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Gli Exchange Traded Funds come strumenti di gestione del risparmio

La situazione attuale del mercato degli ETF sintetici in Europa, USA e Asia

Le controversie sugli ETF sintetici sono sfociate, nel corso del 2011, nella decisione da parte dei maggiori regolatori europei di incrementare i controlli. Le accuse della presenza di un rischio sistematico nell'investimento in ETF sintetici si ripresentavano, durante l’anno scorso, ad intervalli regolari e ciò ha portato ad un cambiamento in negativo delle prospettive di crescita legate a questi strumenti.
Per quanto riguarda il mercato europeo, il più importante nel ramo dei sintetici, sono stati rilevati deflussi netti nel periodo compreso fra il secondo trimestre e la fine del 2011; gli ETF a replica fisica, invece, hanno registrato afflussi netti nel medesimo arco temporale. A fine 2011, la combinazione di deflussi netti e, in certi casi, di perdite di capitale investito ha causato la riduzione della quota di mercato degli ETF sintetici europei, da una media del 45% del totale degli asset in gestione agli ETF nel 2009 e 2010 ad appena il 38% del 2011.
Il dibattito sintetico vs fisico ha raggiunto il culmine nel 2011, in corrispondenza di alcune tensioni nei mercati finanziari dell'Eurozona legate alle crisi del debito di alcune banche e di alcuni paesi. Le statistiche mostrano che esiste una preoccupazione di fondo sull'utilizzo di ETF sintetici. La maggioranza degli investitori continua a preferire fondi a replica fisica rispetto a quelli a replica sintetica per potersi esporre sul mercato azionario e obbligazionario tedesco, il più ricercato al momento.
Una causa plausibile di questo comportamento è individuabile nella cattiva pubblicità dei media, in parte legittimata dalle preoccupazioni crescenti sulla salute finanziaria di alcune delle banche europee che operano come controparti nei contratti swap che stanno alla base di alcuni degli ETF sintetici più colpiti.
A inizio 2012 c'è stata un'inversione di tendenza, con un modesto ma significativo recupero dei sintetici in Europa, che ha portato nel mese di gennaio ad afflussi netti stimati intorno a 1,84 miliardi di dollari, secondo i dati di BlackRock, superando perfino gli ETF a replica fisica, che hanno registrato nel mese flussi in entrata per 1,52 miliardi. Nel frattempo lo scontro sintetico vs fisico si è progressivamente evoluto verso una discussione più razionale sui fattori chiave del rischio di controparte in tutte le sue forme.
Negli Stati Uniti i regolamenti della SEC precludono lo sviluppo della maggior parte degli ETF sintetici, che ricoprono una quota marginale del mercato; maggiormente diffusi sono invece alcuni prodotti a leva o inverse, fra i più discussi sul mercato. Questi ultimi vengono scambiati prevalentemente da trader intra-day, il loro portafoglio è ribilanciato ogni giorno e non garantiscono di replicare il rendimento del benchmark nel lungo periodo. Il loro profilo di rischio è mediamente più elevato sia rispetto agli ETF tradizionali, sia rispetto a quelli sintetici scambiati in Europa.
Nel mercato asiatico degli ETF i ruoli chiave sono ricoperti dai provider di Hong Kong e Singapore.
A Hong Kong a fine marzo 2012 si contano asset gestiti da ETF per un ammontare di 24 miliardi di dollari, a Singapore per 1,5 miliardi. Hong Kong e Singapore sono stati anche al centro dello sviluppo degli ETF sintetici in Asia. Un altro mercato importante è quello coreano, con asset per 10 miliardi di dollari, in cui il primo ETF è stato lanciato nel 2002; qui però non si è sviluppato il mercato degli ETF sintetici. Negli altri paesi asiatici, il mercato del sintetico rimane ad uno stadio embrionale: a Taiwan e in Thailandia sono quotati ETF sintetici nati ad Hong Kong, in Cina e Malesia neppure quelli.
I mercati asiatici, però, attirano sempre più investitori da tutto il mondo, per le straordinarie prospettive di crescita fornite da paesi come la Cina, il fulcro economico della regione. Le maggiori difficoltà tuttora esistenti che gli investitori stranieri devono affrontare per poter investire in questa regione sono legate ai regolamenti rigidi. In particolare, la maggior parte degli ETF sintetici asiatici replica la performance dell'indice cinese A-Share, costituito da azioni di società cinesi e quotato sulle borse di Shanghai e Shenzhen. L'investimento su tale indice è permesso però soltanto a investitori cinesi domestici e Qualified Foreign Institutional Investors (QFIIs), investitori istituzionali internazionali che hanno il permesso di investire nel mercato cinese. Quest’ultimo ostacolo è stato superato con l’introduzione di un nuovo ETF basato sull’A-Share, quotato a Hong Kong.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Gli Exchange Traded Funds come strumenti di gestione del risparmio

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Informazioni tesi

  Autore: Alberto Chiarello
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Luca Erzegovesi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 75

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