Democrazia e Statualità nei regimi in transizione: i casi di Israele e della Federazione Russa

La scelta di prendere in esame lo Stato di Israele per applicare il framework teorico precedentemente illustrato dipende dalle molteplici peculiarità che lo caratterizzano. La composizione etnica, la posizione geografica, le risorse naturali e la storia sono solo alcune delle caratteristiche che rendono Israele un paese senza simili. La natura democratica di questo regime è stata ed è oggetto di acceso dibattito, e ciò principalmente a causa di valutazioni riferite a questioni di politica estera.

Quella che da molti può essere considerata la più importante e consolidata democrazia del Medio Oriente, presenta diversi caratteri che effettivamente le permettono di essere definita tale, ma è comunque afflitta da problemi interni su cui raramente viene posta l'attenzione. In questa parte del lavoro si indagherà sulla posizione del regime politico israeliano all'interno del framework, e ciò grazie agli indicatori messi a punto per misurare il grado di democrazia e di statualità precedentemente illustrati. L'obiettivo è mettere alla prova lo schema concettuale a due dimensioni per valutare un paese generalmente riconosciuto come democratico.

L'analisi farà riferimento al periodo a cavallo tra il 2008 ed il 2009, quando la coalizione guidata da Benjamin Netanyahu – alla seconda esperienza da premier – prese le redini del governo a discapito di Kadima, partito spaccato a metà a causa delle dimissioni per corruzione del premier uscente Ehud Olmert.

Questo periodo sarà analizzato tenendo conto anche di valutazioni sul grado di democrazia e di statualità degli anni appena precedenti e successivi al periodo selezionato, così da avere una visione più completa dello status del paese. Dopo una breve introduzione sulle vicende storiche che hanno definito l'esistenza di Israele dal 1948 ad oggi, saranno misurati i gradi delle due dimensioni e tratte alcune conclusioni.