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Autismo in famiglia. Tra bisogni e risposte sociali

Il trauma psicologico; disturbo post-traumatico da stress e disturbi alessitimici

Ogni volta che parliamo di trauma psicologico, ci riferiamo alle manifestazioni psichiche di un'esperienza particolarmente negativa da cui derivano una disorganizzazione ed una disregolazione del sistema psicologico della persona, la reazione psichica ai traumi è pertanto prevalentemente soggettiva. Il trauma psicologico è quindi una reazione psichica ad un evento che causa una ferita (la parola trauma deriva dal greco τιτρώσκω che significa, ledere, perforare, danneggiare) derivata da un fattore traumatico (stressor) e che comporta primariamente l'impotenza nell'essere sopraffatti da emozioni molto dolorose, intollerabili e tutto il comportamento messo in atto dall'individuo per poterle gestire.

Disorientamento, perdita di controllo, comportamento di fuga, sono gli scenari del disagio traumatico che possono risolversi e scomparire, apparentemente, continuando tuttavia ad avere conseguenze psicopatologiche nel comportamento e nella peronalità, diventare permanenti come nella sofferenza dei sintomi significativi del Disturbo Post traumatico da Stress o del Disturbo Acuto da Stress; la dissociazione e l'alessitimia, costituiscono solo alcuni esempi del modo in cui gli apporti della psicoanalisi e delle neuroscienze, della teoria dell'attaccamento e del cognitivismo stanno contribuendo a rinnovare la teoria del trauma. Il trauma è generalmente definito come un evento di vita del soggetto caratterizzato dall’intensità del suo impatto, dall'incapacità del soggetto a rispondervi adeguatamente, dalla viva agitazione e dagli effetti patogeni durevoli nell'organizzazione psichica del soggetto stesso. In termini economici, il trauma è caratterizzato da un afflusso di eccitazioni eccessivo rispetto alla tolleranza del soggetto ed alla sua capacità di dominarlo e di elaborarlo psichicamente.

Freud costruì la psicoanalisi proprio intorno al trauma. Inizialmente propose una teoria della seduzione, dove l'origine del trauma sarebbe individuata in tentativi di seduzione sessuale subiti in tenera età. Ciò provocherebbe un eccesso di eccitazione sessuale che travolgerebbe l'Io, sfociando nei sintomi nevrotici. Il trauma dunque non agirebbe nell'immediato, ma attraverso quel processo di Nachträglichkeit, il processo di ritrascrizione della memoria. Sarà infatti un nuovo evento, di natura non necessariamente sessuale, che rievocherà per qualche associazione il primo. Successivamente Freud abbandonerà questa teoria, ritenendo che tali ricordi altro non sono se non fantasie correlate a desideri inconsci (Galimberti, 1992 45). Kraepelin, nel suo Trattato di Psichiatria del 1896, parlò della “nevrosi da spavento” come di un quadro clinico susseguente a gravi disastri naturali, incidenti e simili. Da allora verranno date diverse definizioni per indicare la stessa sintomatologia: “shock da bombardamento” e “ nevrosi da guerra” durante la Prima Guerra Mondiale; “reazioni ad eventi” e “nevrosi traumatiche” negli anni 1920-50; “ shock da proiettile”, “fatica da battaglia” durante la Seconda Guerra Mondiale, fino alla “sindrome post-Vietnam” negli anni '60.

Tutte le descrizioni di queste condizioni erano chiaramente sovrapponibili all'odierno disturbo post traumatico da stress. Nel 1936 H. Selye elaborò il concetto di stress e di “sindrome generale da adattamento”, indagando sulle reazioni biologiche dell'organismo di fronte ad uno stimolo stressante (Lalli, De Stefano, 2005). Individuò tre fasi successive: la fase di allarme, in cui si attiva il sistema nervoso autonomo di fronte a stimoli stressanti; la fase di resistenza, in cui vi è un adattamento del corpo allo stress; la fase di esaurimento, in cui l'organismo subisce danni irreversibili se lo stress permane o l'individuo non è in grado di gestirlo in modo adeguato (Sanavio, Cornoldi, 200148). L'evento stressante (stressor) si definisce come un evento circoscritto e delimitato nel tempo, in grado di modificare le condizioni di vita di una persona. Tuttavia né l'evento stressante né un episodio traumatico sono in grado di determinare in modo automatico una risposta patologica. Oggi il trauma è considerato “come un'entità complessa e multifattoriale, in cui possono rientrare anche molti eventi che fanno parte delle esperienze umane comuni, ed il cui ruolo nell'influenzare il manifestarsi di fenomeni psicopatologici sembra condizionato in modo molto importante da fattori predisponenti individuali” (Bellodi, et al., 2002 49).

La traumaticità di un evento può essere pienamente valutata solo tenendo conto di un'insieme di variabili che comprende l'ampiezza, l'intensità e la precocità del trauma, le caratteristiche temperamentali dell'individuo, la personalità, le caratteristiche dello stile di attaccamento, gli aspetti di vulnerabilità e resilienza, e infine la capacità di contenimento e di elaborazione della rete di relazioni affettive e sociali; in questa prospettiva lo scudo protettivo non si colloca più a livello dell'individuo, inteso come sistema relativamente chiuso, ma a livello della relazione con un ambiente facilitante che attraverso le funzioni di sostegno avvolgente (holding), maneggiamento (handling), presentazione dell'oggetto (object presenting, realizing) favorisce l'integrazione psicosomatica, l'intersoggettività e la relazione con il mondo esterno.

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Autismo in famiglia. Tra bisogni e risposte sociali

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Informazioni tesi

  Autore: Lavinia Pinello
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Psicologia
  Relatore: Vincenzo Caretti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 110

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