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Affirmative actions e reverse descrimination: il caso della Michigan State University

La situazione odierna: i cambiamenti apportati dalla MCRI relativi all'accesso alle università del Michigan

Il 16 febbraio 2007, la Michigan State University ha reso pubblici i dati relativi le selezioni degli studenti, facendo notare che nel periodo successivo all'entrata in vigore del Proposal 2, le ammissioni di ragazzi appartenenti a minoranze sono scese del 25%, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Inoltre, i dati hanno anche dimostrato che nel periodo immediatamente precedente l'entrata in vigore del Proposal 2, le ammissioni di membri di minoranze erano aumentate del 55%, rispetto allo stesso periodo del 2006.

Ora anche nel Michigan, per permettere a gruppi razziali o etnici svantaggiati di essere ammessi in numero ragionevole alle università statali, si dovranno considerare i metodi per aggirare la proibizione adottata in quegli Stati, California, Texas e Florida, dove già esiste il divieto all’uso dell’affirmative action, oppure trovare altri nuovi sistemi.

Quanto è avvenuto nel Michigan fa presagire che altri Stati si aggiungeranno a quelli che già proibiscono una preferenza volta a superare la discriminazione razziale.

II risultato però di questo tipo di approccio è che, per esempio, quest’anno all’università della California (Los Angeles) la percentuale di neri al primo anno di immatricolazione 2006 è stata solo del 2%, la più bassa percentuale di iscrizioni nella storia di questo istituto. Nelle università private di prestigio, che non sono legalmente soggette alla proibizione, la percentuale dei neri e degli ispanici è invece aumentata. La Stanford University, per esempio, ha quest’anno una percentuale di neri dell’11%. Negli Stati dove ancora non esistono proibizioni legali all’uso dell’affirmative action, le università sia statali sia private continuano a promuovere una politica intesa a creare un maggior equilibrio tra bianchi, neri e minoranze svantaggiate e la razza dei candidati è senz’altro un elemento che viene preso in considerazione nell’ammissione.

L’Università della Virginia, per esempio, è un istituto che, tra le università pubbliche degli Stati Uniti, si vanta di avere una delle più alte percentuali di studenti neri. Secondo il responsabile delle ammissioni all’università, lo scopo del suo ufficio è quello di creare un corpo studentesco di talento, ma allo stesso tempo diversificato. II fatto che un candidato sia nero è un elemento che viene preso in considerazione per avvantaggiarlo. II compito dell’università deve essere quello di dare ad un giovane un’educazione che vada oltre il mero studio in aula e di creare invece un corpo studentesco diversificato che permetta agli studenti di arricchire le loro esperienze stando in contatto e scambiando idee con gruppi di diverse razze e livelli sociali, preparandoli così ad affrontare la realtà della vita.

Non c’è dubbio che il conflitto sull’uso dell’affirmative action, sia nell’impiego sia nell’ammissione alle università, continuerà a rimanere un elemento presente, controverso e sentito nella vita politica americana. Vista l’attuale tendenza in vari Stati a proibirne l’uso, la speranza per i gruppi e le etnie svantaggiate è che i governi, sia degli Stati sia quello federale, si rendano conto sempre più dell’importanza di sostenere un miglioramento sostanziale dell’educazione, fin dai primi gradi di scuola, per dare a tutti, senza distinzioni, una migliore preparazione accademica.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Affirmative actions e reverse descrimination: il caso della Michigan State University

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Informazioni tesi

  Autore: Sara Trabucco
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Diritto delle Pubbliche Amministrazioni e delle Organizzazioni Internazionali
  Relatore: Elisabetta Palici Di Suni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 64

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Parole chiave

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brown v. board of education
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discriminazione
michigan civil rights initiative
popolazione afroamericana
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