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Memorie garibaldine nel Biellese. Cronache, testimonianze e celebrazioni nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia

Il pane, le scarpe e la stoffa per i Cacciatori

Il passaggio di 3500 soldati in una cittadina come Biella, e la loro sosta per più giorni, comportava innanzitutto il problema del vitto. Ovunque si era battuto in passato Garibaldi aveva dovuto chiedere alle popolazioni locali soldi e cibo per i suoi uomini. «Ora finalmente poteva rilasciare regolari ricevute. Per lui avrebbero garantito e pagato Cavour e il ministero della guerra» (Presa, Garibaldi dalla camicia rossa biellese).

L’amministrazione comunale, già provata economicamente dall’invasione austriaca dell’8 maggio, si trovò ad affrontare altre spese per far fronte alle richieste dei Cacciatori delle Alpi. Fu necessario ricorrere alla Cassa di Risparmio per un prestito straordinario di 2000 lire.
il sindaco Felice Coppa si fece carico della provvista di viveri e delle spese di trasporto. Dieci giorni dopo la partenza di Garibaldi, Coppa dovette sottoscrivere un impegno formale che, nell’interesse della città, garantiva la restituzione di tale somma - più gli interessi legali - nel più breve tempo possibile.

I garibaldini consumarono in 2 giorni ben 2580 kg di carne, 6481 kg di pane, 953 kg di riso, 111 kg di lardo, 181 kg di sale. Bevvero inoltre 1388 litri di vino, quantità ragguardevole anche se inferiore a quella destinata ai soldati austriaci che potevano contare su mezzo litro di vino contro il quarto di litro riservato ai garibaldini.
In una nota fatta pervenire dallo stesso Garibaldi, tramite un suo commissario, all’amministrazione della città, furono prescritte le razioni giornaliere per ciascun soldato e per i cavalli. Ecco la “dieta del garibaldino”: 900 grammi di pane di cui 150 per la zuppa, 300 grammi di carne, 125 grammi di riso oppure 120 grammi di pasta, 15 grammi di lardo per condimento, 15 grammi di sale e un quarto di vino. Rispetto al pasto dei Reali Carabinieri e a quello previsto per l’esercito regolare, Garibaldi evitò ai suoi uomini il caffè, lo zucchero e l’acquavite. Il giudizio sul pane fu ottimo e riportato su una regolare ricevuta firmata dal commissario di guerra Antonio Ghiglione: «Si dichiara che tutto il pane somministrato dal municipio di Biella è pane bianco di prima qualità fabbricato con frumento ad esclusione della crusca» (ASCB, Comune, serie terza, sec. XIX, mazzo 62 fascicolo 025).

Ricevute di questo tipo erano essenziali per ottenere un rimborso dai ministeri com-petenti e andavano a integrare un minuzioso sistema contabile attraverso il quale traspare la complessa macchina organizzativa che precedeva e seguiva gli avvenimenti militari.
Ma non di solo pane avevano bisogno i Cacciatori... Il 18 maggio Garibaldi fece pervenire al sindaco la seguente lettera firmata di suo pugno: «Si prega codesta amministrazione a voler possibilmente somministrare al primo reggimento di questo corpo qualche centinaio di paia di scarpe, da pagargliene il rimborso nei consueti modi di pratica» (ASCB, Comune, serie terza, sec. XIX, mazzo 62 fascicolo 025).

Nonostante l’italiano un po’ zoppicante, l’ordine fu eseguito con celerità. Furono contattati tutti i calzolai dalla Valsessera alla valle dell’Elvo e nel giro di due giorni i garibaldini si videro recapitare ben 329 paia di scarpe confezionate da 20 calzolai diversi. Evidentemente ci fu un rapido contatto tra i sindaci dei vari comuni biellesi che solecitarono la requisizione di tutte le calzature già in magazzino.

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Memorie garibaldine nel Biellese. Cronache, testimonianze e celebrazioni nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia

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Informazioni tesi

  Autore: Riccardo Pozzo
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia
  Relatore: Daniela Adorni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 297

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Parole chiave

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biella
unità d'italia
garibaldi
celebrazioni
biellese
cacciatori delle alpi
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