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Il ''Della Pittura'' di Leon Battista Alberti (1435-36). Tra natura e idea una teoria umanistica per l'arte della pittura

Da un libro “tutto matematico” l’ipotesi della pittura come scienza

Abbiamo già avuto modo di porre mente al fatto che la qualità indispensabile richiesta al nuovo fare artistico, come conseguenza del diffondersi dei valori dell’Umanesimo nella società quattrocentesca, fosse la capacità dei nuovi artefici di unire a sé, coniugandole, tanto le abilità tecniche (l’ars) quanto quelle inventive legate al genio e all’immaginazione (ingenium).
Tra i libri che compongono il Della pittura, il primo è, a mio avviso, una premessa fondamentale per poter comprendere come, nei successivi due, l’autore giunga ad arricchire via via ulteriormente il concetto di “ingenium” fino a legarlo all’ipotesi di una teoria umanistica della pittura, ovvero di un paragone tra pittura e poesia che sta alla base della rivendicazione di una dignità intellettuale al fare pittorico, propria della più nobile arte liberale dell’antichità. Occorre però partire dalla nozione che ne sta alla base e che si evince dalla lettura del Libro I : per Alberti la pittura sembra essere sullo stesso piano di una vera e propria scienza nella misura in cui essa doveva essere, innanzitutto, imitazione fedele della natura.
E’ questa una riflessione che emerge dalle pagine di Alberti e confermata oltremodo da diverse posizioni critiche, innanzitutto quella di Cristina Acidini che, dopo aver illustrato l’importanza dell’autorità di un sapere scientifico applicato all’arte della pittura per “l’uomo del Rinascimento” Alberti, parlando delle conseguenze del discorso albertiano sull’arte dell’intero secolo, evidenzia il tema delle “immagini che sembravano fatte per caso dalla Natura”. Lo stesso tema è stato poi ricollegato al pensiero albertiano da Stefano G. Casu, il quale l’ha addirittura completato affermando che una delle basi su cui sarebbe impostata la visione pittorica dell’umanista sarebbe proprio la potenzialità insita nelle immagini pittoriche di evidenziare il concetto aristotelico di natura naturans ovvero della stessa azione trasformatrice della natura. A queste andrebbe dunque collegata quella di Filippo Camerota che ha evidenziato come Alberti e il suo trattato si ponessero con un ruolo da protagonisti all’interno della conoscenza scientifica del XV secolo, in particolar modo relativa all’ottica poiché questa si sarebbe posta come strumento fondamentale per la costruzione di quel mondo visibile.
In quanto sapere intellettuale e scientifico, l’arte della pittura avrebbe allora richiesto all’artefice la comprensione profonda anche degli aspetti meccanici di un fare artistico che, se fino al Medioevo poteva ritenersi essenzialmente “meccanico”, ora, in virtù di tale comprensione, potè dirsi “scientifico” in quanto annetteva ad esso la consapevolezza della sua discendenza da fondamenti geometrici e matematici decantati già dal sapere antico.
Posizioni critiche autorevoli hanno evidenziato, infatti, come il Libro I del trattato di Alberti, definito dall’autore stesso in prefazione come “tutto matematico” , sia interamente impostato sulla conoscenza dell’Ottica e degli Elementi dell’antico matematico greco Euclide (323 a.C- 285 a.C).
Sappiamo del resto, che a studi scientifici come matematica, fisica e astronomia, Alberti si era potuto dedicare verso i venticinque anni, nel periodo universitario, dopo aver abbandonato temporaneamente gli studi letterari e quelli di giurisprudenza .
Sarebbe stato Giorgio Vasari il primo ad evidenziare il profilo scientifico dell’Alberti testimoniando come egli, mentre concepiva le sue opere letterarie e filosofiche andasse compiendo anche esperimenti di ottica e, significativamente, in un contesto segnato già da importanti invenzioni tecniche come ad esempio quella della stampa. Dice infatti che l’anno 1457, in cui:
“..fu trovato l’utilissimo modo di stampare i libri di Giovanni Guittembergh germano, trovò Leon Batista, a quella similitudine, per via d’uno strumento il modo di lucidare le prospettive naturali e diminuire le figure, et il modo parimente da poter ridurre le cose piccole in maggior forma e ringrandirle; tutte cose capricciose, utili all’arte e belle affatto”.
A confermare la possibilità di una conoscenza scientifica da parte dell’umanista, quale emergerebbe dalla lettura del Libro I, si è rivelata preziosa, dopo la mostra nei Musei Capitolini di Roma del 2005, anche quella dell’anno seguente: “L’uomo del Rinascimento”.
Leon Battista Alberti a Firenze tra Ragione e Bellezza”, tenutasi nella città omonima, in Palazzo Strozzi nella primavera-estate del 2006. Nella sezione VI infatti, erano presenti trattati tecnico- scientifici, strumenti e disegni volti a connotare Alberti come uno scienziato il cui interesse per le scienze geometriche e matematiche si sarebbe posto, tra l’altro, molto al di là del problema pittorico: la sua ricerca della “proporzione” e dell’armonia ideale univa la pittura, la scultura come l’architettura e l’urbanistica.
Come d’altra parte è stato evidenziato allora sia dalla mostra che da diversi studiosi, lo stesso Alberti, sarebbe stato l’autore di trattati tecnico- scientifici: in particolare proprio il De pictura sarebbe stato corredato da due testi complementari ( brevi opuscoli): i più o meno coevi “Elementa picturae” ( “Elementi di pittura”), che riprenderebbero persino nel titolo il riferimento all’opera di Euclide, e i più tardi “De punctis et lineis apud pictores” . Entrambi avrebbero avuto lo scopo di facilitare agli artisti- lettori del De pictura ( che ricorderemo dunque, essere ritenuti a quel tempo ancora legati in genere ad una conoscenza più tecnica che letteraria) la comprensione dei “rudimenti” di questa arte ivi esposti inevitabilmente in termini matematici. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il ''Della Pittura'' di Leon Battista Alberti (1435-36). Tra natura e idea una teoria umanistica per l'arte della pittura

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Informazioni tesi

  Autore: Ivola Daniela Ciampa
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere moderne
  Relatore: Iole Carlettini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 151

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