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La monetazione della zecca di Milano nell'alto Medioevo

Le coniazioni sotto gli Ostrogoti

Dopo la conquista dell’Italia e di Roma, Odoacre regnò sulla penisola per poco meno di venti anni. Difatti, dopo pochi anni, i rapporti con l’imperatore d’Oriente Zenone peggiorano a punto tale da spingere quest’ultimo a incoraggiare Teodorico (o Teoderico), capo di un'altra popolazione barbara, a entrare in Italia per scacciare Odoacre.

Teoderico, capo degli Ostrogoti ma di educazione bizantina, perché cresciuto alla corte di Costantinopoli, varcò le Alpi orientali nel 489 con al seguito un esercito di circa 100.000 soldati e condusse le sue genti in una serie di cruenti scontri contro gli Eruli, conflitti che terminarono dopo cinque anni (493), allorquando Teoderico fece uccidere a tradimento il suo rivale Odoacre e tutta la sua corte durante un banchetto che avrebbe dovuto sancire la pace tra i due re. L'eliminazione di Odoacre, che pare volesse a sua volta insidiare la vita di Teoderico, segnò l'inizio dell’egemonia degli Ostrogoti in Italia, dominio che segnò un lungo periodo di pace e stabilità.
Teoderico seguì le linee guida già tracciate da Odoacre, lasciando ai Romani, che gli si dimostrarono fedeli, gli impieghi amministrativi e politici che già possedevano, riservando nel contempo esclusivamente ai Goti i compiti di sicurezza e difesa. Inoltre, per pacificare l'Italia, riscattò i cittadini romani fatti prigionieri da altri popoli barbari e procedette alla distribuzione delle terre, tale liberalità e avvedutezza nella ripartizione dei terreni sono da attribuire all'esiguo numero di Ostrogoti rimasti dopo aver varcato le Alpi.
Teoderico fu protagonista di numerose leggende. Un racconto romantico sulla morte vuole che a Teoderico sia giunta un giorno la notizia che era stata avvistata nei boschi una cerva dalle corna d'oro. Armatosi di arco e frecce, il sovrano s'incamminò alla sua ricerca, ma improvvisamente il cavallo che lo trasportava, imbizzarritosi, cominciò a correre senza fermarsi, fino ad arrivare (scavalcando lo Stretto di Messina con un salto spettacolare) sul cratere dell'Etna, dentro al quale si gettò con il re in groppa.
La leggenda fu ripresa con qualche variante dal Carducci, che scrisse un poemetto in versi a quartina doppia: La leggenda di Teoderico, nella raccolta pubblicata con il titolo Rime nuove.
Una versione modificata di questo racconto è quella che narra che Teoderico avesse paura dei fulmini e un giorno, durante un temporale, avesse deciso di fare un bagno nella vasca del suo mausoleo per essere al sicuro. Cadde, tuttavia, un grosso fulmine sul mausoleo che ne spaccò la volta creando una crepa a forma di croce e uccidendo Teoderico. Poi, dal cielo, scese un cavallo nero che lo caricò in groppa e andò a gettarlo nel cratere dell'Etna. A mio avviso, sintomo della prosperità economica, instauratasi durante il regno di Teodorico, è la notevole intensificazione di emissione monetale da parte delle zecche di Roma, Pavia e Milano. Tra le monete d'argento o di rame di Teodorico, alcune ritraggono l'effigie di Anastasio, tutte le altre di Giustino I. [...]

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La monetazione della zecca di Milano nell'alto Medioevo

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Informazioni tesi

  Autore: Federico Alessio Seminara
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia
  Relatore: Eligio Daniele  Castrizio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 101

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