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Uccidere e lasciar morire

Uccidere, lasciar morire e la rinuncia la trattamento sanitario

All’interno del documento redatto dal Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) intitolato “Rifiuto e rinuncia consapevole al trattamento sanitario nella relazione medico-paziente” risalente al 24 Ottobre 2008, alcune pagine sono state dedicate alla disamina dei concetti di uccidere e lasciar morire con lo scopo di verificare se vi possa essere o meno una differenza moralmente rilevante.

Come già accennato precedentemente, tale distinzione può a sua volta essere ricondotta alla differenza tra azione ed omissione; inoltre, secondo alcuni autori, la suddetta differenza tende a attenuarsi nel momento in cui si ha a che fare con una valutazione morale del comportamento dell’agente, dato che non vi è differenza moralmente significativa fra non intraprendere o interrompere le cure di sostegno vitale. Difatti, entrambi i corsi d’azione porta al decesso del paziente. In riferimento invece al comportamento del singolo individuo, può risultare difficile tracciare una netta demarcazione fra l’azione e l’omissione, soprattutto in alcuni casi limite.

Da quanto detto si può quindi affermare che, se da un lato la distinzione tra uccidere e lasciar morire non risulta essere del tutto sovrapponibile a quella fra azione ed omissione, dal momento in cui le due espressioni si collocano su piani distinti, dall’altro vi è chi insiste sulla necessità sociale e giuridica, oltre che etica, di conservare una chiara distinzione tra i due corsi di azione in quanto il disvalore tra l’uccidere e il lasciar morire sarebbe diverso.

In riferimento a tale differenza, la rinuncia ai trattamenti di sostegno vitale da parte di un paziente non corrisponde ad una richiesta di morte, esprimendo piuttosto la preferenza per un percorso terapeutico meno invasivo ed affiancato, nel caso in cui si rendessero necessarie, da appropriate cure palliative. Si può dunque sostenere come appaia fin troppo semplicistico equiparare la rinuncia alle terapie al suicidio.

La distinzione fra uccidere e lasciar morire ha inoltre delle forti ripercussioni sulla valutazione morale. A tale riguardo, e in conclusione, si può affermare come le posizioni emerse all’interno del CNB siano differenziate: alcuni membri ritengono infatti che il lasciar morire, anche se non può essere equiparato all’eutanasia, sia in alcune circostanze comunque eticamente problematico dal momento in cui da un lato sussiste il dovere morale da parte del medico di prestare le cure e dall’altro una responsabilità da parte del paziente di salvaguardare la propria vita. Altri membri del Comitato ritengono invece che le ipotesi in cui il medico si adoperi in vista di procurare la morte al paziente vadano distinte dalle ipotesi in cui il medico accolga la richiesta consapevole e informata del paziente di rinunciare alle cure, e di assecondare quindi il decorso naturale della malattia: in tali casi, il dovere di non agire sul corpo del paziente senza il suo consenso è ritenuto prevalente sul dovere di prestare le cure.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Uccidere e lasciar morire

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Informazioni tesi

  Autore: Elisa Sodano
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Antonio Da Re
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 163

FAQ

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Parole chiave

eutanasia
bioetica
filosofia morale
uccidere e lasciar morire
dottrina del duplice effetto

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