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La Chiesa di fronte alla mafia: 1945-2000

Celebrazioni religiose di matrimoni e funerali di mafiosi

Per i mafiosi la celebrazione del matrimonio rappresenta l’occasione per celebrare relazioni, come sostiene Alessandra Dino: “Matrimoni, battesimi e funerali finiscono con l’essere occasioni importanti per consolidare all’interno rapporti tra le famiglie mafiose e per coltivare, all’esterno, quell’apparenza di normalità e di rispettabilità che esce sicuramente rafforzata dalla legittimazione del rapporto instaurato con la Chiesa”.
Queste celebrazioni religiose diventano così occasioni di festa dell’intera comunità, di consumo vistoso e possono addirittura portare uomini d’onore ricercati, ad interrompere la latitanza in modo da potervi prendere parte.
Uomini di Chiesa si sono prestati in varie occasioni a conferire il sacramento del matrimonio o a celebrare funerali di personaggi, più o meno noti, della mafia.
Don Agostino Coppola è il religioso che il 16 aprile del 1974 unisce in matrimonio, nei giardini di Cinisi, comune nella provincia di Palermo, Totò Riina e Antonietta Bagarella, sorella di Calogero e Leoluca.
Assieme a lui presenziano anche altri due preti, don Mario e don Rosario.
In quel periodo, Riina è latitante già da cinque anni e ricercato dalla polizia di tutto il mondo. Tuttavia, Don Coppola non si sottrae alla richiesta di celebrazione delle nozze.
Salvatore Riina non è l’unico mafioso con cui Don Agostino intrattiene rapporti. Come ci ricordano Isaia Sales e Pino Arlacchi: “Il collaboratore di giustizia Antonino Calderone racconta che Don Coppola sarebbe stato uomo d’onore della famiglia di Partinico che aveva come capo Nenè Geraci ed era alleata con i Corleonesi Totò Riina e Bernardo Provenzano”.
Il religioso è inoltre strettamente legato a Luciano Leggio e nipote del capo di Cosa Nostra americana Frank Coppola.
Ciò che importa, in occasione dei funerali dei boss mafiosi, è il numero delle ghirlande adagiate ai piedi del feretro, il numero di persone presenti e l’atmosfera complessiva di stima e di affetto che si respira durante la celebrazione.
Celebri sono le foto del corteo funebre che accompagna il boss mafioso Calogero Vizzini nel luglio del 1954. Tutto il paese di Villalba in provincia di Caltanisetta è in silenzio, una lunga fila di persone sfila nella piazza, i negozi sono chiusi e gli uffici vuoti.
Cartelli funebri e santini stampati dalla famiglia in memoria del defunto, fanno da corollario alle omelie dei sacerdoti.
I testi dei santini tessono gli elogi degli uomini d’onore esaltandone le doti di galantuomini.
“…e raccolse simpatie e prestigio / nemico di tutte le ingiustizie / umile con gli umili / grande con i più grandi / dimostrò / con le parole con le opere / che la mafia sua non fu delinquenza / ma rispetto alla legge / difesa di ogni diritto / grandezza di animo / fu amore”, così recita il santino in memoria di Calogero Vizzini. L’esaltazione degli aspetti folkloristici e di facciata di queste cerimonie religiose non sono fine a se stessi, ma rivelano comunque la volontà della mafia di affermare il proprio potere agli occhi della gente.
Nel contempo essa si procura un alibi fornito dai religiosi che, accondiscendendo ai suoi voleri, la assolve, qui sulla terra, dai suoi crimini.
E’ questa un’ulteriore dimostrazione di quanto la Chiesa, in alcuni momenti della storia, sia in stretti rapporti se non addirittura sottomessa al potere mafioso.
Ed è proprio di stretti rapporti con la mafia e di collusione che si parla nella vicenda che scuote il comune di Mazzarino sul finire degli anni ‘50.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Chiesa di fronte alla mafia: 1945-2000

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Mosna
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Fernando  Dalla Chiesa
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 76

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