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''Il sorriso della Mezzaluna'': l'Islam tra stereotipi ed ironia

I proverbi nella cultura araba

Il proverbio (mathal che letteralmente significa esempio) è, probabilmente, una delle forme più antiche di ironia ed è il frutto dell’immediatezza della quotidianità culturale.
Nei territori arabi era diffuso già molto prima della nascita dell’Islam, ma solo dal IX secolo le sentenze e i detti popolari iniziarono ad essere raggruppati in raccolte ed enciclopedie.
Infatti, furono proprio i grandi maestri della spiritualità musulmana a scrivere riguardo alle virtù dello scherzo e dei motti di spirito .
Stabilirono inoltre le caratteristiche fondamentali su cui i proverbi sono costruiti: la comparazione, la concisione e l’uso nella lingua corrente.

Rilevarono inoltre che i proverbi sono fondati sull’esperienza e contengono dunque senso pratico, che il loro utilizzo rende chiari e inequivocabili i concetti, e che servono ad esprimere idee altrimenti difficilmente comunicabili .
Il proverbio, infatti, critica particolari difetti e peculiarità umane che non necessariamente sono parte integrante della personalità del individuo. Per questa ragione è universale e riesce ad adattarsi alle diverse situazioni in cui i singoli possono venire a trovarsi. (I proverbi che proporrò di seguito sono tutt’oggi usati in Egitto, Libano, Libia, Algeria, Tunisia e Marocco).

Quando una persona evita un problema «nascondendo la testa sotto la sabbia» è un po’ come «il cieco [che] fa la cacca sulla terrazza e pensa che nessuno lo veda», o quello che «il Signore ha nascosto con una rete» .
Oppure quando una persona parla in maniera eccessiva, dimenticandosi che «le parole sono d’argento, ma il silenzio è d’oro», la si può apostrofare dicendole che «chi non sa dice spighe».
Se, poi, un problema fosse affrontato «con lacrime e lamenti che non curano il mal di denti» è come ricordargli che «se le preghiere dei cani fossero esaudite, dal cielo pioverebbero ossa».
O ancora se si parla di una persona particolarmente venale, «l’avaro è come il porco, è buono dopo morto», un arabo commenterebbe: «è come la tomba: non restituisce mai quello che prende».

O ancora quando due individui capiscono «Roma per toma»: «Gli dico: è un eunuco. Mi risponde: quanti figli ha?» .
Nei paesi a maggioranza islamica, come avviene anche in Occidente, i proverbi si identificano col «senso comune», accettato e condiviso dal gruppo che li produce o accoglie e tramanda e, in tale prospettiva, come assicura un detto egiziano, «il proverbio non mente mai».

È evidente quindi come il senso comune arabo – islamico non sia diverso da quello occidentale. Entrambi riconoscono gli stessi pregi e difetti negli individui e entrambi li mettono in evidenza con gli stessi proverbi anche se le parole che vengono utilizzate sono differenti.

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I proverbi in esempio sono da Branca, 'Il sorriso della mezzaluna: umorismo, ironia e satira nella cultura araba'

Questo brano è tratto dalla tesi:

''Il sorriso della Mezzaluna'': l'Islam tra stereotipi ed ironia

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Informazioni tesi

  Autore: Valeria Marsala
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi dell'Insubria
  Facoltà: Scienze della Mediazione Interlinguisstica e Interculturale
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Alessandro Ferrari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 99

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Parole chiave

islam
ironia
stereotipi
islamofobia
vignette danesi
scuola di mazzara del vallo
kurt westergaard

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