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Il pensiero e il teatro di Jan Fabre

Introduzione al processo di creazione

In questa introduzione chiarirò, nelle linee generali, il processo di creazione degli spettacoli di Fabre. Farò riferimento al testo di Luk Van den Dries, Corpus Jan Fabre, annotazioni su un processo di creazione, una sorta di diario di bordo che consiste in annotazioni sul processo lavorativo dell'artista. Nel testo sopracitato lo spettacolo preso in considerazione - Parrots and Guinea Pigs (Pappagalli e Cavie) - non è il medesimo che analizzerò io, ma il processo creativo di quest'ultimo può essere ricondotto, seppur in maniera generale, a tutte le altre opere. L'intero meccanismo viene seguito dalla prima giornata di prove fino al debutto, giorno dopo giorno, per un periodo di quasi cinquanta giorni. Ogni fase del lavoro per la realizzazione dello spettacolo è descritta minuziosamente.

Costruire uno spettacolo è come un lungo viaggio, sopratutto nel caso di Jan Fabre. Il tracciato è esplorato metro per metro, ed è solo alla fine del percorso che si riesce a vedere la strada intrapresa. All'inizio, la destinazione finale è sconosciuta, c'è soltanto una direzione, una sensazione, e la fiducia in un'intuizione. E nell'esperienza, ovviamente. Per avere una maggiore consapevolezza del metodo di lavoro e della filosofia di Fabre, bisogna innanzitutto prendere in considerazione il fatto che, da più di vent'anni, egli è circondato da un gruppo abbastanza fisso di persone, che si sono inserite perfettamente nel suo lavoro, diventando parte integrante delle cellule staminali che costruiscono la sua opera. Els Deceukelier, ad esempio, è la sua attrice più importante dal 1982.

Miet Martens ha cominciato come assistente alla produzione nel 1984 ed è diventata il braccio destro di Fabre in sala prove, collaborando con lui in ogni fase del processo lavorativo. Renée Copraij ha danzato per la prima volta in The Dance Sections (1987) ed è rimasta sulla sua scena per undici anni; dal Lago dei cigni (2002) si dedica alla drammaturgia e alla coreografia. Il processo creativo di uno spettacolo del Troubleyn è un lungo percorso che parte da un workshop, un laboratorio a cui partecipano circa quindici attori e danzatori, selezionati tra un centinaio al termine di una lunga serie di audizioni alla fine delle quali Fabre trattiene quelli che in definitiva parteciperanno allo spettacolo. La troupe è internazionale, la lingua di comunicazione è l'inglese. Il workshop consiste in parte nell'interrogarsi su alcuni temi relativi alla nuova produzione. Ogni giornata di lavoro comincia con una serie di allenamenti per riscaldare il corpo sotto la direzione della danzatrice e coreografa Renée Copraij. I corpi devono essere costantemente stimolati, devono essere pronti a scattare sulla scena, vigili e svelti nel tradurre tutti gli stimoli provenienti dall'esterno trasformandoli in movimento.

Grazie al riscaldamento, ovvero una serie di esercizi lenti di rilassamento, durante i quali si lavora sull'inspirazione e l'espirazione, gli attori prendono coscienza della dimensione e delle potenzialità dei loro corpi e dello spazio in cui si trovano. Subito dopo il riscaldamento, Fabre forma dei gruppi di due o tre attori per dare inizio alla prima improvvisazione. Viene dato agli attori tutto lo spazio necessario; a tal proposito, gli attori, infatti, hanno un ruolo di primaria importanza perché sarà proprio grazie alle loro improvvisazioni che si arriverà alla formazione completa dell'intero spettacolo. Durante il training sono definiti soltanto il tema principale e qualche linea di riflessione basata su quello che Fabre chiama il “Think along” (“Pensare in”), ovvero ognuno deve prendere in esame il tema della nuova produzione, allargare il proprio campo d'immaginazione e confrontarsi con le riflessioni degli altri; solo in quel momento potrà realmente avere coscienza di se stesso e del suo lavoro.

Fabre parte, dunque, da una ricerca intuitiva: l'opera ha già preso forma nella sua testa e nelle sue aspettative. Questa tensione tra sapere e non sapere è soltanto il primo approccio; infatti, l'opera è ancora al suo “stadio embrionale”, è un “buco nero”, qualcosa che esiste, ma che non è visibile. La fase preparatoria del processo di creazione consiste nell'esplorare a fondo il “buco nero” con domande operative, che saranno fonte d'ispirazione. A questo lavoro partecipa tutta l'équipe artistica (anche il responsabile delle luci Jan Dekeyzer e la costumista Daphne Kitschen), incaricata di documentarsi sul tema per ciò che concerne il piano drammaturgico. I collaboratori di Fabre, infatti, setacciano le biblioteche in cerca di materiale iconografico, di libri, film e ogni tipo di materiale che possa nutrire la creazione.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il pensiero e il teatro di Jan Fabre

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Informazioni tesi

  Autore: Davide Raitano
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Cinema, Musica e Teatro
  Relatore: Anna Barsotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 104

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