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Cum oculo vitro armato facile observare est – Antonio Vallisneri e la microscopia in Italia tra XVII e XVIII secolo: un’indagine storico-naturalistica

L’uso del microscopio negli scritti vallisneriani

Come è già stato scritto in precedenza (cfr. cap. 1.2), caratteristica principale della natural filosofia di Antonio Vallisneri fu una convinta adesione alla nuova dottrina sperimentalista, di cui lo scienziato scandianese volle e seppe farsi esponente e divulgatore di primo piano in Italia.
Ciò non potè non implicare una particolare attenzione nei confronti di tutte quelle nuove tecniche di ricerca che, per quanto sospettate di inefficacia ed ambiguità da parte dell’ambiente scientifico più tradizionalista, rappresentavano un punto di svolta – seppure in una certa misura inconsapevole – nell’evoluzione del sapere umano, e nella velocità di tale evoluzione.
Vallisneri seppe intuire gli immensi vantaggi che l’ausilio del microscopio poteva offrire alla ricerca scientifica, ritenendo questi di importanza assai maggiore – cosa non banale – di quanto non lo fosse l’influsso negativo dei fraintendimenti e delle difficoltà insite nell’uso di un simile strumento, dovute soprattutto agli inconvenienti tecnici che tale disciplina, ancora agli albori, inevitabilmente presentava.
Egli integrò costantemente la propria ricerca sperimentale con l’uso del microscopio, considerandolo un essenziale strumento di indagine scientifica (come del resto lo era stato in precedenza per Redi e Malpighi, figure di cui si considerava discepolo ed erede).
Vallisneri non fu, ad ogni modo, un microscopista in senso stretto. Non gestì mai la propria ricerca in funzione della possibilità di ricondurre, o meno, un fenomeno all’osservazione microscopica, concentrandosi sulla parte non direttamente visibile della realtà naturale. Preferì piuttosto fare ricorso a tale strumento nei momenti in cui i molteplici sentieri d’indagine da lui imboccati lo resero effettivamente necessario. Un pensiero, questo, che l’autore espresse chiaramente nel suo Saggio alfabetico (Vallisneri, 1733), affermando l’importanza della microscopia ai fini della ricerca sperimantale (Generali, 2004).

Nello sviluppo di una tale concezione della ricerca scientifica giocò senza dubbio un ruolo decisivo il periodo della formazione accademica dello scienziato, durante il quale Vallisneri venne a stretto contatto con l’ambiente sperimentale bolognese, assistendo di persona alle aspre controversie che ne opposero il principale esponente – Marcello Malpighi – ai sostenitori della tradizione medica empirica, a loro volta capeggiati da Girolamo Sbaraglia (Generali, 2004). In quegli anni era infatti in corso una diatriba dai toni estremamente violenti all’interno dell’ambiente scientifico bolognese, tra la ricerca sperimentalista di matrice galileiana e cartesiana (nella specifica forma baconiana e corpuscolaristica che questa aveva assunto presso l’ateneo emiliano) ed il gruppo dei medici di scuola galenica che rifiutavano l’approccio sperimentale e lo studio anatomico e microscopico a favore di una procedura di stampo essenzialmente empirico e deduttivo.
Nucleo della controversia era l’accusa di inefficacia ed inutilità mossa da questi ultimi nei confronti delle dottrine sperimentali applicate alla scienza medica; un’accusa che, unita alle difficoltà da parte della ricerca sperimentale di mettere in atto a livello pratico una valida alternativa alle teorie mediche tradizionaliste, contribuì a fare in modo che il gruppo capeggiato da Sbaraglia godesse – nel periodo in cui Vallisneri giunse a Bologna – di un largo seguito, non solamente all’interno della cerchia degli oppositori di Malpighi (Generali, 2004).
Lungi dall’assumere un’acritica presa di posizione a favore del suo maestro, Vallisneri trascorse due anni ad annotare e studiare il pensiero di Sbaraglia, nell’intento di realizzare un confronto critico il più possibile obiettivo fra questo e le teorie malpighiane.
Ciò gli permise di assimilare e ben comprendere le argomentazioni addotte dalla scuola medica empirica bolognese; in particolare si interessò agli aspetti inerenti le difficoltà concettuali e pratiche della scienza medica sperimentale che erano stati evidenziati da famosi medici empirici inglesi quali Thomas Sydenham e John Locke. Tali aspetti venivano ripresi dallo Sbaraglia nell’intento di contrapporre una valida alternativa epistemologica alle teorie mediche sperimentaliste, attraverso la sistematica negazione dell’efficacia di discipline, quali l’anatomia, la microscopia, la chimica, ai fini della comprensione e della cura delle malattie, efficacia che sarebbe rimasta prerogativa delle sole osservazioni cliniche e della medicina empirica (Generali, 2004).
Facendo proprie le posizioni dell’empirismo inglese Sbaraglia era in grado di opporre, sul terreno della medicina pratica, una convincente alternativa alla scienza medica sperimentale.
Un punto di vista che Vallisneri non mancò di considerare, ma che sfruttò antiteticamente rispetto all’avversario di Malpighi, integrando la valenza empirica propria della pratica medica all’interno di un più moderno contesto sperimentalista e meccanicista, al fine di legittimarne e rafforzarne la metodologia e la procedura di ricerca (Generali, 2004).
Uno studio approfondito del pensiero di Sbaraglia, d’altro canto, indusse Vallisneri ad operare una «riflessione critica rispetto ai modelli della scienza malpighiana e alle sue pratiche, compresa quella microscopica, che non modificarono in alcun modo la sua adesione alla prospettiva sperimentale e meccanicista, ma che la resero metodologicamente avvertita rispetto ai suoi limiti, per esempio sul terreno terapeutico, e consapevole dei rischi a cui avrebbero potuto esporre procedure sperimentali superficiali ed inesperte» (Generali, 2004).
L’avvalersi abitualmente del microscopio come mezzo d’indagine, infatti, non gli impedì di conoscerne ed evidenziarne i limiti pratici ed i potenziali fraintendimenti derivanti da un uso superficiale o troppo fiducioso di tale strumento; un pensiero tanto più accorto e ponderato, dal momento che era venuto sviluppandosi a contatto con il più qualificato ed innovativo polo di microscopia italiano, sia per quanto concerneva le figure professionali di riferimento che riguardo alla qualità degli strumenti messi a disposizione. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Cum oculo vitro armato facile observare est – Antonio Vallisneri e la microscopia in Italia tra XVII e XVIII secolo: un’indagine storico-naturalistica

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Luzzini
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
  Corso: Scienze Naturali
  Relatore: Franco Andrietti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 168

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Parole chiave

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antonio vallisneri
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