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Storia e Archeologia del territorio Mantovano tra VII e XI secolo

La villa delle Mansarine di Monzambano

La più antica testimonianza di età altomedievale rintracciata nel comune di Monzambano è rappresentata dalla rioccupazione di alcune parti del sedime della villa romana di Monte Mansarine, avvenuta tra il V e la metà del VI secolo d.C.

Il sito è stato oggetto di uno scavo stratigrafico estensivo, condotto dalla Soprintendenza Archeologica della Lombardia tra il 1989 e il 1993, che costituisce una delle più recenti e significative occasioni di indagine archeologica sui siti altomedievali del Basso Garda. Tale intervento ha riguardato un’area di oltre 5.000 mq e ha consentito di identificare nella sua interezza l’impianto del sedime.
La villa, ubicata presso il limite meridionale del circolo morenico gardesano, circa 3 km a ovest del fiume Mincio, occupa la parte mediana di una breve valle aperta fra bassi rilievi tondeggianti e percorsa in tutta la sua lunghezza dal fosso Dugale di Sale che fino a pochi anni or sono sfociava nel vicino laghetto di Castellaro. In situazioni morfologicamente analoghe sono stati rinvenuti nel raggio di circa 2 km altri tre siti d’età romana, due dei quali sicuramente identificabili come ville, che insieme a quello delle Mansarine paiono costituire un gruppo di aziende rurali che sfruttava gli ampi lembi di terreno pianeggiante o in leggero declivio frequenti attorno al lago di Castellaro.

Immediatamente alle spalle di questo bacino insediativo corre la strada Cavallara la cui esistenza già in età romana è suggerita da numerosi rinvenimenti di resti strutturali e necropoli precisamente disposti lungo il percorso. La strada che attraversa in senso est-ovest le ultime propaggini della cerchia morenica, toccando Solferino e passando il fiume Mincio a Valeggio, costituiva probabilmente l’asse di raccordo di questo territorio alle due maggiori direttrici viarie della Brescia – Mantova e della via Postumia con le quali si congiungeva rispettivamente presso Castiglione delle Stiviere e a Villafranca di Verona.

La villa delle Mansarine era articolata in due distinti edifici di forma approssimativamente rettangolare; in essi sono state riconosciute la pars urbana e la pars rustica della villa, affrontate su un cortile e affiancate ad est da due grandi spazi contigui delimitati da robusti muri di cinta. Le strutture residue e la stratificazione connessa si presentavano purtroppo in pessimo stato di conservazione, in primo luogo a causa di interventi di recupero di materiali da costruzione che portarono alla rasatura delle murature fino a quote di poco superiori al piede degli alzati e all’asportazione quasi completa sia dei livelli di crollo, che delle pavimentazioni e delle relative preparazioni.

Tale situazione non ha pertanto permesso di determinare alcuni importanti particolari, quali ad esempio l’elevazione originaria delle murature, l’ubicazione degli accessi e, specie nella parte rustica, la destinazione funzionale di molti ambienti. I dati tuttavia raccolti hanno consentito di restituire un fedele quadro dell’evoluzione costruttiva della villa.
La fondazione dell’edificio dovrebbe porsi tra il tardo I secolo a.C. e gli inizi del I secolo d.C., con successivi ampliamenti databili al III e a vari momenti del IV secolo d.C. Ma ciò che, in questa mia indagine, interessa maggiormente è la fase dell’abbandono, avvenuta probabilmente nel V secolo d. C., quasi certamente non a causa di un fatto traumatico, come parrebbe dimostrare l’assenza di tracce di crolli o di incendio.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Storia e Archeologia del territorio Mantovano tra VII e XI secolo

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandro Ballarini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Parma
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Mauro Librenti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 169

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