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L'educazione del bambino dalla nascita ai sei anni - Come le regole genitoriali sono necessarie per uno sviluppo armonico della personalità

Atteggiamenti educativi e bambini viziati

Quando si pensa a quei bambini che pretendono tutto e subito, che non sanno aspettare e che s’impongono con piagnistei e capricci, solitamente si usa l’etichetta di bambino viziato. Viziare un bambino vuol dire impedirgli di fare la piacevole esperienza di conquistare una cosa che desidera attraverso l’impegno e la fatica personali. C’è un proverbio che recita: “il passero ubriaco trova persino le ciliegie amare”, dare tutto al figlio significa prepararlo a non gustare più niente e a non saper riconoscere cosa è giusto e cosa non lo è. Secondo Maggie Mamen la cultura del viziare è cominciata a causa della società consumista odierna, in cui i responsabili del marketing minano l’autorità dei genitori puntando a risvegliare nei figli desideri superflui, facendoli apparire come necessità che i genitori, desiderando il meglio per i loro piccoli, si affrettano a soddisfare. Il bambino viziato, per Alfred Adler, è anzitutto colui al quale non è stata lasciata la possibilità di costruirsi delle strategie per riuscire a fare a meno di qualcosa che desidera, arrivando a confondere i bisogni con i desideri: i primi sono qualcosa di cui necessita l’organismo per vivere o per crescere sano e forte, sia a livello fisico che psichico (ne sono un esempio quelli individuati da Maslow nella famosa “piramide dei bisogni”); i secondi invece si possono avvertire a volte con la stessa intensità, ma che non sono di vitale importanza per la persona, ma la renderebbero comunque molto felice in caso riuscisse a realizzarli. Inoltre mentre per i bisogni l’attesa a lungo andare può essere pericolosa (per esempio se non si beve per tante ore quando si ha sete, si può andare incontro alla disidratazione), il soddisfacimento dei desideri può avvenire anche dopo anni, o anche mai (se non si ottiene un vestito che si desidera tanto, non si muore).
Il viziare è sempre stato collegato allo stile parentale lassista, in cui non vengono date regole o limiti al bambino, e per il quale non è giusto chiedergli di collaborare in casa o di prendersi le proprie responsabilità; a ciò si aggiunge oggi il fare qualunque cosa il bambino chieda e il sommergerlo di cose materiali delle quali non ha una vera necessità: questo comportamento è stato definito da J.I. Clarke e altri “eccessiva indulgenza”. Essa si riconosce in tutti quei genitori che danno “troppo” ai loro figli: troppi giocattoli, troppi vestiti, troppo cibo, troppe attività e sport, troppe attenzioni, troppa libertà...e tutto ciò che è eccessivo è nocivo. Questi autori hanno individuato sette rischi dell’eccesso di indulgenza, osservabili nel bambino durante e dopo l’età evolutiva: difficoltà a rimandare il momento della gratificazione, difficoltà a rinunciare ad essere al centro dell’attenzione, difficoltà ad acquisire come affrontare gli stress quotidiani, come prendersi cura di sé e come relazionarsi con gli altri; difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità, difficoltà a sviluppare una propria identità, difficoltà a capire quand’è il momento di fermarsi e accontentarsi di quanto si è ottenuto, difficoltà a capire cosa è normale per gli altri.

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L'educazione del bambino dalla nascita ai sei anni - Come le regole genitoriali sono necessarie per uno sviluppo armonico della personalità

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Informazioni tesi

  Autore: Lisa Chiaradia
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Pontificia Università Salesiana
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Sonia Marcon
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 47

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