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Lo spazio della cronaca nei telegiornali: un'indagine diacronica

I telegiornali italiani negli anni Settanta

Gli anni Settanta furono anni particolarmente convulsi per la storia d’Italia, come lo furono del resto anche a livello internazionale: il ciclo economico che aveva assicurato all’Italia un’ininterrotta crescita andava esaurendosi, mentre cominciavano ad emergere tutte le contraddizioni che il boom economico aveva generato. Allo sviluppo materiale non si era infatti accompagnata una adeguata maturazione civile con una evoluzione del costume e dei diritti civili; nuove tensioni nascevano dalle disparità, dalle ineguaglianze e delle ingiustizie che lo sviluppo aveva prodotto. I confini tra le appartenenze ideologiche andavano acuendosi conferendo un intenso significato politico a quelle tensioni e a quei movimenti sociali che si verificarono sul finire degli anni Sessanta, come i movimenti studenteschi del 1968 o i grandi scioperi delle fabbriche del 1969, che in Italia, più di quanto non successe in altri Pesi, produssero influssi persistenti sul sistema politico.

La storia italiana degli anni Settanta è una storia fatta di violenza, disordine e isterismo: da un lato, quella che si apre con la “battaglia di Valle Giulia” (1 marzo 1968) e l’attacco dei militanti del Movimento Sociale all’Università “La Sapienza” (16 marzo 1968), per esplodere con la “Strage di Piazza Fontana” il 12 dicembre 1969, quando alle 16:37 una bomba collocata in una valigetta deflagra nella Banca Nazionale dell’Agricoltura causando la morte di 16 persone e il ferimento di altre 88, è una delle stagioni politiche tra le più drammatiche della Prima Repubblica. Centinaia di migliaia di giovani di più generazioni dell’estrema destra e dell’estrema sinistra si contrappongono, si odiano e si combattono senza esclusione di colpi, trascinando il nostro Paese quasi alle soglie di una guerra civile. Insieme alla Strage di Bologna, quella di Piazza Fontana sarà ricordata come uno degli attentati più gravi dell’Italia del dopoguerra; ma non resterà l’unica. Altre cinque stragi si susseguiranno nel corso del decennio: Gioia Tauro (22 Luglio 1970), Questura di Milano (17 maggio 1973), Piazzale della Loggia a Brescia (28 maggio 1974), treno Italicus (4 agosto 1974), Stazione di Bologna (2 agosto 1980): che costerà la vita a 132 persone.

Dall’altro lato la crisi petrolifera del periodo '73-'76 sconvolge il quadro economico del Paese; la dipendenza della nostra economia dagli idrocarburi rivela tutto il suo costo e la sua pericolosità. Tutti i maggiori paesi industrializzati rispondono alla prima crisi petrolifera avviando politiche di diversificazione delle fonti energetiche, per ridurre la dipendenza dall'estero; l'Italia che è il Paese con la massima dipendenza tra tutti quelli industrializzati, vara una serie di piani energetici, che prevedono ambiziosi programmi nucleari: ma tutto resta solo sulla carta.
In questo marasma che coinvolge il mondo politico, quello economico e la società civile italiana la televisione rivela tutta la sua inadeguatezza nel leggere, interpretare, e mostrare la sete di cambiamento che anima la vita sociale del Paese, “in questi anni la televisione bernabeiana non riuscì più a mettere in scena la complessità della società italiana anche perché l’evoluzione del Paese portava in evidenza issues di tipo politico, civile, morale che dividevano i laici dai cattolici […] o percorrevano trasversalmente gli schieramenti. La cooptazione di forze diverse sotto la direzione Bernabei, pur condotta con consumata abilità, risultava insufficiente.” [E. Menduni]

Volli e Calabrese notano come le dispute e le controversie interne alla sfera politica finirono però per allentare nei fatti il controllo governativo sui Tg; i giornalisti ne approfittarono per inaugurare uno stile più spregiudicato, con più servizi, commenti e inchieste. I professionisti della televisione, giornalisti e programmisti, cominciarono a rivendicare la loro autonomia professionale nei confronti dell’editore, rompendo per la prima volta una la prassi consolidata di subordinazione. I Tg aumentarono ancor di più la loro audience puntando a far concorrenza ai quotidiani sul piano dell’approfondimento delle notizie. È in questi anni che l’informazione televisiva diventa infatti regina del sistema informativo, costringendo di conseguenza gli altri media ad adeguarsi: i quotidiani, ad esempio, passarono a focalizzarsi più sul commento dei fatti che non sulla cronaca dell’attualità.

Negli anni 1974-76 avviene la svolta: due sentenze della Corte Costituzionale, una del 1974, l’altra del 1976 e la legge 103 di riforma in materia di diffusione radiofonica e televisiva datata 14 aprile 1975, riscrivono le regole della televisione italiana. Ha termine il monopolio della Rai, che fino a quel momento era stato visto come garante del pluralismo culturale. La Rai passa dal controllo governativo a quello parlamentare. Nascono le emittenti private, prima radiofoniche, poi televisive. Esse hanno ancora il divieto di andare oltre l’ambito locale (150.000 ab. come massimo bacino d’utenza).
Con la legge 103 viene introdotto il principio dell’indipendenza delle testate giornalistiche della Rai: che, nei fatti, si tradusse in un aumento della concorrenza interna, la quale, se da un lato incrementò le spese per l’azienda, dall’altro, portò con sé la moltiplicazione delle edizioni dei telegiornali nonché dei supplementi, una notevole innovazione di prodotto e inoltre favorì il ricorso alla creatività e all’osservazione dei modelli stranieri, in particolare americani, caratterizzati da una forte personalizzazione dei giornalisti. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Lo spazio della cronaca nei telegiornali: un'indagine diacronica

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Informazioni tesi

  Autore: Raffaella Bastianelli
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze della politica
  Relatore: Paolo Mancini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 247

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