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L'inizio di una nuova era: ''La televisione digitale''

Standard e Tecnologie della TV digitale

Lo sviluppo della televisione digitale è avvenuto utilizzando standard e tecnologie comuni ad altri mezzi d'informazione come il computer, per raggiungere un sempre più elevato grado di interoperabilità.
La codifica in digitale dell'audio e del video avviene con lo standard MPEG-2 (Motion Picture Experts Group). Allo stato attuale è previsto che la componente video sia conforme al sottoinsieme di MPEG-2 chiamato "mani profile@main level" che contempla risoluzione video e qualità compatibili con quelli dei televisori analogici. La qualità dell'immagine è del tipo SDTV (Standard Definition Television), del tutto simile a quanto oggi usato per le trasmissioni analogiche. Un codificatore MPEG-2 varia continuamente la frequenza di cifra emessa in corrispondenza di una prefissata qualità media del video codificato e del tipo di scena. Per una qualità finale di tipo SDTV, ma percettivamente migliore di quella analogica, un programma digitale richiede attualmente dai 4 agli 8 Mbit/s, per una media di circa 6 Mbit/s. Le specifiche DVB (Digital Video Broadcasting) prevedono, in futuro, l'utilizzo di altre opzioni della codifica MPEG-2, ciò permetterà risoluzioni e qualità maggiori della SDTV, ad esempio una futura televisione ad alta definizione HDTV (Hight Definition Television); questo tipo di formato, peraltro, richiede per la visualizzazione schermi che non sono oggi economicamente sostenibili per un utenza domestica.
Per la componente audio viene utilizzato l'algoritmo identificato come MPEG-2 livello II, che utilizza una codifica percettiva semplificata rispetto a quella del famoso MPEG-1 livello III, meglio noto come mp3, ormai affermatosi nella diffusione di audio a qualità intermedia.
Stante la capacità trasmissiva dei canali a radiofrequenza e le frequenze di cifra richieste per i programmi di qualità SDTV, è possibile l'utilizzo di un canale per più programmi. A questo scopo MPEG-2 ha definito un modello di multiplex per programmi televisivi e dati, nonché il relativo formato di trasporto dei dati numerici il cosiddetto blocco di programmi (transport stream). I programmi quindi, non sono trasmessi singolarmente su un canale trasmissivo, ma fisicamente affasciati su multiplex a divisione di tempo, unitamente a dati per le applicazioni di controllo o servizi multimediali. Tutto ciò consente di ottimizzare, con i nuovi metodi di modulazione dei segnali digitali, le capacità trasmissive dei mezzi fisici. Un canale precedentemente dedicato ad una trasmissione analogica, infatti, veicola un intero multiplex. I dati affasciabili nel multiplex possono essere di qualsiasi natura, dalle informazioni di controllo del sistema, ai servizi multimediali autonomi, ai quali può essere dedicata anche l'intera capacità del multiplex che diviene così un mezzo di trasporto per i servizi non televisivi.

Stabilita una capacità trasmissiva su di un canale, il numero dei programmi affasciabili su multiplex dipende dalla loro qualità. Un programma televisivo efficientemente codificato, per mantenere costante la qualità psicovisuale, varia la frequenza di cifra emessa al variare dei contenuti di ciascuna scena, producendo picchi di traffico casuali. In prima istanza, i picchi di traffico in un multiplex possono essere assorbiti a spese di quei servizi che possono sopportare ritardi variabili durante la trasmissione. Questi servizi sono quelli che non contengono l'audio e il video dei programmi televisivi, ovvero quelli che contengono i cosiddetti servizi multimediali.
Nel caso questo non sia realizzabile, il multiplex, deve intervenire sulla frequenza di cifra (numero di bit al secondo emessi dal codificatore audio-video) di uno o più programmi abbassandone di conseguenza la qualità.
La funzione di multiplazione dei programmi, può quindi introdurre un degrado imprevedibile nella qualità dei programmi e perciò risulta particolarmente critica per possibili conflitti d'interesse tra gli attori della catena del valore dei servizi televisivi.
Il ricorso all'affasciamento in multiplex è dovuto al fatto che la banda a radiofrequenza disponibile era precedentemente divisa in "canali", di larghezza 7 o 8 Mhz, adatti alle trasmissioni analogiche. Poiché si ritiene di riutilizzare questa dimensione senza modifiche, lo sfruttamento al meglio delle capacità trasmissive, con moderne tecniche di modulazione per segnali digitali, permette la trasmissione, su un canale, di un flusso di dati di gran lunga sovrabbondante per un programma di qualità SDTV. Per un canale con larghezza di banda 7 o 8 Mhz si ricava una capacità trasmissiva da 10 a 28 Mbit/s. Se, come detto in precedenza, per un programma trasmesso in qualità SDTV occorre in media una capacità trasmissiva di 6 Mbit/s, significa che attraverso un singolo canale possono essere trasmessi quattro programmi televisivi. Queste nuove tecniche di trasmissione, ottimizzando l'utilizzo delle frequenze, portano al sistema televisivo italiano un grande vantaggio: la fine della penuria delle frequenze con la conseguente possibilità di aumentare il numero di canali televisivi offerti all'utente.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'inizio di una nuova era: ''La televisione digitale''

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Informazioni tesi

  Autore: Mirko Temporin
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
  Corso: Scienze e tecnologie informatiche
  Relatore: Edoardo Mollona
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 59

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Parole chiave

catena del valore
televisione digitale
frequenze
ip-tv
televisione mobile
contenuti televisivi
servizi multimediali
televisione analogica

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