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I prelievi biologici coattivi nel procedimento penale

I valori della salute, della dignità umana e del pudore nelle operazioni di prelievo coattivo

Quello alla salute è formalmente riconosciuto dall’art. 32 Cost. come “fondamentale diritto dell’individuo […]”, nonché annoverato tra i beni primari dell’uomo, in quanto condizione indispensabile ed imprescindibile affinché ognuno possa esprimere liberamene e compiutamente la propria personalità. Detto diritto, perciò, rientra a pieno titolo tra i principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale della Repubblica, cui è stata attribuita, dalla costante giurisprudenza costituzionale, efficacia diretta e immediatamente vincolante nei confronti degli organi della giustizia.

Mentre, tuttavia, risalente orientamento interpretava restrittivamente il contenuto del diritto alla salute, intendendolo cioè quale mera assenza di malattie e di infermità, già a partire dagli anni ‘70 ne venne delineata una nozione più ampia, così da concepirlo quale diritto alla salute fisica e psicofisica, primario, assoluto e rilevante sia nei rapporti tra privati che in quelli con la pubblica amministrazione. Si è avuto modo di osservare, nella disamina introduttiva concernente le due sentenze costituzionali cardine in tema di prelievi biologici (nn. 54 del 1986 e 238 del 1996), come in ambedue – seppur sostanzialmente divergenti – la Consulta abbia affermato i principi basilari destinati a fungere da limite negativo al potere coercitivo dell’autorità giudiziaria; tra i quali figura anche la salute della persona sottoposta alle operazioni di prelievo. Più specificamente, va ricordato che, nelle sue pronunce, il giudice delle leggi, qualificando l’attività di prelievo ematico come “operazione di ordinaria amministrazione nella pratica medica..” , ne ha affermato l’inidoneità a ledere o mettere anche solo in pericolo, la vita, l’incolumità e la salute della persona (salvi i casi di eccezionali patologie comunque rilevabili dal medico legale).

Di conseguenza, alla salute è stato dal legislatore recentemente riservato il rango di limite assoluto allo svolgimento delle operazioni di prelievo coattivo, sia che esse vengano disposte mediante perizia dal giudice, ex art. 224 bis comma 4 c.p.p., sia che le medesime vengano ordinate dal pubblico ministero, ex art. 359 bis c.p.p., in virtù del richiamo che questo fa al comma 4 del 224 bis cit. La salute, dunque, appare fortemente garantita, di guisa che, laddove l’operazione di prelievo dovesse apparire come rischiosa, o comunque lesiva di tale diritto (della persona sottopostavi oppure del nascituro), essa non potrebbe assolutamente aver luogo, pena la sua illegittimità.

Per ciò che concerne, invece, la dignità umana, questa rappresenta, pur nella genericità del rispettivo concetto, un limite invalicabile nella tutela delle posizioni giuridiche soggettive; infatti, è un dato ormai acquisito che tutte le questioni attinenti ai diritti della personalità e alle connesse libertà toccano il concetto di dignità, caratteristica che l’uomo possiede in quanto tale. Proprio per questo motivo, la dignità funge da valore presupposto nelle principali Dichiarazioni internazionali e comunitarie in materia di diritti umani, nonché nelle numerose Carte costituzionali europee ed extraeuropee, ponendosi quale principio guida di ogni ordinamento personalistico, quale condizione preliminare di tutti i diritti della persona; rispetto ai quali rappresenta un prius logico, una “qualità intrinseca alla condizione umana”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

I prelievi biologici coattivi nel procedimento penale

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Foglietta
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Paolo Moscarini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 155

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Parole chiave

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