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Da Edmond Degrange a Francesco Marchi e la rinascita della ragioneria italiana

Francesco Marchi, “il patriota italiano della ragioneria”

“Io me ne stava raccolto nei miei lavori nei silenziosi uffici del Ministero della Guerra, quando, sul cadere del 1867 un grido di gioia risuonò per l'aere dei ragionieri d' Italia in seguito alla pubblicazione di un libro dovuto alla mente arguta e pensosa di Francesco Marchi di Pescia” Le parole del Cerboni sono emblematiche, con l'opera del Marchi terminano gli anni di transizione, lo scrittore di Pescia rivendicherà il primato perso in materia ragionieristica riportando finalmente la ragioneria italiana ad essere la tanto ammirata arte o meglio scienza, che prima degli anni bui regnava in tutta Europa.

Ma a noi piace però, aprire il terzo capitolo della nostra ricostruzione, come avevamo aperto il primo capitolo di essa e in particolare ricalcando l'importanza della componente del “contesto”, che molte volte risulta essere trascurata, e che anche in questo caso risulta caratterizzare in modo marcato l'evoluzione degli studi dell'autore oggetto del nostro studio. Quindi prima di passare all'analisi vera e propria della teorica del Marchi, ci risulta necessario descrivere sommariamente la componente ambientale presente all'epoca dello sviluppo degli studi dell'autore, cominciando anzitutto dalle parole di Antonio Amaduzzi che riporta i tratti biografici dell'autore oggetto del nostro studio: “Francesco Marchi nacque il 24 Settembre 1822. Nel 1836 ebbe la disgrazia di perdere il padre e, costretto a pensare ad una conveniente posizione, entrò a solo quattordici anni come scrivano nella case dei signori Bernardo e Giorgio Magnani. Abbandonò tale carica nel 1850 per aprire uno studio di Ragioneria e si vide affidati lavori contabili di non lieve importanza. Alcune revisioni di amministrazioni pupillari affidategli dai tribunali gli assicurarono la fama di uomo integerrimo e capacissimo. Chiuse lo studio della Ragioneria nel 1855 avendo in tale epoca preso ad amministrare la Concia Baldini, della quale, costituita per opera sua una società in accomandita, fu gerente sino alla morte.

Accettato pure l'ufficio di segretario della confraternita della misericordia, v'introdusse molte utili riforme, tolse inveterati abusi e compilò i nuovi regolamenti che infusero nuova vita a questa confraternita, resasi così benemerita del suo paese all'epoca del colera. Nel 1855 si unì in matrimonio con Giuseppina Ulivi e n'ebbe dodici figli. Il 30 Maggio 1871 a solo quarantanove anni morì nella sua città nativa. Il suo studio prediletto fu la Ragioneria. Con un'attività straordinaria esaminò e studiò tutti i trattati Italiani e stranieri che sulla materia potè procurarsi e, dopo diciassette anni di studio, pubblicò nel 1867 il suo libro sui “Cinquecontisti”, cui fecero poi seguito gli opuscoli “La scuola Italiana e Francese”(1868) e “La scienza e l'arte della tenuta dei conto” (1870). L'importanza del libro sui Cinquecontisti è rilevata dalla rivoluzione ch'esso produsse nel modo di tenere i conti. Quel libro diede un impulso vigoroso alla Ragioneria sulla via di un razionale progresso. Nel 1971, il Comune di Pescia per il primo centenario della sua morte, organizzò un convegno di studi sulla sua figura e sulla sua opera. Sotto la presidenza di Paolo Emilio Cassandro tennero le relazioni Federigo Melis, Carlo Caramiello, Gilberto Mazza e Marcella Mulazzani. Ancora oggi la pubblicazione degli atti del Convegno costituisce fonte primaria per la conoscenza del grande Ragioniere di Pescia, unitamente al lavoro di Francesco Poddighe.

Proprio in riferimento al lavoro di quest'ultimo, Il Poddighe illustrava nel miglior modo possibile la componente ambientale dal punto di vista politico – culturale, così scrivendo: “Francesco Marchi nacque a Pescia nel 1822, per cui la sua formazione culturale e professionale ebbe a compiersi in Toscana in quel periodo particolarissimo caratterizzato da un forte risveglio degli spiriti nazionali e degli ideali di indipendenza, che gli storici sogliono denominare Risorgimento. (...) Il Granducato di Toscana infatti, rappresentava, come riconoscono quasi unanimemente gli storici, il più importante centro culturale ed artistico dell'Italia della Restaurazione successivamente alla dominazione napoleonica”. L'autore continuava nella sua opera senza tralasciare la fondamentale componente economica che forse più di tutti ha influenzato la formazione degli studi del Marchi, egli aggiungeva: “...devesi rilevare che, rispetto al resto del Paese , la posizione della Toscana era notevolmente avvantaggiata, con mercati divari, variabili da caso a caso, sia nel quantum di reddito pro-capite, sia nel volume complessivo della produzione industriale. In particolare l'economia del pesciatino era, anche in termini, di comparazione rispetto alle altre località della Toscana, così sensibilmente florida da costituire sicuramente un potente fattore di stimolo per il Marchi nel lavoro di elaborazione delle idee che ebbero così ampio risalto presso la quasi totalità degli studiosi della nostra disciplina”.

Per cui nella seconda metà dell'Ottocento e in particolare nel ventennio che segue l' unità d' Italia si delineò un passaggio fondamentale per l'economia italiana, in quanto si passò da un'economia prevalentemente agricola, quindi da un'azienda domestico-patrimoniale, ad un'economia agricolo-industriale che portò, d'altro canto, ai primi accenni di sistema bancario. Rimaneva comunque ancora evidente il prevalere delle attività manifatturiere e mercantili. Per cui, come per il Degranges, appare chiaro l'influenza della componente ambientale in particolare, in questo caso, quella economica che ha segnato, e avvantaggiato, senza togliere alcun merito all'autore, l'evoluzione degli studi del Marchi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Da Edmond Degrange a Francesco Marchi e la rinascita della ragioneria italiana

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandro D'amico
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli studi di Napoli "Parthenope"
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Aziendale
  Relatore: Stefano Coronella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 112

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