di studio il "significato" che l'intera situazione terapeutica assume per il paziente, e che questa sia la principale dimensione connessa alla possibilità di modificare e potenziare la prospettiva del paziente. Si è anche detto che questa concezione della psicoterapia, intesa come dinamica intersoggettiva di costruzione di senso, sia condivisa da approcci diversi (psicodinamico, cognitivo, umanistico e narrativo). Tuttavia la lettura del processo clinico e del cambiamento è inevitabilmente connessa a differenti concezioni della mente che attraversano anche approcci diversi come il cognitivismo e la psicoanalisi: una concezione della mente semantica ( presente in un certo cognitivismo costruttivista) e una concezione della mente funzionalista , che ha a che vedere con i meccanismi che qualificano il funzionamento (es, meccanismi di difesa primitivi, ecc.).

Un’alternativa più radicale è quella di intendere la mente come un sistema di connessione tra significati: l’utilità della funzione clinica risiederebbe allora nella capacità di produrre nel paziente un ampliamento delle possibilità di interpretare l’esperienza, intendendo quindi il cambiamento come incremento della possibilità di interagire con l’ambiente attraverso un repertorio di risposte flessibili e adeguato alla variabilità. Lo sviluppo della soggettività in sostanza sarebbe legato alla capacità di andare oltre le colonne d’Ercole dei “significati fondamentali” per produrre nuove premesse di senso e altre combinazioni di significato.

Questo livello di flessibilizzazione richiede la deassolutizzazione di un sistema di categorie, di rigide premesse, assunti, credenze, schemi di attaccamento e di relazione con l’altro, con cui il paziente ha fino quel momento interpretato la propria esperienza e che sono all’origine del malessere che lo spinge a chiedere aiuto al terapeuta .