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Aggressività e violenza ad opera dei minori: il fenomeno dei baby killer

Le misure cautelari previste per il minore

Le misure cautelari previste per il minore e applicabili in ordine alla gravità del reato sono: prescrizioni, permanenza in casa, collocamento in comunità e custodia cautelare.
Nell’attribuzione delle misure cautelari il giudice tiene conto dell’esigenza di non interrompere i processi educativi in atto e, quando viene disposta una misura cautelare, affida l’imputato ai Servizi Minorili del Dipartimento di Giustizia Minorile.

Se l’imputato non ha commesso un reato grave, può subire prescrizioni inerenti lo studio, il lavoro o altre attività utili per la sua educazione, per un massimo di due mesi, rinnovabili una sola volta.
In caso di gravi e ripetute violazioni delle prescrizioni, il Giudice può disporre la permanenza in casa, sotto vigilanza dei genitori o di altri adulti che convivono, obbligando il minore a restare nell’abitazione familiare o in altra abitazione privata. Si può anche disporre il permesso di allontanamento, qualora il minore debba svolgere attività di studio o di lavoro o altre mansioni utili alla sua educazione.

Diversamente, per violazioni della misura, gravi e ripetute, il giudice può disporre l’inserimento in comunità. Il minore quindi viene affidato ad una struttura pubblica.
In caso di ulteriori violazioni, allontanamento non giustificato dalla comunità o ripetuta inosservanza delle regole, il giudice può disporre la custodia cautelare per un periodo di un mese, se riguarda un delitto con pena di reclusione non inferiore ai cinque anni.
La custodia cautelare può essere applicata anche per delitti non colposi con pena di reclusione non inferiore a nove anni o per altri reati, specificatamente indicati, nonché per il delitto di violenza carnale.
Il procedimento giudiziario può anche essere definito anticipatamente, senza il rinvio a giudizio, attraverso l’istituto del perdono giudiziale; il Giudice in questo caso non arriva alla fase dibattimentale e nemmeno alla pronuncia della condanna, in considerazione dell’età del minore, per consentirgli un recupero sociale più rapido che può essere più agevole da incensurato.

E’ un istituto vantaggioso (il cui presupposto è certamente un giudizio di prognosi favorevole, rispetto al recupero del minore, che ha tenuto conto dell’osservazione diretta e delle risultanze delle osservazioni del servizio sociale) poiché permette il reinserimento sociale e l’uscita dal circuito penale del minore. E’, infatti, irrevocabile perché estingue il reato incondizionatamente e istantaneamente, ma non può essere concesso più di una volta. Le iscrizioni relative alla concessione del perdono giudiziale vengono conservate fino al compimento del ventunesimo anno d’età, mentre tutte le altre iscrizioni sono eliminate al compimento del diciottesimo anno d’età.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Aggressività e violenza ad opera dei minori: il fenomeno dei baby killer

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Informazioni tesi

  Autore: Annarita Masieri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi Guglielmo Marconi
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Maria Monaco
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 213

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