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Prospettive e opportunità per le imprese italiane in Turchia

La Turchia oggi: un Paese sulla soglia di una porta per metà europea, per metà mediorientale

In base a quanto esposto nel presente capitolo, risulta evidente che la politica di contenimento adottata dall'UE ha prodotto sin dall'inizio delle forti barriere d'ingresso per la Turchia. Infatti, anche se nel 2005 le è stato riconosciuto lo status di Paese candidato e si sono aperti nello stesso anno i negoziati, le prospettive fornite dal Patto di Associazione hanno nel tempo fortemente disatteso le aspettative della società turca, tanto che, come dimostra un'indagine dell''Eurobarometro (2008), già in occasione delle elezioni del 2007 si poteva osservare che solamente il 25% degli elettori era ancora fiducioso nella riuscita del processo di adesione all'UE (cit. in Gordon-Taspinar, 2008, p. 48). La strategia della propaganda politica intrapresa dall'AKP che l'ha portata alla vittoria delle elezioni del 2011 è stata un'ulteriore conferma che ormai l'elettorato aveva perso quasi totalmente la sua fiducia nell'Europa: la promessa della membership non è più credibile, e i negoziati sono a un livello di empasse, di conseguenza, gli obiettivi di raggiungimento dell'acquis risultano oggi largamente assenti dall'agenda politica del Paese. Inoltre, bisogna sottolineare il fatto che, nonostante Erdo.an abbia vinto le elezioni del 2011, non ha tuttavia raggiunto la quota di 367 seggi, quindi non può effettuare riforme costituzionali in perfetta solitudine, e ha mancato anche l'obiettivo minimo dei 330 seggi, per cui non può nemmeno varare le riforme costituzionali ricorrendo alla conferma referendaria. Per raggiungere risultati in questo ambito, oggi l'AKP deve necessariamente cercare una convergenza con l'opposizione. A causa di ciò, la riforma costituzionale, e quindi l'allineamento con i criteri dell'UE, procede molto lentamente, e ad oggi, i report dell'Unione Europea, pur riconoscendo i progressi fatti in materia, continuano a sollecitare la necessità di redigere una nuova Costituzione in sostituzione di quella del 1982:

Since the September 2010 constitutional referendum and the June 2011 elections, consensus has emerged on the need for a new Constitution to replace completely the 1982 Constitution, which had been adopted following the 1980 military coup. [...]
Overall, there has been some progress in implementing the 2010 constitutional reform, notably in the field of the judiciary. A new Constitution would cement the stability of institutions guaranteeing democracy, the rule of law, human rights and respect for and protection of minorities and address long-standing problems, including the Kurdish issue.
Both the government and the opposition are committed to working on a new Constitution upholding freedoms.

(Commissione delle Comunità Europee, 12 ottobre 2011)

Nonostante le difficoltà di politica interna, nel 2011 la Turchia ha comunque ratificato (a settembre) l'OPCAT, ovvero il Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura (Commissione delle Comunità Europee, 12 ottobre 2011), ha registrato una forte espansione economica (Ibid.), e ha istituito un Ministero degli Affari Esteri Europei ad Ankara. Ma l'Unione Europea sembra inamovibile sul fronte cipriota, e ha asserito chiaramente che:

EU accession negotiations with Turkey began on 3 October 2005. In total, 13 out of 33 negotiation chapters have been opened and one chapter has been provisionally closed. As a result of Turkey not having fully implemented the Additional Protocol to the Association Agreement, the EU decided in December 2006 that eight negotiating chapters could not be opened and that no chapter could be provisionally closed until Turkey meets its obligations.
(Commissione delle Comunità Europee, 12 ottobre 2011)

Sicuramente, l'inamovibilità da parte dell'Unione su determinati punti, nonché il netto rifiuto di alcuni Stati membri ad accettare la Turchia nel contesto Europeo hanno portato al declino del supporto popolare turco, e ciò sta oggi mettendo ulteriormente a rischio il già fragile equilibrio fra Ankara e Bruxelles. Tuttavia, l'Europa potrebbe avere ancora terreno fertile su cui attecchire. Nonostante il calo del supporto dell'elettorato, infatti, ad oggi l'AKP si dichiara ancora schierato a favore dell'Unione Europea e non ha mai espresso l'intenzione di abbandonare i negoziati, come invece qualcuno in Francia o in altri Paesi UE probabilmente spera. L'AKP ha semplicemente smesso di utilizzare la speranza della futura membership europea come sua principale argomentazione di propaganda politica, visto che non è più un argomento così popolare nell'elettorato, e si è concentrata su obiettivi più concreti e di imminente realizzazione, come ad esempio quello della liberalizzazione dei visti di ingresso, per i quali l'ex premier italiano Giuliano Amato è impegnato, insieme a Gerald Knaus (presidente dello European Stability Initiative – ESI), alla stesura di un report specifico.
La relazione fra Unione Europea e Repubblica Turca vive dunque oggi intrappolata in una situazione di stallo che è ormai prettamente politica, divisa tra il fronte di Stati che osteggiano l'adesione della Turchia e la volontà europea di non voltarle completamente le spalle in considerazione delle sue potenzialità strategiche. Con il presente studio non si vuole certo sostenere che l'Unione Europea debba soprassedere su determinati aspetti ritenuti incompatibili con la propria struttura, ma risulta chiaro che la mancanza di una presa di posizione netta da parte di Bruxelles potrebbe portare alla perdita di un partner importante. Sicuramente, allo stato attuale, non è minimamente pensabile troncare nettamente le relazioni, né dall'una né dall'altra parte, ma appare sempre più difficile uscire dalla situazione di empasse che si è creata: l'Europa sembra non voler accettare né voler rifiutare la Repubblica Turca. Nell'incertezza, la lascia in attesa. Spesso si è parlato, specialmente tra i partiti europei di centro-destra, di sostituire la membership piena con una partership privilegiata, ma va considerato che la Turchia, sotto molti aspetti è già in una posizione di partnership privilegiata con l'Unione Europea. In alternativa a ciò, si è anche ipotizzata l'istituzione di un binario parallelo in materia di politica estera, con lo scopo di intensificare i negoziati con la Turchia in regioni come la Bosnia-Erzegovina o il Medio oriente. Tuttavia, per ora, queste proposte rimangono solo ipotesi, e la Turchia continua ad agire in maniera sempre più indipendente rispetto all'occidente, tanto è vero che l'attuale ministro degli Affari esteri turco, Ahmet Davutoğlu, in concomitanza con l'inizio della presidenza di turno dell'Unione Europea da parte di Cipro (iniziata a luglio 2012), ha espressamente dichiarato che se l'enclave turca sull'isola di Cipro non verrà definitivamente riconosciuta, il rapporto fra UE e Turchia potrebbe incrinarsi ulteriormente:

With the integration of South Cyprus in the EU, an irregularity has appeared and it has reached a second stage. In fact, according to the EU Acquis Communautaire all the Island became a member of the EU. Now the Greek Cypriots – a country which does not represent all of Cyprus – are taking over the presidency of the European Union. So the irregularity is opening up. This is the weakness of the European Union. If the EU does not show the ability to overcome this weakness, the negotiations won’t be able to progress easily no matter how successfully Turkey does its homework and prepares.
(Intervista del 2 aprile 2012 con il Ministro degli Affari Esteri Turco Ahmet Davutoğlu, Euronews, 2 Aprile 2012)

Questo brano è tratto dalla tesi:

Prospettive e opportunità per le imprese italiane in Turchia

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Informazioni tesi

  Autore: Eleonora Paglialunga
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Macerata
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Carmelo Maria Porto
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 254

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