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Subappalto e mafia: analisi della disciplina a tutela dei subcontratti dalle infiltrazioni mafiose.

La mafia e gli imprenditori

Il mutato atteggiamento nei confronti degli appalti ha comportato radicali modifiche nel comportamento della mafia. Non più semplice richiesta di pizzo, bensì un ruolo dinamico, volto all'ottenimento della commessa.
La mafia quindi è diventata imprenditrice. Chiaramente questo non significa che le organizzazioni mafiose partecipino alle gare pubbliche per vincere lealmente la competizione ed utilizzare i finanziamenti per realizzare le opere commissionate. In realtà l'appalto è uno strumento che la mafia utilizza per perseguire i propri vantaggi. Non ha alcun interesse allo svolgimento di una gara corretta, tantomeno di realizzare le opere commissionate nel rispetto del contratto di appalto.
Per individuare questo fenomeno, in cui la mafia da organismo parassita dell'attività d'impresa diventa essa stessa imprenditrice, si è utilizzato il termine “impresa mafiosa”.
Esso però designa tre diverse ipotesi. La prima è costituita dall'impresa costituita dall'organizzazione, che pone a capo un suo affiliato e utilizza i proventi delle attività illecite per sostenere la consorteria ed i suo consociati. La seconda è quella dell'impresa che non è diretta promanazione dell'organizzazione; è in capo ad un affiliato ma opera per conto proprio e non per l'organizzazione . La terza è quella più comune alla realtà degli appalti: l'impresa è formalmente nella titolarità di un imprenditore estraneo, non affiliato alla mafia ma instaura rapporti funzionali, soddisfacendo le richieste dell'organizzazione e traendo essa stessa vantaggi.
Per realizzare al meglio i propri interessi, si è assistito, come scrivevamo nel precedente paragrafo, ad un'alleanza tra le famiglie mafiose e parte del mondo dell'imprenditoria. Questi imprenditori si mettono d'accordo con le organizzazioni mafiose per partecipare alle gare, vincerle, e successivamente spartirsi il denaro pubblico. Si realizza dunque un accordo tra mafia ed imprenditoria i cui contenuti sono ben definiti.
L'imprenditore consegue, alleandosi con l'organizzazione mafiosa, innanzitutto la possibilità di creare situazioni di monopolio, in quanto nella zona di controllo della famiglia mafiosa potranno vincere solamente le imprese affiliate. Ad essa si deve aggiungere la possibilità di utilizzare risorse finanziarie di provenienza illecita, oggetto di riciclaggio. Tali risorse costituiscono, per l'imprenditore, dei veri e propri finanziamenti, ottenibili con maggiore facilità rispetto alle linee di credito concesse dalla banche.
Infine, l'imprenditore ottiene l'azzeramento di qualunque forma di conflittualità all'interno o all'esterno della sua impresa. I lavoratori o i sindacati presenti all'interno dell'impresa verranno “convinti” a non presentare rimostranze contro il datore di lavoro; le eventuali autorizzazioni necessarie per lo svolgimento di determinate lavorazioni potranno acquisirsi corrompendo i funzionari pubblici.
L'organizzazione mafiosa, invece, riesce a riciclare denaro di provenienza illecita e a conseguire maggiori finanziamenti per le proprie attività. L'appalto consente di controllare le principali forze produttive della zona e il denaro pubblico serve ad aumentare le attività del consorzio criminale. Più denaro significa maggiore potere.
Inoltre manipolare gli appalti le consente di estendere lo spettro delle conoscenze e di ampliare la rete dei soggetti che ad essa si rivolgono. Per far vincere un gara è ben possibile che si ricorra a tangenti per ingraziarsi gli amministratori pubblici e tessere future alleanze. In generale con il controllo degli appalti, la mafia riesce ad aumentare il controllo sul territorio, perché l'appalto è una delle principali fonti di lavoro, sia per gli imprenditori sia per i lavoratori, per cui chiunque vi abbia interesse deve passare per l'organizzazione mafiosa.
Da quest'alleanza chi subisce pregiudizio sono gli enti pubblici e gli altri imprenditori che non si sono alleati con l'organizzazione mafiosa. I primi infatti si ritrovano a finanziare con denaro pubblico opere che o non verranno mai realizzate oppure di scadente qualità (l'impresa aggiudicataria ben si guarderà, infatti, dall'adempiere alle obbligazioni contrattuali, per cui o realizza l'opera utilizzando materie prime scadenti o lavorazioni economiche oppure viene fatta fallire prima della conclusione dei lavori).
I secondi invece sono impossibilitati a partecipare ad una gara corretta e leale. Davanti ad un concorrente che dispone più facilmente dei finanziamenti, dietro cui si cela una macchina organizzativa invisibile ma spietatamente efficiente, l'imprenditore, in particolare quello medio-piccolo, non può che arrendersi. La scomparsa di concorrenti permette all'impresa affiliata di acquisire sempre più crescenti quote di mercato e a porsi come interlocutore privilegiato con le pubbliche amministrazioni. Si realizza quindi una situazione di monopolio, in cui il potere contrattuale dell'imprenditore aiutato dalle cosche diventa sempre più forte.

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Subappalto e mafia: analisi della disciplina a tutela dei subcontratti dalle infiltrazioni mafiose.

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Presotto
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2011-12
  Università: Scuola Sup. di Studi Univ. e Perfezionamento S.Anna di Pisa
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Gaetana Morgante
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 136

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legge 646/1982
legge 575/1965
illecita autorizzazione di subcontratti
rotazione programmata degli appalti
art. 74 codice antimafia

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